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  • Sabato 14 marzo 2015

I guai delle opposizioni in Tagikistan

Un oppositore del governo tagiko è stato ucciso in Turchia: c'entrano affari misteriosi e un governo sempre più autoritario

Tajik soldiers are pictured at Dushanbe airport on January 1, 2012. AFP PHOTO JOEL SAGET (Photo credit should read JOEL SAGET/AFP/Getty Images)
Tajik soldiers are pictured at Dushanbe airport on January 1, 2012. AFP PHOTO JOEL SAGET (Photo credit should read JOEL SAGET/AFP/Getty Images)

Giovedì 12 marzo, intorno alle 22 e 30, Umarali Kuvatov, un oppositore del governo del Tagikistan, è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco alla testa a Istanbul, in Turchia, dove da anni si trovava in esilio. Tre persone sono state arrestate per l’omicidio: molti hanno legato l’attacco alla difficile e complicata situazione in cui si trovano da molti anni gli oppositori tagiki. Il Tagikistan, un paese molto povero di otto milioni di abitanti nell’Asia Centrale, è governato dalla metà degli anni Novanta da Emomali Rahmon, ex leader del partito comunista locale. Negli ultimi vent’anni, secondo gli osservatori internazionali, il Tagikistan non ha mai avuto elezioni libere e trasparenti.

Chi era Kuvatov
Kuvatov, 47 anni, era un uomo d’affari tagiko diventato ricco nei primi anni Duemila grazie al business delle costruzioni e poi del petrolio. Fino a pochi anni fa aveva ottime relazioni con la famiglia del presidente Rahmon: poi, tra il 2011 e il 2012, Kuvatov perse molti soldi per alcuni investimenti andati male e decise di denunciare “alcune persone influenti” che secondo lui stavano cercando di intromettersi nei suoi affari. Kuvatov andò in Russia, ma decise di scappare di nuovo dopo che il governo tagiko fece formale richiesta di estradizione a quello russo: il Tagikistan accusava Kuvatov di estremismo e corruzione. Kuvatov andò prima negli Emirati Arabi Uniti e poi in Turchia.

tagik nella foto: Umarali Kuvatov (BBC)

Negli ultimi anni Kuvatov aveva spesso accusato il presidente Rahmon di corruzione e nepotismo ed era uno dei principali organizzatori e finanziatori dell’opposizione al suo governo. Diverse persone vicine alla sua famiglia hanno raccontato ai giornali turchi che il suo assassinio ha ricordato loro quello di Boris Nemtsov, l’oppositore di Vladimir Putin ucciso a Mosca lo scorso febbraio. La dinamica dell’omicidio è però ancora poco chiara. A quanto pare, giovedì sera Kuvatov stava cenando con la sua famiglia e un ospite tagiko quando improvvisamente tutti i presenti hanno cominciato a sentirsi male, forse a causa di un avvelenamento. Kuvatov è uscito di casa insieme ai suoi famigliari per andare in ospedale: appena fuori dalla porta, è stato colpito alle spalle con un colpo di arma da fuoco. Secondo le autorità turche, Kuvatov era già morto quando i soccorsi sono arrivati sul posto. Da quanto si trovava in esilio, Kuvatov dirigeva il “Gruppo 24”, una delle principali formazioni di opposizione del paese, dichiarata illegale dal governo tagiko lo scorso ottobre.

Cos’è il Tagikistan e che problema c’è con le opposizioni
Il Tagikistan è un’ex repubblica sovietica che si trova nel mezzo dell’Asia Centrale: confina a sud con Afghanistan, ad est con la Cina e a nord con Kirghizistan e Uzbekistan. È un paese poverissimo, con circa 8 milioni di abitanti e un PIL pro capite di appena mille euro, praticamente lo stesso del vicino Afghanistan. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, nel paese c’è stata una breve guerra civile durante la quale si sono scontrate le forze fedeli al presidente Rahmon, ex leader del partito comunista locale, e una coalizione di forze di opposizione tra cui alcuni gruppi di ispirazione islamica. La guerra civile è finita con un accordo tra le due parti secondo cui il potere doveva essere diviso tra Rahmon e l’opposizione musulmana.

Secondo il settimanale Economist, negli ultimi anni Rahmon ha sistematicamente violato gli accordi, trasformando il paese in una vera e propria dittatura. Durante le elezioni che si sono succedute si sono registrati brogli e intimidazioni sistematici. Durante le elezioni del primo marzo, hanno detto gli osservatore dell’OSCE (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), circa metà dei voti erano da considerarsi non validi. Senza molte sorprese il risultato è stato molto positivo per Rahmon e i suoi alleati e per la prima volta dalla fine della guerra civile il Partito della Rinascita Islamica, la principale formazioni di opposizione, non è riuscito ad ottenere nemmeno un seggio in Parlamento.

Secondo diversi esperti, l’influenza di Kuvatov negli ultimi mesi era in crescita. Il Gruppo 24 è particolarmente attivo sui social media e cerca di influenzare soprattutto i milioni di emigrati tagiki che lavorano in Russia e Turchia. Lo scorso ottobre, poco prima che il gruppo venisse dichiarato illegale, Kuvatov aveva cercato di finanziare e organizzare una manifestazione di protesta contro il governo nella capitale del paese, Dushanbe. La manifestazione era stata però bloccata. Adesso il timore, racconta l’Economist, è che vedendosi negato ogni mezzo di espressione democratica quelle stesse forze di opposizione decidano di passare ai metodi violenti.

Foto: Umarali Kuvatov, da Facebook