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  • Lunedì 9 novembre 2015

L’enorme blackout nella costa est degli Stati Uniti, 50 anni fa

Circa 30 milioni di persone rimasero per ore senza luce: fu il primo grande blackout nella storia americana

Alcune persone con in mano una candela nella Fifth Avenue di New York durante il blackout (AP Photo)
Alcune persone con in mano una candela nella Fifth Avenue di New York durante il blackout (AP Photo)

Alle 17.27 del 9 novembre 1965, cinquant’anni fa, saltò la corrente elettrica in tutta New York. Dieci minuti prima la stessa cosa era successa a Boston. Poco prima, una centrale elettrica vicino alle Cascate del Niagara, in Canada, aveva avuto un guasto: come conseguenza, buona parte del nordest degli Stati Uniti – e quindi anche New York e Boston – rimasero per ore senza corrente assieme ad alcune zone dell’Ontario, in Canada. I giornali americani hanno stimato che quella sera circa 30 milioni di persone rimasero senza elettricità e dal black out furono esclusi solo alcuni paesi che non erano collegati alla corrente elettrica nazionale: fu il più grande blackout nella storia americana mai avvenuto fino a quel momento.

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Molti se la cavarono accendendo un paio di candele, ma la situazione fu molto complicata nelle grandi città come New York e Boston. Circa 800mila persone rimasero intrappolate sotto terra nei vagoni della metropolitana di New York. Altri ancora rimasero chiusi dentro agli ascensori, oppure al buio nei cinema o nei posti di lavoro. Nessuno sapeva bene cos’era successo: nelle zone colpite le radio smisero di funzionare e non c’era modo di scoprire se il blackout fosse locale o nazionale e se fosse dovuto a un guasto o a un attacco di guerra. Il giornalista Steve Krause – che all’epoca aveva 12 anni – ha scritto di recente che ai tempi «si fecero mille speculazioni su un coinvolgimento dei comunisti o degli alieni». Il 10 novembre, quando ancora non erano chiare le cause del blackout, il Boston Globe scrisse in prima pagina: «una volta realizzata l’estensione del blackout, una parola riecheggia in milioni di menti: sabotaggio. E poi c’è stata la paura: siamo in guerra? Sono arrivati dei nemici dallo spazio?».

Fortunatamente, come racconta Associated Press, quella notte ci fu la luna piena e nonostante facesse piuttosto freddo la situazione non fu peggiorata da pioggia o neve. Non sono ricordati morti o feriti collegati al blackout. Gli ospedali continuarono ad essere operativi grazie ai generatori di emergenza. L’articolo che Associated Press scrisse sul blackout raccontava anche che per precauzione «i poliziotti fuori servizio furono chiamati al lavoro e le guardie statali furono allertate in caso di saccheggio». Non ci fu però nessun aumento visibile dei crimini: il New York Daily News ha scritto che quella sera a New York furono arrestate in tutto “solamente” 76 persone. I prigionieri della prigione statale di Walpole, nel Massachusetts, tentarono di rivoltarsi contro i secondini approfittando del blackout, ma la rivolta fu rapidamente controllata. Gli aerei che dovevano atterrare nella zona vennero deviati o furono fatti atterrare con difficoltà: il Times Union ricorda che lo staff dell’aeroporto di Albany, nello stato di New York, accese dei falò sulla pista di atterraggio per consentire a tre aerei di linea di atterrare.

Robert Neal, che ai tempi aveva 23 anni, ha raccontato al New York Daily che a New York le luci si spensero pian piano, e che a un certo punti la città fu completamente al buio: «non potevi prendere un treno o un autobus. C’era il caos. Ho camminato da Brooklyn al Bronx [due distretti che distano circa 20 chilometri]: ci misi un po’, ma non fui l’unico a farlo. Faceva anche piuttosto freddo, quella sera». Altri abitanti di New York conservano invece un ricordo piuttosto piacevole del blackout. Michael Falk, che ha 75 anni e vive a Manhattan, ha raccontato che in città «si fece festa. Le luci si spensero, e si accesero le candele nelle case. La gente non si ammazzò l’un l’altra. Quando le luci tornarono, ciascuno tornò ai propri affari». Krause ha raccontato che il giorno dopo il blackout la sua professoressa delle medie spiegò che nessuno doveva avere una scusa per non aver finito i compiti, perché per farli «si poteva usare una torcia». Il Boston Globe ha scritto che «chiunque era nei paraggi, a Boston, ancora oggi ha un aneddoto da raccontare su quel blackout».

La luce e l’elettricità tornarono lentamente già dalla sera del 9 novembre, dopo diverse ore di buio. New York fu uno dei posti in cui tornò più tardi, attorno alle tre e mezzo di mattina del 10 novembre. Si scoprì in seguito che il blackout fu causato da un errore umano: durante alcuni lavori di manutenzione in una centrale elettrica di Queenstone, in Ontario, fu montato un componente sottodimensionato, che interruppe l’erogazione di corrente di tutta la centrale, cosa che provocò un effetto a catena sovraccaricando diverse altre reti. Altri gravi blackout sulla stessa linea si verificarono nuovamente nel 1977 e nel 2003, con simili conseguenze.