C’è un tesoro sull’isola di Oak?

È una piccola isola del Canada e da più di 200 anni la gente va a cercarci un tesoro che dovrebbe essere nascosto in una specie di fosso pieno d'acqua

La strada che porta all'isola di Oak (Google Street View)
La strada che porta all'isola di Oak (Google Street View)

L’Isola di Oak è una piccola isola della Nuova Scozia, una penisola nel nord-est del Canada, davanti all’oceano Atlantico. L’isola si trova a circa 200 metri dalla costa, a cui è collegata grazie a un ponte che si può attraversare in macchina. A vederla non sembra avere nulla di particolare: ha una superficie di circa mezzo chilometro quadrato, pochi alberi, qualche casa ma nessun residente fisso. È però molto famosa, soprattutto nel giro di quelli che credono a certe storie. C’è infatti chi pensa che sull’isola di Oak ci sia un tesoro, o comunque qualcosa di molti importante, se non dal punto di vista economico, almeno da quello storico. Tra quelli che hanno cercato il tesoro dell’isola di Oak c’è anche stato Franklin Roosevelt, che sarebbe poi diventato presidente degli Stati Uniti.

Le cose sicure sull’isola di Oak sono quattro. Primo: sull’isola c’è una specie di fosso nel terreno, profondo almeno 30 metri. Secondo: da molti decenni quel pozzo è pieno di acqua arrivata dall’oceano. Terzo: sotto all’acqua e in fondo al pozzo c’è una specie di cavità, con dentro qualcosa. Quarto: in passato molte persone hanno cercato di arrivare in fondo al pozzo e sei di loro sono morte provandoci.

Le cose non del tutto certe riguardo al buco dell’isola di Oak – noto come il Money Pit, il pozzo dei soldi – sono molte di più. Due, soprattutto: non è ben chiaro se il Money Pit sia stato scavato da qualcuno o se sia una fossa di origine naturale, e non è ben chiaro cosa ci sia sul fondo di quel pozzo. L’acqua e la difficoltà di certi passaggi rendono difficile arrivarci. Nel frattempo si trovano su internet e in tv teorie di ogni tipo. Del Money Pit dell’isola di Oak ha per esempio parlato Voyager nel 2007 e da anni c’è chi dice che in fondo al pozzo ci possano essere, tra le altre cose, l’Arca dell’Alleanza, il Sacro Graal, i gioielli di Maria Antonietta, un tesoro dei pirati, una nave vichinga, importanti segreti degli Illuminati e i manoscritti che proverebbero che le cose scritte da Shakespeare furono in realtà scritte da Francis Bacon.

La maledizione del Money Pit
Del Money Pit dell’isola si occupa da alcuni anni anche il canale televisivo History Channel, che dal gennaio 2014 manda in onda The Curse of Oak Island, una specie di documentario-reality che racconta i tentativi di due fratelli, Marty e Rick Lagina, di capire cosa c’è in fondo al pozzo. L’ultimo episodio della terza stagione è andato in onda negli Stati Uniti il 2 febbraio 2016. I fratelli raccontano di aver fatto una “incredibile scoperta” riguardo al pozzo. Chi l’ha visto si è lamentato del fatto che, come spesso succede in questi casi, la scoperta non è poi così incredibile e lascia comunque aperte molte domande.

The Curse of Oak Island – “curse” vuol dire “maledizione” – deve il suo titolo a una leggenda locale secondo la quale prima che l’ipotetico tesoro venga scoperto devono morire sette persone nel tentativo di trovarlo. Le persone morte sono finora sei: un numero che sta contribuendo molto al successo delle storie che girano intorno al Money Pit.

La storia del Money Pit
Le vicende che riguardano il pozzo dell’isola di Oak iniziano nella fine del Settecento, e non tutte sono del tutto attendibili. Si dice che il pozzo fu scoperto nel 1795 da Daniel McGinnis un ragazzo di 18 anni che insieme a due amici passeggiava per l’isola di Oak che si accorse di quello che allora era un piccolo buco nel terreno. McGinnis si accorse che intorno al buco alcuni alberi sembravano essere stati tagliati e, scrive Slate, c’erano segni che lasciavano pensare a un’attività umana lì vicino: c’erano i resti di quella che sembrava essere stata una carrucola.

McGinnis si mise a scavare e trovò, circa ogni tre metri, delle tavole di legno che sembravano essere state messe per chiudere il buco. McGinnis scavò fino a circa 10 metri di profondità. Gli scavi a quel punto divennero troppo difficili e McGinnis decide di abbandonare l’impresa. Nacque però da lì l’interesse per il pozzo dell’isola di Oak. Il resto della storia del Money Pit è raccontato da Ella Morton su Slate:

Da qui la storia inizia a farsi più imprecisa e sempre meno plausibile. Scavi successivi fatti da privati e società si sono imbattuti in segni sulle pareti del pozzo, fibre di cocco e una pietra con sopra degli strani simboli. Dopo che gli scavi arrivarono a circa trenta metri, il pozzo iniziò a riempirsi d’acqua: più si provava a far uscire l’acqua e più l’acqua entrava. «È una trappola», pensò chi stava scavando. «Un’astuta trappola per proteggere il tesoro».

Dal 1861 le persone iniziarono a morire nel tentativo di trovare i fantastici tesori del pozzo. L’esplosione di uno degli strumenti che si usarono per provare a togliere l’acqua dal pozzo uccise una persona e fece crollare parte del pozzo. Ma, nonostante tutto, gli scavi continuarono. Persino Franklin Roosevelt [che sarebbe poi diventato il 32esimo presidente degli Stati Uniti] partecipò agli scavi.

rooseveltRoosevelt con alcuni “colleghi”, nel 1909 (Wikimedia)

Nonostante più di 200 anni di caccia-al-tesoro – fatta anche con fondi di società di vario tipo e strumentazioni sempre più evolute – nessuno ha per ora risolto il mistero del Money Pit dell’isola di Oak. La storia più plausibile – quella secondo cui il pozzo è in realtà una specie di dolina carsica senza nessun tesoro all’interno – viene tuttora ignorata dai cacciatori di tesori che vanno sull’isola di Oak.

money-pitL’area degli scavi, nel 1931 (Wikimedia)

Il Money Pit, intanto
Nel frattempo su internet – moltissimo su Reddit – si continua a parlare del Money Pit dell’isola di Oak, che nel 2012 è anche stato usato come una delle ambientazioni del videogioco Assassin’s Creed III. Non ci sono assolute certezze sulle molte reliquie che varie persone dicono di aver trovato sull’isola – monete e spade romane, tra le altre cose – e c’è chi ipotizza che certi oggetti siano stati portati lì negli ultimi decenni, giusto per vivacizzare la leggenda del tesoro.