Come va Tidal

Il servizio di streaming musicale ad alta qualità di Jay Z – che ha diffuso in esclusiva il nuovo disco di Kanye West – ha diversi problemi e fin qui è andato piuttosto male

La presentazione di Tidal a New York. (Jamie McCarthy/Getty Images for Roc Nation)
La presentazione di Tidal a New York. (Jamie McCarthy/Getty Images for Roc Nation)

Il 14 febbraio 2016 il rapper americano Kanye West ha pubblicato il suo atteso settimo disco in studio, The Life of Pablo. Il disco non è stato distribuito nei negozi e non si trova su Spotify o Apple Music: lo si può ascoltare solo su Tidal, il semi-sconosciuto servizio di streaming musicale comprato dal musicista Jay Z un anno fa e che per ora sta faticando parecchio ad affermarsi e attrarre nuovi abbonati. West ha invitato i suoi fan a iscriversi al servizio, dicendo che il disco non sarebbe stato distribuito attraverso altri canali: da allora l’app di Tidal è salita al primo posto sull’App Store di Apple negli Stati Uniti – dopo che era scesa oltre la 750esima posizione – e si è tornati a parlarne e a chiedersi se abbia ancora qualche possibilità di farcela.

Cos’è Tidal

Il 30 marzo 2015 alla Skylight at Moynihan Station, uno spazio per eventi di lusso all’interno della Pennsylvania Station di Manhattan, Jay Z ha presentato la nuova versione di Tidal – si pronuncia taidal – un servizio di streaming musicale a pagamento che aveva da poco acquistato per circa 56 milioni di dollari da una società norvegese. Alla presentazione c’erano alcune delle più famose e influenti personalità dell’industria musicale: tra gli altri Kanye West, Beyoncé (moglie di Jay Z), i Daft Punk, Jack White, Nicki Minaj, Madonna, Rihanna, Usher, Deadmou5 Alicia Keys e gli Arcade Fire.

Jay Z ha presentato Tidal come un servizio di streaming degli artisti, che tutelava i loro diritti e offriva musica in qualità migliore delle aziende concorrenti, permettendo agli utenti di ascoltarla esattamente come gli artisti avrebbero voluto. La quota pagata da Tidal agli artisti per ogni riproduzione di una loro canzone è più alta di quella di Spotify (il 75 per cento contro il 70 per cento). Un entusiasta promotore di Tidal è Jack White, chitarrista e cantante americano un tempo leader dei White Stripes, che è uno degli artisti più attivi e insistenti nell’estesa campagna per l’ascolto della musica nella qualità migliore possibile. Alla presentazione a New York, gli artisti sul palco sono stati definiti co-proprietari di Tidal, e hanno firmato tutti insieme una specie di dichiarazione di intenti.

Tidal di fatto è un servizio di streaming musicale online, i cui iscritti possono ascoltare canzoni, dischi e playlist preparate dagli utenti o dal servizio stesso. Spotify, Apple Music, Google Play e Tidal hanno tutti oltre trenta milioni di canzoni nel proprio catalogo: abbastanza da trovare quasi sempre quello che si sta cercando. Tidal – a differenza di Spotify e Pandora – non offre versioni gratuite del suo servizio: con l’abbonamento Premium, che costa 9,99 euro al mese, si può ascoltare la musica in formato AAC – un tipo di compressione che offre una qualità superiore a quella degli MP3 – a 320 kbps di bitrate, un’unità di misura che indica il numero di informazioni contenute in un secondo di musica. Con l’abbonamento Tidal HiFi, che costa 19,99 euro al mese, si può invece ascoltare musica non compressa in un formato detto loseless (lo stesso dei CD musicali).

Per capire qualcosa di quanto sono percettibili i diversi livelli di compressione musicale, quelli qua sotto sono due esempi preparati dal sito NoiseAddicts: sono tutti e due in MP3, quindi di qualità inferiore rispetto ai file che si possono ascoltare su Tidal, ma il primo è compresso a un bitrate di 128 kbps, e il secondo a 320 kbps (cioè contiene per ogni secondo più del doppio delle informazioni del primo). La versione gratuita di Spotify, usato da pc, ha un bitrate di 160 kbps, quella Premium (che costa 9,99 euro al mese) di 320 kbps.

E come sta andando?

In quasi un anno il nuovo Tidal ha cambiato tre CEO, ha superato di poco il milione di iscritti e continua a essere di gran lunga meno popolare dei suoi concorrenti, come Spotify, Pandora, Apple Music e Google Play. Prima dell’uscita del disco di Kanye West si era parlato poco di Tidal e solo in coincidenza dell’uscita di video o canzoni che, come nel caso di The Life Of Pablo, il servizio ha in esclusiva. Era già successo in passato con l’uscita di un nuovo video di Beyoncè e del nuovo disco di Rihanna: un picco di attenzione e di accessi al servizio seguìto però da un ritorno al disinteresse generale. È come se, in un certo senso, Tidal non sia stato fino a qui in grado di dare ai suoi utenti una valida ragione per rimanerci e spenderci dei soldi, al di là della voglia di ascoltare un determinato disco. In molti hanno fatto poi notare che quando Jay Z lo ha comprato, Tidal aveva già circa 500.000 abbonati.

In un recente articolo, Gizmodo ha analizzato le ricerche su Google di Tidal, scoprendo che hanno un picco quando escono un disco o una canzone famosi in esclusiva, ma che scende velocemente nel giro di qualche giorno.

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Nelle ultime settimane è successo per esempio con Anti di Rihanna e The Life of Pablo di Kanye West: il fatto che dopo quest’ultimo disco l’app di Tidal sia salita al primo posto nell’App Store non è molto importante, dice Gizmodo, perché Apple Music e soprattutto Spotify continuano a essere più popolari.

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Il problema, ha scritto recentemente il sito di tecnologia Daily Dot, è che non basta qualche video in esclusiva o concerto in streaming per convincere la gente a scegliere Tidal tra i molti concorrenti. E se molti fan di Kanye West o Rihanna si sono abbonati apposta per ascoltare il loro nuovo disco, Tidal per ora non riesce a convincerli a restare. Secondo il Daily Dot, Tidal ha bisogno di trovare qualcosa da offrire ai suoi utenti che lo distingua nettamente dagli altri, un po’ come sta succedendo tra i servizi di streaming di film e serie tv: oltre ai contenuti originali, Netflix negli Stati Uniti offre la possibilità di noleggiare DVD (un servizio ancora utilizzato da 5 milioni di utenti), Hulu mette a disposizione molte serie tv il giorno dopo che vengono trasmesse in televisione, mentre Amazon consente di scaricare temporaneamente i film sul proprio computer. Nel settore musicale una cosa simile l’ha fatta Pandora, che nonostante un catalogo più limitato ha un funzionamento simile a una radio satellitare personalizzata.

Un’altra parte del problema potrebbe essere che, come è stato osservato da molti, Tidal è un servizio fatto da-musicisti-per-altri-musicisti e non per il pubblico. Un esempio di questa cosa sono i toni con cui Tidal è stato promosso: l’evento di presentazione con un gruppo di famosi musicisti che spiegavano la necessità di pagare di più per ascoltare musica di qualità li ha esposti alla critica di essere dei miliardari che si lamentavano di non essere pagati abbastanza, quasi dei plutocrati che volevano monopolizzare il settore discografico. Noel Gallagher, storico chitarrista degli Oasis, ha detto a Rolling Stone: «Queste persone credono di essere i cazzo di Avengers? Pensano che salveranno il mondo?».

Secondo diversi esperti, uno dei più grossi ostacoli al successo iniziale di Tidal è stata inoltre la mancanza di una versione gratuita. Nonostante la maggior parte delle persone davvero appassionate di musica consideri fondamentale la qualità dei file che si ascoltano, la stragrande maggioranza degli utenti lo considera un elemento di importanza quantomeno relativa. Per percepire le differenze tra le diverse compressioni (sopra un certo livello di qualità, ovviamente) è poi necessario ascoltare la musica attraverso un buon impianto stereo o un buon paio di cuffie: è molto difficile notare la differenza tra una canzone riprodotta con un account gratuito di Spotify e una riprodotta con Tidal HiFi ascoltandola con un paio di auricolari economici o dalle casse del computer. L’alta qualità dei file su Tidal li rende poi più pesanti e difficili da riprodurre quando si ha una connessione lenta o quando si usa lo smartphone.

Lo scorso ottobre Tidal ha raggiunto un milione di utenti (Spotify ne ha 75 milioni, di cui 20 milioni pagano l’abbonamento Premium), e Jay Z, Beyoncé, Nicki Minaj, Usher e Lil Wayne si sono esibiti in un concerto appositamente organizzato alla Barclays Arena di Brooklyn (in parte di proprietà di Jay Z). A dicembre, Tidal ha nominato il terzo CEO della sua breve vita, Jeff Toig, ex chief business officer di Soundcloud: il primo che aveva davvero esperienza nel settore, hanno scritto i media americani. Jay Z è uno dei rapper più famosi di sempre e tra i cantanti più ricchi del mondo: Billboard ha stimato che nel 2014 ha guadagnato circa 22 milioni solo con la sua musica. Oltre a questo però Jay Z è anche un attivo imprenditore: possiede, tra le altre cose, molte azioni dei Brooklyn Nets, una squadra di NBA, e ha posseduto o co-posseduto etichette discografiche, locali e marche di abbigliamento.