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  • Giovedì 13 agosto 2015

L’incidente aereo in cui morirono più di 500 persone

La storia del volo Japan Airlines 123, che il 13 agosto 1985 precipitò in Giappone: il peggiore tra quelli che hanno coinvolto un solo aereo

(AP-Photo)
(AP-Photo)

Il 13 agosto 1985, le prime pagine dei principali quotidiani di tutto il mondo descrivevano quello che era e resta il più grave incidente della storia ad aver coinvolto un singolo aereo: il 12 agosto 1985 era infatti precipitato sul monte Osutaka, nel Giappone centrale, il volo Japan Airlines 123. A bordo del Boeing 747 che stava compiendo quel volo c’erano più di 500 persone. L’unico incidente aereo che nella storia ha causato più morti di quello del volo Japan Airlines 123 avvenne nell’isola spagnola di Tenerife nel 1973: in quel caso si scontrarono due aerei e morirono 583 persone.

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Il 13 luglio 1985 il Guardian scrisse che nell’incidente del volo Japan Airlines 123 erano morte 524 persone: l’intero equipaggio e tutti i passeggeri dell’aereo. I morti furono in realtà 520: tutti i 15 membri dell’equipaggio e 505 dei 509 passeggeri. La mattina del 13 luglio ancora non lo si sapeva, ma c’erano quattro sopravvissuti. Quella mattina si sapeva però già che dal momento in cui si verificò il primo problema al Boeing 747 della Japan Airlines al momento in cui l’aereo precipitò passarono circa 30 minuti: in quei minuti diminuì l’ossigeno a bordo, l’aereo perse progressivamente quota e i piloti – in contatto con la torre di controllo – tentarono diverse manovre d’emergenza. I passeggeri si resero conto poco dopo il primo problema che l’aereo avrebbe potuto precipitare ed ebbero molto tempo per capire cosa stava succedendo: alcuni di loro lasciarono lettere e messaggi per i loro familiari.

Il Boeing 747 che precipitò il 12 agosto 1985 era in servizio dal 1974 e aveva più di 25mila ore di volo alle spalle. L’aereo in quel periodo effettuava sei voli al giorno e collegava l’aeroporto di Tokyo, la capitale del Giappone, a quello di Osaka, la seconda città giapponese per numero di abitanti. La distanza tra Tokyo e Osaka è di circa 500 chilometri e la durata del volo che le collega era ed è simile a quello che collega Roma e Milano. I voli che collegano Tokyo e Osaka hanno sempre avuto molti passeggeri. Quel 12 agosto i passeggeri erano ancora di più perché pochi giorni dopo ci sarebbe stata la festa buddista di Ullambana, una festa particolarmente sentita in Giappone, in occasione della quale le famiglie tendono a riunirsi.

Il volo partì con un piccolo ritardo alle 18.12 del 12 agosto. Dopo circa 15 minuti di volo ci fu un incidente strutturale, che causò un calo di pressione, il danneggiamento dell’impianto idraulico e il distacco dello stabilizzatore verticale, che si trova nella parte posteriore dell’aereo e serve, in sintesi, a mantenere la stabilità dell’aereo, evitando che salga o scenda troppo. Una dei quattro superstiti era una hostess di Japan Airlines non in servizio e fu anche grazie al suo racconto che si capì cosa successe dopo quell’incidente. Mentre gli assistenti di volo aiutavano i passeggeri con le maschere d’ossigeno, i due piloti cercavano di controllare l’aereo che iniziò a fare quello che si definisce “delfinaggio”: iniziò a guadagnare e perdere più volte quota, senza controllo. Oltre a salire e scendere l’aereo deviò anche molto la sua rotta.

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Il sito Aviation Safety riporta le trascrizioni delle comunicazioni tra i piloti e la torre di controllo: dalle conversazioni si capisce che i piloti, messi anche in difficoltà dal poco ossigeno a disposizione, persero progressivamente il controllo dell’aereo. L’ultima frase del capitano del volo non è udibile, e alle ore 18, 56 minuti e 26 secondi si sente l’impatto dell’aereo col terreno.

L’aereo precipitò poco prima di sera, in un’area montuosa, isolata e difficilmente raggiungibile. Durante la notte arrivarono sul luogo alcuni elicotteri: valutando le difficoltà di un eventuale atterraggio e non vedendo alcun superstite gli elicotteri non scesero sul terreno. Per gli stessi motivi anche le squadre di soccorso passarono la notte in un villaggio a oltre 60 chilometri dal luogo dell’incidente. Le squadre di soccorso arrivarono sul luogo dell’incidente il 13 agosto, 14 ore dopo. Lì, senza che nessuno se l’aspettasse, furono trovate le quattro superstiti: la hostess non in servizio, una donna di 34 anni, sua figlia di otto anni e un’altra bambina di 12 anni. Le superstiti raccontarono che dopo l’impatto dell’aereo col terreno i sopravvissuti erano più di quattro, morti però durante la notte per ipotermia o per le conseguenze delle ferite riportate nell’impatto.

Le indagini successive all’incidente accertarono che l’incidente al volo Japan Airlines 123 aveva le sue cause in un piccolo incidente avvenuto a quello stesso aereo nel 1978, durante un atterraggio. Un’approssimativa riparazione e una poca attenzione ai segnali che ci furono negli anni successivi fecero precipitare poi il Boeing 747. Le vicende del volo Japan Airlines 123 sono state raccontate nell’episodio Fuori Controllo della terza stagione programma televisivo Indagini ad alta quota.