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  • Mercoledì 14 ottobre 2015

Israele ha isolato alcune zone di Gerusalemme

Il governo israeliano ha detto anche di voler impiegare l'esercito per mantenere l'ordine pubblico, dopo gli attacchi degli ultimi giorni

Un poliziotto israeliano perquisisce un ragazzo palestinese a un'entrata della città vecchia a Gerusalemme est, il 13 ottobre 2015. (AHMAD GHARABLI/AFP/Getty Images)
Un poliziotto israeliano perquisisce un ragazzo palestinese a un'entrata della città vecchia a Gerusalemme est, il 13 ottobre 2015. (AHMAD GHARABLI/AFP/Getty Images)

Il governo israeliano ha deciso di isolare alcune zone di Gerusalemme nel tentativo di fermare gli attacchi che nelle ultime due settimane hanno provocato la morte di diverse persone. Il governo israeliano, che ieri si è riunito per una riunione di emergenza, ha deciso di inviare i soldati in diverse aree di Gerusalemme, di modo da affiancare la polizia nel mantenere l’ordine pubblico. Circa 300 uomini saranno inoltre impiegati per garantire la sicurezza dei trasporti pubblici della città, dove si temono altri attacchi dopo quello di martedì che ha coinvolto un autobus e nel quale sono morti tre israeliani. Il governo israeliano ha detto anche che le case dei terroristi che sono state distrutte non saranno ricostruite e che il diritto di residenza a Gerusalemme di quelli che considera terroristi sarà revocato. Ha inoltre detto che non sta considerando l’eventualità di isolare zone della Cisgiordania e che per i terroristi non sarà celebrato alcun funerale.

Molti degli attacchi recenti sono stati compiuti nelle aree arabe di Gerusalemme est. Mercoledì, secondo quanto scrive il quotidiano Haaretz riportando fonti palestinesi, alcuni coloni hanno attaccato e ferito due palestinesi. Nel pomeriggio nella città vecchia di Gerusalemme c’è stato un nuovo tentato accoltellamento: l’attentatore è stato ucciso. Poche ore dopo un altro palestinese è stato ucciso dalla polizia dopo aver lievemente ferito con un coltello una donna israeliana. Haaretz parla anche di scontri tra palestinesi e forze di sicurezza israeliane in prossimità della Striscia di Gaza e di un altro attacco – in cui è rimasto ucciso l’assalitore e ferita una donna di cinquant’anni – alla stazione dei bus di Gerusalemme. Martedì due attentatori sono saliti a bordo di un autobus e hanno iniziato a colpire i viaggiatori con un coltello e un’arma da fuoco, uccidendo due isreliani. Sempre a Gerusalemme, in Malchi Yisrael St., un uomo ha investito tre persone con la sua macchina, prima di uscire dall’auto e accoltellarne altre tre: poi è stato arrestato. In questo secondo attacco è morto un uomo israeliano e altre cinque persone sono rimaste ferite. A Ra’anana, una città a nord di Tel Aviv, altre due persone sono state ferite in due diversi accoltellamenti e la polizia ha detto che c’è stato un attacco anche a Kiryat Ata vicino alla città di Haifa.

Il nuovo ciclo di scontri fra palestinesi e israeliani è iniziato giovedì 1 ottobre, quando una coppia di israeliani è stata uccisa in un tratto di strada fra due colonie israeliane. Citando ragioni di sicurezza, il governo israeliano ha imposto ulteriori restrizioni per l’ingresso dei palestinesi alla Spianata delle moschee di Gerusalemme, un luogo sacro per i musulmani ma controllato dalle autorità israeliane. Da allora ci sono stati numerosi attacchi da entrambe le parti, soprattutto aggressioni con coltelli da parte di palestinesi nei confronti di israeliani.

L’intensificazione delle violenze fa discutere da giorni del fatto che si possa o no parlare di “terza intifada”. Due intifada – un termine arabo che significa “sussulto”, “rivoluzione”, e che indica storicamente una rivolta organizzata e giustificata dalle autorità palestinesi nei confronti dello stato di Israele – sono già avvenute alla fine degli anni Ottanta e all’inizio degli anni Duemila, e in generale di “nuova intifada” si riparla a ogni nuovo ciclo di violenze che accadono in Cisgiordania o in Israele. Secondo diversi commentatori, però, l’ipotesi di una nuova intifada stavolta è più solida rispetto al solito per via del contesto di violenza diffusa degli ultimi giorni. Secondo diversi analisti c’entrano anche lo stallo delle trattative di pace fra Israele e Palestina e la pessima situazione economica in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.