• Libri
  • Venerdì 8 aprile 2016

La scienza dice che Moby Dick avrebbe potuto affondare davvero il Pequod

Gli studiosi ne discutono da 150 anni: una nuova ricerca dice che la distruzione della baleniera del Capitano Achab è verosimile

di Karin Brulliard – Washington Post

Capodogli al largo di Agat, a Guam. 
(AP Photo/Guam Variety News, Chris Bangs, File)
Capodogli al largo di Agat, a Guam. (AP Photo/Guam Variety News, Chris Bangs, File)

Henry Melville ci ha messo 135 capitoli per arrivare al punto in cui in Moby Dick, la balena – il suo romanzo pubblicato nel 1851 – il capodoglio e il capitano Achab combattono tra loro. Non ci sono spoiler: Moby Dick vince, schiantando la sua testa enorme nel Pequod, la baleniera di Achab, e facendola affondare. Ci sono però voluti 165 anni perché una squadra internazionale di ricercatori rispondesse in modo scientifico a questa domanda: un capodoglio può davvero utilizzare la sua enorme testa come un ariete per sfondare e affondare una baleniera grande cinque volte la sua taglia?

Risposta breve: probabilmente sì, ed è anche in grado di sopravvivere.

La domanda è «molto controversa» ed è stata «oggetto di acceso dibattito» almeno dal 1851, si legge in un recente studio pubblicato su PeerJ, rivista scientifica di medicina e biologia. Il testone di un capodoglio è qualcosa di bizzarro: «una delle strutture più strane nel mondo animale», scrive l’autrice principale dello studio, Olga Panagiotopoulou, studiosa di biologia evolutiva alla Australia’s University del Queensland ed esperta di anatomia, struttura ossea e meccanica dei grossi animali. Il motivo di questa stranezza è da tempo oggetto di studi.

I capodogli maschi possono essere lunghi fino a 18 metri: la fronte è un terzo della lunghezza e un quarto della massa corporea. Dentro ci sono due sacche piene di fluido, una sull’altra. L’organo dello spermaceti è quello sopra: non contiene sperma, ma la preziosa sostanza cerosa semiliquida per cui quelli come il capitano Achab andavano a caccia di balene. Il sacco in basso si chiama melone.

capodoglio

Le ricerche precedenti, scrivono gli autori, hanno stabilito che i sacchi servono per l’ecolocalizzazione: i cetacei si orientano emettendo suoni che vengono rimbalzati nell’ambiente circostante. Secondo altri studi, servono per galleggiare o a utilizzare i sonar per stordire le prede. L’idea che i capodogli utilizzino la testa come un ariete di sfondamento è stata diffusa da Moby Dick, in parte ispirato alle leggende dell’Ottocento in cui i capodogli venivano accusati di aver affondare alcune baleniere, tra cui nel 1820 la baleniera Essex, salpata nel 1799 da Nantucket, in Massachusetts. Owen Chase, il primo ufficiale della nave, scrisse un libro che «descriveva la testa della balena come progettata in modo straordinario per questo tipo di attacco», dice Panagiotopoulou.

Panagiotopoulou spiega che le teste degli esemplari maschi sono molto più larghe di quelle delle femmine: potrebbe essere un indizio sulla loro funzione di speronamento. Infatti la differenza di taglia è molto diffusa nelle specie in cui i maschi combattono scontrandosi con la testa per conquistare le femmine, come i delfini della specie tursiops, le orche e le capre (sì, le balene e le capre hanno qualcosa in comune). Può succedere che i capodogli maschi intraprendano un duello testa contro testa per conquistare le femmine. La posta in gioco è alta: un capodoglio maschio può avere fino a 40 femmine, secondo il laboratorio sui mammiferi marini del NOAA, l’agenzia federale degli Stati Uniti che si occupa di meteorologia e oceani.

Combattersi speronandosi con la testa non è un’idea accettata da tutti, dice lo studio, perché l’anatomia della fronte è così importante che i colpi potrebbero avere conseguenze gravi e fatali. I capodogli si sarebbero evoluti in questo modo, finendo per fare qualcosa di così auto-distruttivo? Per scoprirlo i ricercatori – che vengono dall’Australia, dagli Stati Uniti, dall’Inghilterra e dal Giappone – hanno simulato test con scontri di capodogli per determinare se il melone, che ospita larghe porzioni di tessuto connettivo, può fungere da ammortizzatore e proteggere la testa della balena quando si schianta contro qualcosa. Hanno testato tre modelli: un melone con 12 partizioni, uno con sei, e uno senza. Nell’immagine, il melone è circondato da linee blu e le partizioni sono indicate da linee verticali; il sacco dello spermaceti è la parte gialla e vuota sopra.

melone

La conclusione è che scontrarsi con l’organo dello spermaceti può essere dannoso per il capodoglio e il sistema dei sonar. Ma se una balena lo fa usando il melone, il tessuto connettivo funziona come meccanismo di protezione e attutisce i colpi. L’idea che i capodogli si scontrino usando il melone è sostenuta dalla presenza di cicatrici sulla parte esterna del melone. «Questo meccanismo è importante per ridurre lo stress dell’impatto e proteggere il cranio dalle fratture», spiega Panagiotopoulou.

I ricercatori non hanno stabilito se i capodogli si scontrano con la testa per combattersi o per affondare le navi, ma hanno concluso che potrebbero decisamente farlo e sopravvivere. «Anche se la struttura del melone ha svariate funzioni, le nostri conclusioni non contraddicono l’ipotesi che la struttura si sia evoluta per funzionare come una massiccia testa di ariete durante la competizione tra maschi», dice lo studio.

Così stanno le cose, aspiranti cacciatori di balene: i Moby Dick là fuori sono pronti ad accogliervi.

© 2016 – The Washington Post