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  • Sabato 5 settembre 2015

NME diventa gratis

Il famoso settimanale musicale britannico si trasforma in "free press" dopo sessant'anni, per vedere se trova un modello di business in tempi di crisi dei giornali

(photo credit: NME)
(photo credit: NME)

Il New Musical Express – NME, come è noto da decenni in Gran Bretagna – è uno storico settimanale britannico di musica, che ha sempre avuto grande popolarità e un ruolo importante in un paese in cui la musica pop e rock ha un contesto unico. È nato nel 1952 – presentando per primo una classifica dei singoli venduti – e ha trattato periodi leggendari della musica britannica, in particolare nel periodo della new wave degli anni Ottanta, raccontando gruppi come i Joy Division, gli Smiths e i New Order: e sempre con un’attenzione prevalente al rock e ai generi meno “leggeri”. Dal 1953 furono anche istituiti gli NME Awards, un evento annuale che premia diversi musicisti in varie categorie.
Il sito di NME è stato lanciato nel 1996 ed è stato il più grande sito di musica al mondo. Attraverso piattaforme digitali, social media, sito online e edizione cartacea, NME raggiunge 3,9 milioni di persone a settimana.

Ma lo scorso 6 luglio NME ha annunciato che a partire dal 18 settembre lo stesso giornale di carta verrà distribuito gratuitamente. La decisione è stata presa per cercare di risolvere un problema di vendite: se negli anni ’60 NME vendeva 300mila copie (al prezzo di 2,5 sterline, equivalente di 3,40 euro), ora ne vende ufficialmente un totale di 15.384, di cui 1.389 grazie agli abbonamenti digitali.

Time Inc., la società editrice filiale britannica di Time americana che possiede la rivista, ha deciso di distribuire la rivista gratis per tentare di aumentarne la diffusione e ottenere così maggiori ricavi dalla pubblicità. NME verrà distribuito in più di 300mila copie fuori dalle stazioni, dalle università e in alcuni distributori associati. Dal punto di vista dei contenuti, amplierà i temi trattati solitamente, allargandosi anche a film, televisione, politica, giochi e tecnologia.

È un progetto rischioso. Oggi il maggior giornale di successo nel campo della free press è Metro, un quotidiano internazionale distribuito nelle città, che però si rivolge a un lettore generico su temi generalisti. Come scrive l’Economist, se da una parte NME può contare sulla credibilità che si è costruito negli anni, dall’altra i suoi lettori sono “dei nostalgici – che non apprezzano la diffusione gratis che già ha messo in crisi l’industria della musica – e potrebbero sentirsi offesi dalla diffusione gratuita del giornale”. La strategia di allargare i propri campi di interesse potrebbe portare, nell’immediato, più lettori, ma anche annoiare lo zoccolo duro degli affezionati, che consideravano l’esclusività come parte integrante dell’appeal della rivista. È un po’ il dilemma che si trovano ad affrontare molti giornali o prodotti editoriali in cerca di nuove attenzioni in tempi di crisi: chi lascia la via vecchia, come dice il proverbio.
Le riviste britanniche gratuite nel campo della musica hanno già conosciuto due esempi famosi, finiti entrambi male: Stool Pigeon, un bimestrale indipendente fondato nel 2005 e chiuso nel 2013, e The Fly, un mensile che nel 1999 era distribuito su scala nazionale ed è crollato nel 2014.

Da tempo anche il mondo del giornalismo musicale deve confrontarsi con internet. La possibilità di seguire le proprie band preferite in autonomia, e i siti per ascoltare musica in streaming, hanno cambiato la natura delle riviste di musica sostituendosi in parte ad esse. Esistono siti come Bandsintown, che danno consigli e informazioni su musica, live e concerti, ma anche su dove comprare biglietti più economici. Allo stesso modo il sito Songkick permette di organizzare e tener traccia dei propri cantanti preferiti e ricevere annunci di concerti.
L’anno scorso Spotify, il servizio musicale che consente di accedere a una vasta selezione di brani on demand, ha pubblicato un’intervista audio ai Led Zeppelin. Già nel 2013 Google aveva diffuso Audio Ammunition, un mini documentario sui Clash. Contenuti di informazione musicale sono ovunque, e col beneficio della musica stessa.

La concorrenza rende necessario cercare strade alternative e quella di NME, scrive il Guardian, potrebbe essere simile a quella che ha intrapreso Beats 1 – una stazione radio lanciata da Apple alla fine di giugno e curata da Zane Lowe, ex conduttore radiofonico di BBC Radio 1 e televisivo per MTV: non abbandonare la convinzione che i consumatori abbiano ancora bisogno di aiuto per trovare i contenuti migliori nell’abbondanza delle proposte di internet e offrire loro la massima accuratezza possibile. Rendersi diversi e competitivi: ed è ancora un problema che non riguarda solo i giornali musicali.