La dubbia storia degli attentati dell’ISIS sulle spiagge italiane

È apparsa la prima volta sul Giornale, basata su due fonti molto fragili, e da lì è stata condivisa moltissimo sui social network

Negli ultimi giorni stanno circolando molto sui social network degli articoli che sostengono che l’ISIS starebbe progettando attacchi terroristici sulle spiagge italiane, camuffando gli attentatori da venditori ambulanti. Per quanto non si possa escludere – e sia anzi una possibilità plausibile – che lo Stato Islamico stia progettando attentati in Italia, le fonti su cui si basano questi articoli sono molto fragili, e le ricostruzioni frutto di inaccuratezze e ingigantimenti. Il primo giornale a parlare di questa ipotesi è stato il Giornale, con un articolo del 13 aprile intitolato “Campi Isis in Senegal: addestrano vu’ cumprà per le spiagge italiane”.

Tutto l’articolo si basa esclusivamente su due fonti, la cui autorevolezza è quantomeno discutibile. La prima è Seck Pouye, capo della polizia della città di Saly, una piccola città e meta turistica sulle coste del Senegal. Pouye fino a pochi mesi fa era capo della polizia di Mbour – come ha notato anche il sito Butac, che si occupa di smentire le bufale online – e secondo il Giornale avrebbe detto: «Gli uomini del Califfato sono tra noi e si addestrano a pochi chilometri da alcuni resort. Tutta l’area è diventata inaccessibile». Non è chiaro dove il Giornale abbia letto queste dichiarazioni o se abbia parlato direttamente con Pouye, ma in ogni caso va ricordato che è il capo della polizia di una piccola città senegalese, che oltretutto ha assunto l’incarico solo da pochi mesi. L’ipotesi che alcuni gruppi terroristici islamisti stiano programmando attacchi nelle località turistiche del Senegal circola da tempo (Al Jazeera aveva parlato di avvertimenti in questo senso da parte dei servizi segreti francesi), ma si parla soprattutto di al Qaida, responsabile di recenti attacchi nelle zone dell’Africa centrale, da quello a Grand-Bassam in Costa d’Avorio, a quello a Bamako, in Mali o a Ouagadougou in Burkina Faso, e non dello Stato Islamico. Non si hanno poi notizie di “campi di addestramento” jihadisti nella regione, tantomeno vicino ai frequentati resort turistici.

Il Giornale riporta anche le parole di Boubacar Sabaly, che definisce “direttore dell’hotel Les Bougainvilles”, e che avrebbe detto riguardo all’ISIS in Senegal: «È qui, a due passi dal nostro albergo che i terroristi preparano i loro piani di battaglia. Per due volte hanno dato fuoco alle auto parcheggiate. Ci minacciano di continuo». Nei giorni scorsi sono usciti sui media africani degli articoli con dichiarazioni di Sabaly – su Africanews e su Senego, un giornale online senegalese – come ha notato anche il sito Nextquotidiano, ma in nessun caso si parla di presenza dell’ISIS, di auto bruciate o di minacce. In generale, Sabaly parla dell’aumentata presenza di forze di sicurezza e si lamenta della diminuzione del turismo dopo gli attentati che hanno colpito altre città turistiche della zona centrafricana.

Il collegamento tra questo presunto allarme in Senegal – che si basa appunto su due testimonianze poco qualificate e riportate solo dal Giornale – e le spiagge italiane arriva unicamente da una frase che l’articolo attribuisce a Pouye, che avrebbe detto: «Vogliono colpire le spiagge italiane, francesi e spagnole sfrutteranno alcuni ambulanti radicalizzati. Gente insospettabile che fa la spola tra l’Italia e il Senegal, apparentemente per lavoro. Tutte persone con documenti e visti regolari». Martedì 19 aprile la Bild, il tabloid tedesco, ha pubblicato un articolo in cui sostiene che i servizi segreti italiani hanno detto a quelli tedeschi che c’è la possibilità che l’ISIS stia progettando attentati sulle spiagge italiane. Il tempismo dell’articolo – qualche giorno dopo la diffusione in Italia dell’articolo del Giornale e di quelli che lo hanno ripreso – solleva qualche sospetto; la Bild non è un quotidiano sempre affidabile; le fonti della sua storia sono anonime. Il Corriere della Sera oggi riporta anche delle smentite dei servizi segreti italiani, senza però indicare fonti più precise.