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  • Domenica 19 luglio 2015

Ci sono le “elezioni” in Corea del Nord

I cittadini nordcoreani hanno votato per le amministrative avendo due sole opzioni, sì o no: e non c'è possibilità che vinca il no

Un cartello elettorale di Pyongyang, febbraio 2014 (AP Photo/Vincent Yu)
Un cartello elettorale di Pyongyang, febbraio 2014 (AP Photo/Vincent Yu)

Aggiornamento di lunedì 20 luglio: la KCNA, l’agenzia di stampa legata al governo nordocoreano, ha scritto che per le elezioni di domenica 19 l’affluenza è stata del 99,97 per cento. È la stessa affluenza ottenuta dalle elezioni politiche del 2014. La KCNA ha aggiunto che non hanno votato solamente i cittadini che si trovavano all’estero.

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Sono in corso in Corea del Nord le elezioni amministrative per eleggere i governatori delle province, le assemblee provinciali e i sindaci di varie città. Le elezioni amministrative si tengono ogni quattro anni dal 1999, ma è molto difficile chiamarle “elezioni”: dal 1948 la Corea del Nord è governata dalla dittatura comunista della famiglia Kim, e ciascun candidato che si presenta alle elezioni nazionali o locali è legato al Partito dei Lavoratori, il partito al governo e l’unico ammesso nel paese. Come raccontano diversi disertori ed esperti di Corea del Nord, le elezioni sono piuttosto un’occasione per il governo di dimostrare la sua popolarità – l’affluenza sfiora sempre il 100 per cento – ed esercitare una forma di pressione sui propri cittadini, controllati anche ai seggi elettorali.

Dae Young-kim, un giornalista sudcoreano esperto di Corea del Nord, ha detto ad al Jazeera che nelle elezioni di oggi «ci sono due urne per ogni seggio: una è per il “sì”, e l’altra è per il “no”» nei confronti dell’unico candidato per ciascun collegio. Anche le elezioni nazionali – le ultime si sono tenute nel 2014 – si sono svolte in modo simile: si può votare “sì” o “no” per il candidato di ciascun collegio, ma per votare “no” bisogna andare in una speciale cabina elettorale. L’agenzia stampa NK News, che ha la propria sede a Washington e si occupa esclusivamente di Corea del Nord, ha detto che per questo motivo votare “no” «è impensabile».

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Secondo l’agenzia di stampa della Corea del Nord KCNA, alle 14 locali di domenica 19 luglio l’affluenza è stata del 91 percento. Alle ultime elezioni locali, tenute nel 2011, l’affluenza fu invece del 99,7 per cento: allora la KCNA spiegò che le uniche persone che non avevano votato erano quelle in viaggio all’estero oppure in alto mare. Secondo la KCNA, in tutto furono elette 28.116 persone distribuite nei vari incarichi di governo. Alle ultime elezioni politiche, invece, ha votato il 99,97 per cento delle persone e il 100 per cento dei voti è andato alla finta coalizione di cui è a capo il Partito dei Lavoratori. Nel proprio collegio l’attuale capo di stato Kim Jong un ha ottenuto il 100 per cento dei voti.

Mina Yoon, una cittadina nordocoreana scappata all’estero nel 2011, ha raccontato a NK News che ciascuna elezione funziona anche da “censimento”. Scrive NK News:

Se il governo scopre che non sei andato a votare, tu e la tua famiglia siete in pericolo. Yoon ci ha spiegato che «anche chi scappa a vivere in Cina periodicamente rischia la propria vita per tornare in Corea del Nord a votare: sanno che i loro famigliari sono in pericolo, se il governo scopre che sono scappati». Secondo Yoon molti tornano in Cina subito dopo l’elezione e si ripresentano per votare l’anno successivo.

Yoon, che ha partecipato ad alcune elezioni, ha aggiunto che «il governo controlla la lista dei votanti: se il tuo nome non compare, faranno delle indagini sul tuo conto. Capita spesso che il governo scopra di alcuni disertori e persone scomparse proprio durante le elezioni»