Il 12 marzo l’Italia ha perso 58 a 15 contro l’Irlanda la sua quarta partita del Sei Nazioni 2016, giocando piuttosto male: l’ultima vittoria della nazionale italiana al torneo risale a più più di un anno fa, nel febbraio 2015 contro la Scozia. Sergio Parisse – il capitano della nazionale italiana di rugby e uno dei più forti giocatori al mondo – ha provato a spiegare ieri dove sta il problema del rugby italiano. Secondo Parisse e secondo molti altri commentatori è una questione di mancanza di esperienza internazionale: le squadre italiane di club sono gestite male, il livello nazionale è molto basso e i giocatori non hanno praticamente mai la possibilità di misurarsi con degli avversari forti come quelli che incontrano al Sei Nazioni. Parisse ha detto:
Alcuni ragazzi hanno imparato più un mese nel Sei Nazioni che due anni col club. Bisogna farsi qualche domanda.
Parisse ha poi spiegato che secondo lui bisogna mettere i giovani nella condizione di giocare partite importanti ma ha anche detto che è tutto il movimento del rugby italiano che deve provare a cambiare strada e fare le cose in maniera diversa.
Un’involuzione? Sì, se si vede il risultato. C’è un cambio generazionale, sono tanti i ragazzi che muovono i loro primi passi: non è una scusa o un alibi. Questa è la realtà, bisogna restare positivi e aiutarli a crescere per il futuro. C’è da capire che si può sempre migliorare e come movimento dobbiamo renderci conto che bisogna cambiare strada e vedere se le cose finora fatte ci hanno dato risultati o no.
L’Italia partecipa al Sei Nazioni dal 2000: da allora ha giocato 84 partite e ne ha vinte solo 12. Dal 2000 l’Italia è arrivata ultima in 10 edizioni e per cinque volte non ha vinto nemmeno una partita.
La popolarità del rugby in Italia, dal 2000 a oggi, è sicuramente aumentata; è aumentato anche il numero di praticanti e iscritti ai club. La federazione (FIR) ha un bilancio annuale tra i 40 e i 50 milioni di euro e altri contributi vengono versati ogni anno dagli organi internazionali per favorire lo sviluppo dello sport. Negli ultimi anni il rugby italiano è diventato più ricco e popolare. Secondo alcuni esperti quello che finora è mancato è stato però lo sviluppo delle retrovie, cioè dei club e dei settori giovanili, che paragonati a quelli delle cinque federazioni europee più importanti sono ancora più indietro di quanto lo sia la nazionale nel Sei Nazioni.