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  • Mercoledì 10 giugno 2015

Il governo statunitense vuole identificare i commentatori di un sito di news

Il dipartimento di Giustizia ha chiesto le identità di chi ha minacciato – ma anche solo criticato – il giudice federale del caso Silk Road

Alcuni dei commenti apparsi sul sito, e riportati nella denuncia fatta dal Dipartimento di Giustizia
Alcuni dei commenti apparsi sul sito, e riportati nella denuncia fatta dal Dipartimento di Giustizia

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti vuole che Reason, un mensile e sito d’informazione statunitense, gli comunichi l’identità di alcuni lettori che hanno minacciato un giudice federale nella sezione dei commenti di un articolo online. L’articolo riguardava Ross Ulbricht, il fondatore del sito Silk Road, che è stato condannato all’ergastolo da un tribunale federale di New York. L’autore di quell’articolo – ancora disponibile sul sito di Reason – discuteva la richiesta di clemenza fatta da Ulbricht e giudicava la sentenza di ergastolo esagerata ed eccessiva. Nella sua sentenza la giudice Katherine B. Forrest ha spiegato che Silk Road – un sito di e-commerce illegale, usato soprattutto per vendere e comprare droga – era un «attacco alla salute pubblica della comunità» e che il ruolo avuto da Ulbricht è stato «terribilmente distruttivo per il nostro tessuto sociale».

Il 2 giugno il Dipartimento di Giustizia ha deciso di citare Reason in giudizio, chiedendo di poter avere nomi e informazioni degli autori di alcuni commenti all’articolo del 31 maggio. Tra i commenti ritenuti più gravi ce ne sono alcuni che parlano di sparare alla giudice Forrest, frasi a cui un utente ha poi commentato: «Perché sprecare munizioni? Andrebbe bene anche una cippatrice» (un macchinario usato per ridurre i pezzi di legno in piccole scaglie). Scrive Buzzfeed che tra i commenti che il Dipartimento di Giustizia ha individuato come pericolosi ce ne sono anche di meno violenti, che non presentano esplicite minacce. Parlando di Forrest, un commentatore di Reason ha scritto, per esempio, che “all’inferno c’è un posto speciale per quell’orribile donna”.

Le richieste del Dipartimento di Giustizia riguardano il Primo Emendamento della Costituzione statunitense che garantisce, tra le altre cose, libertà di parola e di espressione, concedendo molte più libertà rispetto a quelle concesse dalle principali democrazie mondiali. Negli ultimi anni il Primo Emendamento è stato spesso discusso e pochi mesi fa la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso che perché una minaccia sia essere ritenuta “vera” essa deve essere accompagnata da prove che esistano davvero volontà e intenzione di dare seguito effettivo alla minaccia. Le questioni relative al Primo Emendamento sono da alcuni anni rese ancora più complesse dalle questioni che riguardano i commenti online, la cui bassa qualità e complicata gestione sono da anni argomento di discussione nelle redazioni e tra giornalisti. Reason non ha ancora comunicato come risponderà alla richiesta.

Kimberly Chow, un avvocato del Reporters Committee for Freedom of the Press, un’associazione no profit che offre assistenza legale gratuita ai giornalisti, ha detto: «Lo sanno tutti che su internet ci sono esagerazioni e iperboli. I commenti di Reason rientrano in quelle categorie. Nessuno pensa che quelle persone abbiano davvero intenzione di mettere quella giudice in una cippatrice».