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  • Lunedì 6 luglio 2015

La successione al Dalai Lama

Di solito morto un Dalai Lama se ne fa un altro, ma l'attuale ha detto che quando compirà novant'anni la sua carica dovrà essere ripensata (ci stiamo avvicinando: oggi ne compie 80)

(AP Photo/Ashwini Bhatia)
(AP Photo/Ashwini Bhatia)

Da anni i fedeli buddisti e gli ammiratori del Dalai Lama si chiedono cosa succederà alla sua morte: la domanda non è così scontata, sebbene in questi casi esista una procedura in uso da quasi sei secoli. L’attuale Dalai Lama, il cui vero nome è Tenzin Gyatso, spiega infatti da anni che la carica stessa dovrà essere ripensata e che questo avverrà più o meno quando lui compirà novant’anni. La data si avvicina: proprio oggi Gyatso ne compie 80.

Il Dalai Lama, il cui nome è una giustapposizione di un termine mongolo e uno tibetano che si può tradurre come “maestro supremo”, è la massima autorità religiosa e politica del buddismo tibetano. Viene scelto da un consiglio di importanti monaci buddisti ogni qualvolta muore la persona che manteneva la carica fino a quel momento. Negli ultimi anni – grazie anche all’attivismo, all’abilità mediatica e ai numerosi viaggi internazionali di Tenzin Gyatso – la carica del Dalai Lama ha assunto un’importanza politica e spirituale a livello mondiale. L’attuale Dalai Lama ha vinto il premio Nobel per la Pace nel 1989 ed è molto popolare anche nei paesi occidentali, dove secondo Associated Press «i suoi fan più accaniti lo considerano una specie di incrocio “mistico” fra Nelson Mandela e Yoda».

Quella del Dalai Lama è comunque una posizione molto particolare: chi la mantiene è considerato sia la reincarnazione del Avalokiteshvara dell’Infinita Compassione – cioè un essere semi-divino – sia la massima autorità politica del popolo tibetano. Nonostante il Dalai Lama abbia formalmente ceduto nel 2011 il comando del governo tibetano in esilio – passato a una carica chiamata Kalon Tripa – la sua carica rimane intrinsecamente legata alla sua dimensione politica: ed è per questo che Tenzin Gyatso, che è la 14esima persona nella storia ad avere assunto la carica Dalai Lama, ha detto spesso che il futuro della figura del Dalai Lama sarà deciso dal popolo tibetano.

Lo stesso Dalai Lama ha risposto così sul proprio sito alla domanda «sarai l’ultimo Dalai Lama?».

«Sta al popolo tibetano deciderlo. Lo dico dal 1969. La costituzione del Tibet specifica chiaramente che il potere del Dalai Lama può essere requisito da una maggioranza di 2/3 del Parlamento. Al momento, l’istituzione del Dalai Lama è utile alla cultura e al popolo tibetano. Di conseguenza, se io dovessi morire oggi, credo che i tibetani vorrebbero avere un altro Dalai Lama. In futuro, però, se la figura del Dalai Lama non sarà più utile o rilevante e la nostra condizione dovesse cambiare, allora il Dalai Lama cesserà di esistere. Personalmente, credo che l’istituzione abbia fatto il suo dovere: ma adesso – e lo dico per metà scherzando e per metà restando serio – sono in quasi-pensione.»

Nel buddismo tibetano la dimensione “politica” e quella spirituale sono molto legate: per questo può sembrare strano che un parlamento abbia il potere di “togliere” lo status di semi-dio reincarnato a una data persona (il cui processo di individuazione, che a volte avviene quando i candidati sono ancora bambini, comporta il riconoscimento di oggetti appartenuti al Dalai Lama precedente). Nel 2011, comunque, l’attuale Dalai Lama aveva già precisato cosa succederà esattamente quando deciderà di occuparsi del futuro della sua carica.

Quando avrò più o meno novant’anni, mi consulterò con gli altri Lama [“maestri”] del buddismo tibetano, con il popolo tibetano e con i fedeli del buddismo tibetano: ci chiederemo se la figura del Dalai Lama dovrà continuare o meno, e prenderemo una decisione. Se verrà deciso che l’istituzione del Dalai Lama deve essere mantenuta e ci sarà il bisogno di individuare il 15esimo Dalai Lama, la responsabilità di farlo spetterà al governo del Tibet. Dovranno consultare i capi del buddismo tibetano e i venerati Protettori della Legge [delle specie di divinità protettrici dei monasteri] che sono legati inestricabilmente alla successione dei Dalai Lama. Dovrebbero cercare consiglio ed essere indirizzati da queste persone e successivamente procedere alla sua ricerca secondo la tradizione. Lascerò delle chiare istruzioni scritte, a questo riguardo. Ma tenete a mente che nessun riconoscimento sarà dato a un candidato scelto per fini politici da chiunque, inclusi gli abitanti della Cina.

L’ultima precisazione, in particolare, è piuttosto importante: in molti temono che il governo cinese possa approfittare dell’eventuale instabilità politica che potrebbe verificarsi alla morte dell’attuale Dalai Lama per controllare la nomina del suo successore, imponendo un candidato vicino ai suoi interessi. La Cina controlla il Tibet, che si dichiara uno stato indipendente, dal 1949.