“Wind Of Change” ha 25 anni

La storia di come una canzone di una band metal della Germania Ovest divenne «una specie di colonna sonora di una rivoluzione politica e culturale»

(Dieter Roosen/picture-alliance/dpa/AP Images)
(Dieter Roosen/picture-alliance/dpa/AP Images)

Il 20 gennaio di 25 anni fa, nel 1991, una band tedesca di musica heavy metal in giro dal 1965 pubblicò il terzo singolo del loro undicesimo disco. Loro erano gli Scorpions e la canzone in questione “Wind Of Change”: era ispirata a un viaggio della band in Russia, iniziava con un fischiettio e aveva l’andamento di molte altre ballate hard rock uscite in quegli anni. Venticinque anni dopo, “Wind Of Change” è diventata una cosa molto più grande di una piacevole ballata di una metal band dell’allora Germania Ovest.

Il singolo vendette circa 14 milioni di copie, arrivò in cima alle classifiche europee e americane e divenne una specie di inno “positivo” sulla fine della Guerra fredda. Negli anni la canzone è stata ri-registrata in russo e in spagnolo, eseguita privatamente per l’ex presidente del’URSS Mikhail Gorbachev e suonata migliaia di volte per radio. Di recente Rolling Stone ha definito la canzone «una specie di colonna sonora di una rivoluzione politica e culturale».

Da subito la canzone venne associata al Muro di Berlino – caduto poco più di un anno prima dell’uscita del disco – alla divisione della Germania di quegli anni e alla crisi dell’Unione Sovietica. In realtà la canzone contiene un solo riferimento a un luogo fisico – un parco pubblico vicino la Moscova, il fiume che passa per Mosca – e non cita mai né una persona né un paese in particolare (ma cita la balalaika, tipico strumento musicale russo).

Da capo
Come hanno raccontato gli stessi Scorpions in una lunga intervista a Rolling Stone, la canzone è ispirata a una serie di concerti che fecero in Unione Sovietica fra il 1988. Fino a quel momento gli Scorpions erano una “normale” band heavy metal: erano diventati molto popolari in Europa negli anni Ottanta con il disco Love at First Sting – quello con “Still Loving You” e “Rock You Like a Hurricane” – e soprattutto avevano la fama di una band che accettava di suonare più o meno ovunque (il loro manager racconta che durante la guerra di Jugoslavia suonarono anche a Sarajevo). Nel 1988 vennero contattati per organizzare una serie di concerti in URSS: cinque a Mosca e cinque a Leningrado. I concerti a Mosca saltarono – per motivazioni “politiche”, disse la band – e gli Scorpions fecero invece dieci concerti a Leningrado, cosa che gli permise di diventare piuttosto noti. Rudolf Schenker, chitarrista e fondatore della band, ricorda: «Fu fantastico. Dal nostro punto di vista suonare in Russia era un sogno diventato realtà: noi tedeschi combinammo un sacco di brutte cose in Russia, e invece noi volevamo fare qualcosa di buono».

La nuova popolarità ottenuta in URSS permise agli Scorpions di essere invitati al Moscow Music Peace Festival, il primo festival di musica rock tenuto in Unione Sovietica. Fu un evento enorme, che all’epoca venne paragonato al celebre festival di Woodstock per la massa di gente che partecipò e per la sua importanza simbolica. Si tenne dal 12 al 13 agosto 1989 al Central’nyj stadion imeni V.I. Lenina – cioè lo stadio più importante di Mosca, che all’epoca conteneva circa 100mila spettatori – e suonarono i più importanti musicisti hard rock americani del momento, fra cui Ozzy Osbourne, Bon Jovi, gli Skid Row, i Mötley Crüe. In mezzo a loro c’erano anche gli Scorpions. Il Moscow Music Peace Festival fu trasmesso in decine di paesi, fra cui negli Stati Uniti da MTV. Il Muro di Berlino cadde circa tre mesi dopo.

Klaus Meine, il cantante degli Scorpions, parlando a Rolling Stone di quel concerto ha ricordato:

«Quando aprimmo il concerto con “Blackout”, tutti i soldati dell’Armata Rossa, tutti i membri della sicurezza, si sono girati verso il palco e hanno lanciato in aria i loro berretti e le loro giacche. È stato fantastico. Era come se il mondo stesse cambiando proprio sotto i nostri occhi. In Unione Sovietica molti ragazzi percepivano che l’epoca della Guerra fredda sarebbe finita presto. C’era una sensazione di speranza: ed è quella che ho cercato di esprimere in “Wind Of Change”»

Fino a quel momento gli Scorpions non avevano mai scritto canzoni esplicitamente politiche: in diverse interviste negli anni, però, hanno sottolineato che sentivano particolarmente vicina la situazione della Russia e della Germania. Spiega ancora Meine a Rolling Stone:

«Abbiamo sempre detto di essere stati fortunati a crescere nella Germania Ovest. Oggi è difficile da credere, ma allora in Germania c’erano solo tre canali televisivi: uno di questi veniva trasmesso dalla Germania Est, ed era in bianco e nero. E quando giravi sul canale della Germania Est, sembrava una specie di mondo oscuro. Era molto complicato per noi dell’Ovest: potevi percepire che laggiù non eravamo davvero i benvenuti. La divisione fra noi e loro fu molto tesa. Noi siamo cresciuti coi jeans, Elvis, i chewing gum, cose da americani. Ma laggiù c’era l’Unione Sovietica. Una cosa molto importante da ricordare su “Wind Of Change” è che noi non siamo semplicemente una band che l’ha scritta: noi siamo stati parte di quella cosa»

Il testo di “Wind Of Change” parla genericamente di pace e riconciliazione. Una delle strofe più famose fa: «il mondo si sta stringendo, e hai mai pensato che potessimo essere così vicini, come fratelli. Il futuro è nell’aria, lo posso sentire ovunque: il vento del cambiamento sta soffiando». Per molti fu il suo video a creare un collegamento esplicito fra la canzone e la Guerra Fredda: mostrava immagini di soldati e carri armati, accanto a scene di riunificazione alla caduta del muro, avvenuta poco più di un anno prima.

L’unico riferimento preciso della canzone è contenuto nel primo verso, e in realtà si riferisce a un aneddoto piuttosto buffo capitato agli Scorpions nei giorni del Moscow Music Peace Festival, quando fu organizzata una specie di regata promozionale del concerto. Facendo riferimento a quell’episodio, Meine ha raccontato che «a bordo c’erano tutte le band del festival assieme ai giornalisti di MTV e ai soldati dell’Armata Rossa. Per me è stato un momento d’ispirazione, era come se il mondo fosse sulla stessa barca e stesse parlando con lo stesso linguaggio: la musica».

Oggi “Wind Of Change” è ricordato come il più grande successo degli Scorpions, che hanno continuato a suonare migliaia di concerti e a cambiare idea sul loro ritiro anticipato. Su “Wind Of Change” si è scritto moltissimo: una recente interpretazione pubblicata dal magazine A.V. Club spiega che in realtà la canzone parla del mondo dello heavy metal, che in quegli anni «si stava disintegrando come il comunismo». Nel frattempo il video ufficiale di “Wind Of Change” su YouTube ha superato le 200 milioni di visualizzazioni.