Sei grandi canzoni di Carly Simon

Da riascoltare oggi che compie 70 anni: c'è anche quella per cui la conoscono tutti

Carly Simon in una foto del 1983 (AP Photo/Dave Pickoff)
Carly Simon in una foto del 1983 (AP Photo/Dave Pickoff)

Carly Simon è nata il 25 giugno 1945 a New York e oggi compie 70 anni. Queste sono le sue sei canzoni che Luca Sofri, peraltro direttore del Post, aveva scelto per il suo libro Playlist, per chi è curioso di conoscerne qualche altra a parte la solita “You’re so vain”.

Carly Simon
(1945, New York City, New York)
La bocca più grande della storia del pop, se non si conta Mick Jagger. Figlia di un pianista e cofondatore di una delle più importanti case editrici del mondo – Simon & Schuster – ha fatto due figli con James Taylor, da cui ha divorziato dopo undici anni.
La ricca famiglia borghese newyorkese e le frequentazioni liberal degli anni Settanta spiegano il mix di storia del rock e repertorio banale della sua carriera. Malgrado un cancro curato da pochi anni, fa ancora un sacco di cose da distinta signora americana: scrive libri per bambini, canta le canzoni di Winnie the Pooh e vive a Martha’s Vineyard.

That’s the way I’ve always heard it should be
(Carly Simon, 1971)
Il primo successo della carriera: malgrado la dolcezza del suono è un lamento disilluso e cinico sulla famiglia e il matrimonio (“mi vuoi sposare, e ci sposeremo”) che farebbe passare la voglia di accasarsi a Lilli e il Vagabondo. Un trait d’union tra le rivolte sociali e di costume degli anni Sessanta e un nuovo romanticismo musicale che stava coinvolgendo anche i più fricchettoni reduci di quei tempi.

You’re so vain
(No secrets, 1972)
C’è questo leggendario mistero mai svelato su chi sia l’uomo irriso nella sua narcisa meschinità da “You’re so vain” (“e scommetto che pensi anche che questa canzone parli di te”). Per trent’anni fans, giornali specializzati e storici dello spettacolo le hanno provate tutte. Mick Jagger, Cat Stevens, James Taylor e molti altri ancora: ma il più accreditato resta sempre Warren Beatty. Lei non ha mai voluto chiarire, sostenendo che forse il soggetto erano tutti gli uomini del genere che aveva conosciuto, ma diffondendo però indizi ambigui: il titolare avrebbe una A, una R e una E nel nome. Il che esclude Stevens. Canzone appiccicosissima, singolo da milioni di copie, ancora programmatissimo in radio: e quello per cui Carly Simon è famosa. Carly chi? Quella di “You’re so vain”.

Nobody does it better
(The spy who loved me, 1977)
Il repertorio di canzoni da 007 è ormai ricchissimo e annovera diverse pietre miliari del pop. Una è questa, elegantissima e cantata supremamente ed epicamente, che stava in La spia che mi amava (“the spy who loved me”, come dice la canzone). Pensare a cosa “nessuno faccia meglio” dev’essere sembrato arditamente pruriginoso all’epoca.

Coming around again
(Coming around again, 1987)
La canzone di Affari di cuore, con Meryl Streep e Jack Nicholson, permise a Carly Simon di tornare a un notevole successo dopo molti anni. Nel film, e nel disco, ne compare anche una versione adattata alla filastrocca tradizionale “The itsy bitsy spider”.

Let the river run

(Working girl, 1988)
Per bissare il successo di “Coming around again”, le affidarono una canzone da usare in Una donna in carriera, con Harrison Ford e Sigourney Weaver. Almeno non è una copia: altro ritmo, poco sentimentalismo, e se ne tornò a casa con un Oscar per la miglior canzone. Fu ripresa dopo l’11 settembre per una campagna di orgoglio nazionale delle poste americane.

Time after time

(My romance, 1990)
Negli ultimi vent’anni, il sintomo 
dello sbracamento di fine carriera 
in America non sono più gli show 
a Las Vegas, ma l’incisione di una raccolta di standards. Carly Simon cominciò in tempi ancora poco sospetti con risultati dimenticabili, 
ma almeno non imbarazzanti co
me quelli di Rod Stewart. Si salva
 con dignità la sua “Time after ti
me”, nata nel 1947 per un film con
 Frank Sinatra e Jimmy Durante, Accadde a Brooklyn (no, non è
quella di Cindy Lauper).