Le prime foto di Plutone

Per la prima volta nella storia possiamo vedere come è fatto il pianeta nano, grazie a una sonda spaziale della NASA

di Emanuele Menietti – @emenietti

Plutone è stato fotografato oggi alle 14 (ora italiana) per la prima volta a una distanza ravvicinata grazie alla sonda spaziale New Horizons della NASA, partita più di nove anni fa dalla Terra proprio per raggiungere il pianeta nano del nostro sistema solare che si trova a circa 4,8 miliardi di chilometri da noi. Grazie alle fotografie e alle altre rilevazioni compiute da New Horizons, gli astronomi potranno comprendere meglio le caratteristiche e la storia di Plutone, corpo celeste di cui sono note poche cose anche a causa della sua posizione piuttosto remota e defilata. Nelle ultime settimane New Horizons ha già scattato alcune fotografie di Plutone nella sua fase di avvicinamento, permettendo tra le altre cose di calcolarne con più precisione le dimensioni. La NASA ha diffuso una immagine del pianeta nano scattata nell’ultima fase di avvicinamento della sonda, nelle prossime ore ne saranno pubblicate di nuove, ancora più dettagliate.

Plutone

Plutone, pianeta nano
Plutone fu scoperto meno di un secolo fa, nel 1930, grazie alle osservazioni dell’astronomo statunitense Clyde William Tombaugh, che considerò il corpo celeste come il nono pianeta del nostro sistema solare. Nei decenni successivi, grazie allo sviluppo di telescopi più potenti, quello che a Tombaugh era apparso come un piccolo puntino luminoso dimostrò di avere caratteristiche insolite, con una superficie frastagliata, con qualche cratere e una colorazione del terreno molto diversa tra i poli e l’equatore.

Plutone

A differenza di altri pianeti del Sistema Solare, come Marte, Venere e Saturno, nessuno si era mai preso la briga di inviare una sonda verso Plutone per fotografarlo a distanza ravvicinata: il pianeta è molto distante dalla Terra e le missioni spaziali organizzate per l’esplorazione del sistema solare si erano concentrate sui pianeti più grandi e la cui esistenza era già nota da secoli. Le cose cambiarono nei primi anni Duemila, quando la NASA decise di organizzare la missione New Horizons per inviare una sonda verso Plutone e studiarne forma e geologia: il progetto si concretizzò e infine il 19 gennaio 2006 New Horizons partì da Cape Canaveral, negli Stati Uniti, per affrontare un viaggio tortuoso di circa 4,8 miliardi di chilometri tra diverse orbite per raggiungere il suo obiettivo. Qualche mese dopo, mentre New Horizons viaggiava nello Spazio, arrivò una brutta notizia per Plutone: dopo anni di diatribe e discussioni, nell’estate del 2006 l’Unione astronomica internazionale (UAI) riclassificò Plutone da pianeta a “pianeta nano”, perché non soddisfa alcuni criteri stabiliti per la classificazione dei pianeti. La decisione fu molto contestata e se ne discute ancora oggi: molti astronomi continuano a ritenere che Plutone debba essere considerato un pianeta a tutti gli effetti.

Plutone

New Horizons
La sonda della NASA che ha raggiunto Plutone è grande più o meno quanto un pianoforte a coda e ha a bordo diverse strumentazioni per fotografare il pianeta nano ed effettuare alcune rilevazioni. Grazie ai primi dati raccolti in questi giorni è stato possibile scoprire, per esempio, che Plutone ha un diametro di 2371 chilometri (circa un quinto rispetto a quello della Terra), più ampio di alcuni chilometri rispetto a quanto calcolato in precedenza dagli astronomi. Per arrivare dove si trova adesso, New Horizons ha sfruttato la spinta gravitazionale di altri pianeti del sistema solare, passandoci relativamente vicino e permettendo ai ricercatori di raccogliere qualche dato anche sulle loro caratteristiche. La sonda ha sorvolato Marte, ha attraversato la fascia degli asteroidi, ha sorvolato Giove (a 2,3 milioni di chilometri di distanza) e si è poi fatta dare un passaggio dalle orbite di Saturno, Urano e Nettuno.

Oggi New Horizons ha sorvolato Plutone a una distanza di 12.500 chilometri, ed è stato il primo oggetto costruito dall’uomo ad avvicinarsi così tanto. Grazie alle sue strumentazioni, la sonda ha scattato fotografie abbastanza dettagliate della superficie del pianeta nano. La loro qualità e il livello di dettaglio sono paragonabili a quelle satellitari della Terra che siamo abituati a vedere da tempo, in cui si riconoscono i parchi cittadini o le piste degli aeroporti.

Perché Plutone
Plutone orbita intorno al Sole nella Fascia di Kuiper, una porzione di Spazio in cui si trovano diversi corpi celesti ghiacciati all’esterno dell’orbita di Nettuno. Fu scoperta nei primi anni Novanta e in seguito gli astronomi si resero conto che Plutone era l’esponente più importante e interessante di questa classe di oggetti, e che poteva essere il più adatto per scoprire e studiare le caratteristiche dei pianeti nani. I ricercatori pensano che i corpi celesti nella Fascia di Kuiper siano tra i più antichi del nostro sistema solare: studiandoli, si dovrebbero quindi capire meglio i meccanismi che portarono alla formazione del piccolo angolo di Via Lattea – la nostra galassia – in cui si trova la Terra in compagnia degli altri pianeti. Sorvolato Plutone, New Horizons continuerà il suo viaggio nella Fascia di Kuiper, e i ricercatori confidano di scoprire nuove cose sulle sue caratteristiche grazie alle osservazioni che compirà la sonda.

Plutone

Le fotografie e i dati rilevati dovrebbero inoltre permettere di capire qualcosa di più sull’atmosfera di Plutone, che si ritiene sia molto rarefatta. I ricercatori non sanno inoltre di preciso come mai il pianeta nano abbia colorazioni così diverse, e una risposta a questi interrogativi sarà data dall’analisi geologica resa possibile dalle rilevazioni di New Horizons: ci sono punti estremamente scuri, chiazze nere mai osservate in altri pianeti, e a pochi chilometri di distanza chiazze chiarissime o colorate. Le prime fotografie a distanza di New Horizons hanno inoltre mostrato che parte di Plutone ha una colorazione rossiccia, seppure più tenue rispetto a quella di Marte.

Plutone