Che cos’è il “tesoretto”?

Da dove arrivano gli 1,6 miliardi di euro che Renzi ha detto di non chiamare "tesoretto" e che ora tutti chiamano "tesoretto": e soprattutto, esistono?

di Davide Maria De Luca – @DM_Deluca

Venerdì 10 aprile durante la presentazione del DEF – il documento economico con cui il governo programma i suoi interventi per gli anni successivi – Matteo Renzi ha detto che il governo ha individuato nei conti pubblici 1,6 miliardi di euro in più che deciderà come spendere nelle prossime settimane. Secondo il DEF questa cifra – che Renzi ha detto di non chiamare “tesoretto” e che ora tutti chiamano “tesoretto” – è il frutto della revisione di alcune stime su quanto il governo spenderà nel corso del 2015. Negli ultimi giorni in molti hanno chiesto o consigliato al governo come spendere questa cifra: la CGIL, per, esempio ha detto che quei soldi andranno spesi per “l’occupazione“, mentre la Lega Nord ha detto che vanno usati per gli “esodati“. Forza Italia e molti economisti e giornalisti hanno invece detto di essere molto scettici sul fatto che questo “tesoretto” esista davvero.

Da dove arrivano questi soldi?
Per capire di cosa stiamo parlando bisogna andare a vedere la Parte I del DEF e in particolare la tabella a pagina 2. Da qui si capisce che il “tesoretto” è frutto della differenza tra l’obiettivo programmatico di un rapporto deficit-PIL al 2,6 per cento e uno “tendenziale” al 2,5 per cento. Sembra una questione bizantina, ma è in realtà è molto più semplice di quanto appare. Il “deficit programmatico” è, in un dato anno (il 2015 nel nostro caso), la cifra (calcolata in percentuale sul PIL) di quanto il governo vuole spendere più di quanto guadagna (questa cifra va coperta facendo nuovo debito pubblico: per questo si chiama anche “indebitamento netto”).

Il deficit tendenziale, invece, è una stima fatta sempre dal governo su quanto sarà effettivamente il deficit in un certo anno. In teoria questi due numeri devono essere uguali: se il deficit programmatico è inferiore al tendenziale, allora il governo deve tagliare qualche spesa, aumentare le entrate o fare più debito pubblico del previsto. Se invece l’obiettivo programmatico è superiore al deficit tendenziale, allora vuol dire che il governo a fine anno avrà delle risorse in più da spendere. Questa seconda situazione, secondo il governo, è quella in cui si trova il bilancio pubblico nel 2015: l’obiettivo di spesa è superiore alle spese stimate e quindi ci sono dei soldi da spendere in più. La differenza tra 2,6 per cento e 2,5 è lo 0,1 un per cento del PIL, cioè circa 1,6 miliardi: si genera così il famoso “tesoretto”.

Ma il “tesoretto” esiste?
Il problema, come hanno scritto molti economisti ed esperti in questi giorni, è che non stiamo parlando di numeri veri, ma soltanto di stime. Non si tratta di soldi trovati sotto il cuscino del divano, insomma, ma di soldi che – sulla base di un calcolo – possono essere spesi senza indebitarsi ulteriormente. Il deficit tendenziale è una cifra molto aleatoria che per essere calcolata dipende a sua volta da numerose altre stime. Per esempio, il governo stima che il PIL quest’anno crescerà dello 0,7 per cento rispetto allo 0,6 per cento stimato lo scorso anno. Il governo stima anche che la spesa per interessi sul debito pubblico calerà, generando un ulteriore risparmio. Questi e altri fattori hanno spinto il governo ad abbassare la stima del deficit tendenziale.

Negli ultimi anni, però, le previsioni dei governi italiani sulla crescita del PIL si sono rivelate sistematicamente sbagliate: la CGIL ha realizzato un studio in cui ha mostrato come tra il 2007 e il 2013 le stime di crescita del PIL realizzate dai vari governi siano state complessivamente tre volte più alte della crescita reale. Le stime del governo, inoltre, non sono condivise a livello internazionale. Lo stesso DEF, a pagina 33 della Parte I, specifica che in un documento di febbraio la Commissione Europea ha stimato il deficit italiano per il 2015 al 2,6 per cento. L’OCSE, a gennaio, addirittura al 2,7 per cento. In realtà è possibile che le stime del governo siano corrette e che effettivamente quest’anno lo Stato risparmi 1,6 miliardi rispetto all’obiettivo. Il problema, però, è che il governo ha dichiarato di voler spendere questi soldi nelle prossime settimane, cioè molto prima di aver alcuna certezza di aver fatto una stima esatta.

Inoltre, l’Italia si trova in un periodo in cui le finanze pubbliche sono sotto stress e ci sono diversi rischi di aumento di imposte tra il 2015 e il 2016. Per esempio proprio in questi giorni si sta discutendo di come coprire gli sgravi contributivi che permettono ai datori di lavoro di non pagare i contributi ai nuovi assunti per i primi tre anni. Si tratta di una norma della Legge di Stabilità 2015 che ha portato buoni risultati ma dev’essere finanziata: ora però c’è il pericolo che il governo non abbia i soldi per farlo e che sia costretto ad aumentare le tasse. Un altro problema che il governo dovrà affrontare quest’anno è quello delle cosiddette “clausole di salvaguardia” della Legge di Stabilità del 2015: se il governo non riuscirà a trovare 16 miliardi di euro nel corso del 2015, dal primo gennaio 2016 l’IVA aumenterà automaticamente per coprire una serie di spese.

Secondo molti economisti, sarebbe imprudente da parte del governo impegnare 1,6 miliardi in una nuova iniziativa quando non c’è certezza che le finanze pubbliche riescano a coprire le spese già approvate. Le critiche contro il “tesoretto” sono state particolarmente dure anche perché tra meno di due mesi ci saranno le elezioni regionali e, secondo molti, l’annuncio del tesoretto rappresenta una manovra elettorale. Il Sole 24 Ore è stato particolarmente duro e in un commento di Fabrizio Forquet pubblicato oggi ha definito il tesoretto «un’arma di distrazione di massa».