(Foto LaPresse - Marco Cantile)

Si fa presto a dire populismo

L'Italia e gli italiani sono cambiati, e la politica non ha ancora capito come: è questo il suo problema, scrive Aldo Schiavone sul Corriere

Lo storico Aldo Schiavone ha scritto per la pagina dei commenti del Corriere un’analisi di cosa si nasconda dietro al pigro abuso della parola “populismo” nel dibattito politico e giornalistico italiano recente: l’assenza di un ruolo adeguato della politica in un paese che ha smontato i suoi vecchi funzionamenti.

Si fa presto a dire «populismo». Nella tradizione culturale italiana, fino a qualche tempo fa, questa era una parola marginale, usata assai poco. Sembrava venire da altri mondi, ed evocava immagini vaghe e sfocate: lontani movimenti rivoluzionari russi, masse sudamericane magnetizzate dal peronismo.
Oggi, soprattutto da noi (ma non solo, per la verità: basta dare uno sguardo al libro curato da Daniele Albertazzi e Duncan McDonnel Tewenty-First Century Populism: The Spectre of Western European Democracy) quell’etichetta la si adopera ormai per spiegare tutto, o quasi, quel che avviene nella nostra politica: prima per Berlusconi, e poi per Salvini, e Grillo, e Renzi stesso infine; e non solo per dar conto di singole vicende e personalità, ma per descrivere il nostro costume politico nel suo insieme, compreso quell’immedicabile tratto di perenne nervosismo, insieme frivolo e febbrile, che sempre lo accompagna.

In realtà, questo ricorrere così inflazionato — come una specie di chiaveuniversale per entrare ovunque — nasconde, credo, una mancanza grave. Un vero e proprio vuoto di conoscenza e di interpretazione di cosa sia diventata, almeno dagli anni Novanta in poi, la società italiana: le dinamiche della sua composizione; i mutamenti che la hanno attraversata come un turbine; i punti in cui ha maggiormente ceduto la sua vecchia ossatura (quella «di classe», per intenderci); i contesti in cui mordono di più le nuove diseguaglianze; quali siano i suoi caratteri finora imprevedibili — abitudini, comportamenti, pratiche di convivenza — che stanno cominciando a prendere corpo e forma; dove e come si producano i suoi vissuti emotivi, e si condensino le sue convinzioni. Non sappiamo più quasi niente. Abbiamo messo i sondaggi — un diluvio di sondaggi — al posto delle analisi: ma non sono la stessa cosa.

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