Cosa cambia con la riforma “La Buona Scuola”

I cambiamenti previsti dal disegno di legge del governo Renzi e in discussione in Parlamento, contro cui protestano insegnanti e studenti

Il disegno di legge sulla riforma della scuola si chiama “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”: è stato chiamato dal governo “La Buona Scuola”. Il ddl è stato presentato lo scorso 27 marzo in Parlamento, dopo una consultazione pubblica che è durata diversi mesi e ha coinvolto quasi due milioni di persone, secondo i dati del governo. Attualmente è in esame presso la Settima commissione della Camera (Cultura, Scienza e Istruzione): è diviso in 8 capi ed è composto da 24 articoli.

Organico e autonomia
Uno dei principi fondamentali della riforma “La Buona Scuola” è il rafforzamento dell’autonomia scolastica, cioè una maggiore libertà nella gestione degli edifici, della didattica, dei progetti formativi e dei fondi a disposizione di ogni singola scuola: le istituzioni scolastiche avranno l’onere di determinare triennalmente la propria offerta formativa e a questa triennalità saranno legati altri adempimenti dell’amministrazione, come gli organici, la mobilità del personale e le assunzioni.

L’organico sarà gestito interamente dal dirigente scolastico, cioè il preside, che potrà proporre le cattedre e i posti utilizzando gli albi territoriali costituiti dagli Uffici Scolastici Regionali in base a una sua valutazione. La chiamata degli insegnanti sarà dunque diretta, senza più graduatorie, ma sulla base degli albi a cui si accede per concorso pubblico oppure che rientreranno nelle assunzioni straordinarie di settembre 2015 (ci arriviamo). Il dirigente gestirà anche le supplenze fino a dieci giorni e potrà assegnarle sulla base dell’organico a disposizione anche a personale con abilitazione diversa da quella necessaria per la supplenza, ma con il titolo di studio corrispondente (potranno cioè fare supplenze anche i docenti senza specifica abilitazione: basta il titolo di studio). La retribuzione resta invariata: se, per esempio, una maestra della primaria viene chiamata a fare supplenza in una classe di scuola media del comprensivo, non avrà un aumento salariale.

L’organico dovrà essere «funzionale alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle Istituzioni scolastiche». Entro una determinata data, le scuole dovranno presentare un piano strategico.

Mobilità
I docenti potranno entrare soltanto negli albi, quindi, e non chiedere una scuola specifica: sarà il dirigente a proporre un incarico ai docenti scelti dall’albo. Tutti i docenti iscritti all’albo vengono comunque stipendiati. Gli incarichi avranno durata triennale, sulla base del progetto educativo della scuola, e saranno rinnovabili da parte del dirigente. A partire dall’entrata in vigore della legge, i docenti e il personale scolastico non potranno lavorare per più di 36 mesi, anche non continuativi, con contratti a tempo determinato. Non è chiaro che cosa succederà una volta terminati questi 36 mesi. In passato sembrava che l’orientamento fosse garantire un contratto a tempo determinato al termine dei 36 mesi, ma nel testo attuale della legge questa possibilità non è esplicitamente ribadita – e quindi c’è il rischio dopo 36 mesi il personale non possa più lavorare.

Formazione docenti
I docenti avranno 500 euro annui a disposizione da spendere per la propria formazione: si va dai libri ai software, dai concerti ai corsi. A questi si aggiungono anche 40 milioni di euro stanziati per la loro formazione durante il servizio. Le priorità di formazione per il 2015 sono lingue, inclusione scolastica, didattica innovativa e digitale.

Merito e bonus
Saranno messi a disposizione 200 milioni di euro a partire dal 2016 per il merito del singolo docente: il bonus verrà distribuito dal dirigente al docente che lo merita – motivando la decisione al Consiglio di Istituto, la cui composizione rimane invariata – sulla base di specifici criteri che vanno dal rendimento degli alunni all’innovazione della metodologia didattica, dal miglioramento complessivo della scuola alla qualità dell’insegnamento.

Gli scatti di anzianità (cioè gli aumenti di stipendio) non saranno più legati solo all’anzianità ma anche ai crediti formativi e didattici che gli insegnanti accumuleranno nel tempo: si inizierà quindi a introdurre una diversificazione delle retribuzioni del personale docente basata su una valutazione del “merito” piuttosto che sull’anzianità di servizio. I curricula dei professori saranno online.

Immissioni in ruolo
Ci sarà un piano straordinario di assunzioni per l’anno scolastico 2015-2016. Nel corso del 2015 verranno eliminate le graduatorie a esaurimento e saranno immessi in ruolo circa 100 mila insegnanti oggi precari (parte di questi sarebbero comunque subentrati agli insegnanti per i quali è prevista la pensione).

Restano esclusi dalle assunzioni gli insegnanti della scuola materna (circa 23 mila persone), gli idonei all’ultimo concorso (oltre 6 mila che hanno vinto il concorso del 2012 superando prove scritte e orali ma che non hanno ottenuto la cattedra perché non c’era un numero sufficiente di posti liberi, per i quali il PD propone un concorso riservato entro la fine dell’anno), i precari d’istituto rimasti fuori dalla graduatoria ad esaurimento che hanno però fatto tirocini e preso abilitazioni e che hanno prestato servizio come supplenti negli scorsi anni; infine resteranno esclusi i cosiddetti “supplenti lunghi”, coloro cioè che hanno fatto supplenze continue per oltre trentasei mesi e che sono stati oggetto di una recente sentenza della Corte di giustizia europea che ha condannato l’Italia per abuso di precarietà.

Anno di prova
Al termine dell’anno di prova i dirigenti potranno rimuovere senza obbligo di preavviso i docenti che verranno valutati negativamente. Il giudizio finale spetterà al dirigente senza più il coinvolgimento del Comitato di valutazione del servizio. Il docente rimosso ritorna a disposizione delle chiamate di altri dirigenti e mantiene lo stipendio.

Aumenti per i dirigenti
12 milioni di euro nel 2015 e 35 milioni annui dal 2016 è l’incremento del “Fondo unico nazionale per la retribuzione della posizione, fissa e variabile e della retribuzione di risultato” dei presidi, viste le loro nuove competenze.

Scuola-lavoro
Mentre prima gli stage erano previsti esclusivamente per gli studenti degli istituti tecnici e professionali, con la riforma dovranno farne tutti coloro che frequentano il triennio delle superiori (compresi i licei): 400 ore per gli studenti degli istituti tecnici e professionali, 200 per gli studenti dei licei. Gli stage si potranno fare sia in aziende private che in enti pubblici.

Nuove forme di finanziamento e detrazioni
Oltre ai finanziamenti statali le scuole potranno ricevere il 5 per mille, potranno usufruire del credito di imposta e lo “school bonus”, un bonus fiscale per le eventuali donazioni in denaro ricevute da privati. Le spese sostenute dalle famiglie i cui figli frequentano una scuola paritaria dell’infanzia o del primo ciclo (elementari e medie) saranno parzialmente detraibili dalla dichiarazione dei redditi, con un tetto massimo di 400 euro ad alunno per anno: una prima stima indica intorno ai 66,4 milioni di euro l’importo annuo previsto.

I principali punti della contestazione alla riforma riguardano:
– la stabilizzazione dei precari che non è ritenuta sufficiente: coinvolgerà meno precari di quanto annunciato (148 mila);
– il troppo potere dato ai dirigenti scolastici;
– il rinnovo dei contratti poiché gli stipendi non vengono aggiornati dal 2008;
– gli sgravi per chi decide di iscrivere i figli alle scuole private paritarie.

Nota: in una precedente versione di questo articolo avevamo scritto erroneamente che dopo tre anni di presenza negli albi senza essere chiamati gli insegnanti sarebbero stati licenziati. Ci scusiamo per l’errore.