Sei grandi canzoni degli Earth wind & fire

Da riascoltare per ricordare Maurice White, uno dei fondatori della band, morto giovedì

Giovedì 3 febbraio è morto Maurice White, cantante e percussionista che fondò gli Earth, Wind & Fire, leggendaria band funk, soul e R&B degli anni Settanta. Aveva 74 anni ed è morto per complicazioni legate al morbo di Parkinson.

Gli Earth, Wind & Fire, che presero il nome dai tre elementi del segno zodiacale di White (sagittario), erano famosi per i loro show dal vivo pieni di luci ed effetti pirotecnici e per gli arrangiamenti che comprendevano la kalimba e gli assoli degli ottoni. Il vero tratto distintivo erano però le loro armonie vocali, i “coretti” e le alternanze tra la voce profonda di White e quella di Philip Bailey, che cantava in falsetto. Le loro canzoni più famose – “Shining Star”, “September”, “Boogie Wonderland”, “Serpentine Fire”, “After the Love Has Gone”, “Sing a Song” e una cover dei Beatles, “Got to Get You Into My Life” – sono riconoscibili per il ritmo allegro, la linee di basso elettrico, gli interventi della tromba e i cori vocali molto soul, riflettevano le origini di White, che era di Memphis, una città in cui si mescolano il rock, il blues e il jazz.

Gli Earth, Wind & Fire vendettero 10 milioni di dischi nella loro carriera, vinsero sei Grammy e furono introdotti nella Rock and Roll Hall of Fame nel 2000. La loro musica è stata utilizzata in moltissimi film, quando serviva una canzone capace di evocare un’epoca in modo immediato.

Queste sono le sei canzoni degli Earth wind & fire che Luca Sofri, peraltro direttore del Post, aveva scelto per il suo libro Playlist.

Earth wind & fire
(1969, Chicago, Illinois)
Leggendaria band nera di funk e dance tutta fiati e falsetti, costituita da molti e temporanei musicisti riuniti attorno al fondatore Maurice White. Negli anni Settanta vendettero milionate di dischi ovunque, infilandosi pimpanti nella discomusic, e nei decenni successivi sono sopravvissuti ormai fuori moda alle morti
 di alcuni membri della band. Philip Bailey ebbe un attimo di gloria solista col singolo “Easy lover”, in duetto con Phil Collins.

Can’t hide love
(Gratitude, 1975)
Fa-fa-fa-fa! Quella serie di note strombazzate – che sembra interrotta, sospesa – regge da sola il pezzo. Poi, tutto il repertorio di coretti.

Sing a song
(Gratitude, 1975)
“Quando ti senti giù, canta una canzone, e tutto andrà meglio”. Certo, dipende dalla canzone.

That’s the way of the world
(That’s the way of the world, 1975)
Il mondo è freddo e cattivo, proteggete il vostro cuore. Andò così forte che assunsero una sezione di fiati indipendente, divenuta poi leggendaria: i Phoenix Horns. Più tardi, quando cominceranno tempi più bui, saranno messi in libertà e se li prenderà Phil Collins.

Fantasy

(All’n’all, 1977)
Forse, ma potrei confondermi, era la sigla del programma di trailer cinematografici dell’Anicagis di trent’anni fa, Prima Visione.

September
(The best of Earth,Wind & Fire, 1978)
Un “bà-di-à” che si udì ai quattro angoli del pianeta. La storia d’amore più solare ed eccitata che si sia mai registrata il 21 settembre, di solito tempo di pensieri e rimuginamenti assai più malinconici. Forse erano sotto il tropico.

After the love is gone
(I am, 1979)
“Somethin’ happened along the way!”. Un lentone, l’amore è passato, e quel che era giusto ora è sbagliato.