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  • Martedì 22 settembre 2015

La situazione fra Slovenia e Croazia

Si attendono alcune centinaia di persone al confine principale: non c'è un muro, come qualcuno diceva ieri, ma i controlli sono più intensi

di Luca Misculin e Elena Zacchetti

Una fila di bagni chimici con scritte in arabo allestiti al confine tra Slovenia e Croazia. (Il Post)
Una fila di bagni chimici con scritte in arabo allestiti al confine tra Slovenia e Croazia. (Il Post)

Martedì 22 settembre si attendono alcune centinaia di persone al confine principale fra Slovenia e Croazia, fra i paesi di Obrezje e Bregana, dove nei giorni scorsi altre centinaia di persone sono passate per entrare in Slovenia. Al momento nel tratto di confine – dove non c’è praticamente niente: la frontiera è circondata da campi di grano e paesi molto piccoli – non ci sono migranti e la situazione è molto tranquilla: ci sono comunque decine di poliziotti che sorvegliano il confine della parte slovena. Non ci sono segni di costruzione di alcun muro o altre barriere, come dicevano delle voci circolate lunedì, ma solo una certa intensificazione dei controlli. Per il momento fra Obrezje e Bregana ci sono solamente pochi giornalisti e del personale dell’Alto commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR) che sta aspettando l’arrivo dei migranti.

I segni del passaggio dei migranti sono evidenti un po’ dappertutto. Nel tratto di strada vicino agli uffici della dogana – la Slovenia è nell’area Schengen, mentre la Croazia no – sono stati ammucchiati vestiti, scatole di cibo e oggetti utilizzati dai migranti partiti nei giorni scorsi per l’Austria. L’area dove si trovano gli oggetti dei migranti è sorvegliata da alcuni poliziotti sloveni che non parlano coi giornalisti e non fanno avvicinare nessuno. Per poter dare un’occhiata e camminare nei diversi punti della dogana è necessario registrarsi come giornalisti alla piccola stazione di polizia che si trova di fianco ai caselli delle autorità di frontiera. Di fatto la registrazione serve a poco, visto che la tolleranza dei poliziotti verso la stampa è molto limitata: nessun agente della polizia fa dichiarazioni – dicono di non essere autorizzati – mentre gli unici che chiacchierano volentieri sono le persone che lavorano per l’UNHCR, un piccolo gruppetto – la maggior parte ragazzi piuttosto giovani – fermo a pochi metri al di là del confine in territorio croato.

Di fianco ai cumuli di oggetti lasciati dai migranti, nel tratto di confine sloveno, sono stati allestiti diversi bagni chimici sia per le donne che per gli uomini con scritte in arabo (per la verità ce ne sono molti di più per gli uomini). Sempre sul tratto di confine sloveno è stato montato un tendone militare che alle 11 di mattina era già usato dai poliziotti sloveni come una mensa. Il tendone, che è piuttosto lungo e del tipico colore verde scuro delle divise militari, viene usato anche per il processo di registrazione dei migranti che arrivano al confine, prima che venga permessa loro l’entrata in territorio sloveno.

Nel gruppo del personale di UNHCR c’è anche Simon Erno, il portavoce dell’UNHCR per l’Europa centrale, in attesa dei nuovi migranti il cui arrivo è previsto per oggi. Nei giorni scorsi Simon è stato in altri posti di confine: lui e i suoi colleghi dell’UNHCR si tengono in contatto e si scambiano informazioni attraverso WhatsApp, un sistema per loro necessario per sapere quali sono i posti più critici e dove è previsto l’arrivo di nuovi migranti. Mentre ci racconta quello che ha visto – Simon, come diversi altri membri dell’UNHCR, si sta spostando molto in questi giorni – si confonde tra un paese e l’altro, prima di accennare una risata e correggersi rapidamente. Dai suoi racconti, l’impressione è che il confine croato-sloveno sia molto tranquillo, soprattutto rispetto ad alcuni passaggi su confine tra Ungheria e Croazia. Simon ci racconta il complicato procedimento di registrazione dei migranti che avviene al confine tra Croazia e Slovenia: la polizia slovena, ci dice Simon, prende loro le impronte digitali e registra i loro dati personali.

Alle persone che non hanno un documento viene scattata una fotografia. Simon ha detto che la maggior parte dei migranti non accetta di farsi prendere le impronte digitali: il motivo è che secondo gli accordi di Dublino ciascun migrante può fare richiesta di asilo solamente nel primo paese dell’Unione Europea in cui entra. Sulla carta quindi i migranti che si registrano in Slovenia possono avanzare la richiesta di asilo solamente in Slovenia. Le cose funzionano in modo un po’ diverso: spesso i migranti che arrivano in Slovenia non sono stati registrati dalle autorità di Croazia e Ungheria, che per evitare di dover concedere loro l’asilo politico li lasciano semplicemente passare. Molti di quelli che si registrano a Obrezje non faranno richiesta di asilo in Slovenia. La Germania, destinazione finale di molti migranti, ha detto che farà una deroga agli accordi di Dublino e concederà asilo politico a tutti i siriani, indipendentemente dal paese in cui sono entrati in Unione Europea.

Il flusso dei migranti al confine fra Croazia e Slovenia dipende molto dalle politiche del governo croato e in parte da quello ungherese. Negli ultimi tre giorni il governo croato ha cominciato a non registrare i migranti e a portarli con dei bus o al confine ungherese o a quello sloveno. Non è chiaro cosa succederà nei prossimi giorni perché le rotte cambiano continuamente e perché l’Ungheria sta intensificando i controlli ai propri confini, costruendo anche nuovi muri. Fra sabato e domenica le autorità ungheresi hanno costruito un muro di circa 42 chilometri sul confine meridionale croato. Secondo Simon, l’Ungheria ha anche iniziato a costruire un nuovo muro sul confine meridionale con la Romania, come il primo ministro ungherese Viktor Orban aveva annunciato la costruzione la settimana scorsa.