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  • Giovedì 26 febbraio 2015

Cristina Kirchner non verrà incriminata

Un giudice federale argentino ha fatto cadere le accuse contro la presidente dell'Argentina nel caso su cui stava indagando il procuratore Alberto Nisman, trovato morto il 19 gennaio

Argentine President Cristina Kirchner gestures during a ceremony with provincial governors, in Buenos Aires, on January 30, 2015. President Cristina Kirchner on Monday said that she will disband Argentina's intelligence service after a prosecutor was found dead just hours before he was to make explosive allegations against her. AFP PHOTO / ALEJANDRO PAGNI (Photo credit should read ALEJANDRO PAGNI/AFP/Getty Images)
Argentine President Cristina Kirchner gestures during a ceremony with provincial governors, in Buenos Aires, on January 30, 2015. President Cristina Kirchner on Monday said that she will disband Argentina's intelligence service after a prosecutor was found dead just hours before he was to make explosive allegations against her. AFP PHOTO / ALEJANDRO PAGNI (Photo credit should read ALEJANDRO PAGNI/AFP/Getty Images)

Il giudice federale argentino Daniel Rafecas ha deciso di non incriminare la presidente Christina Kirchner nel discusso e complicato caso su cui stava indagando il procuratore generale Alberto Nisman, trovato morto in circostanze ancora non del tutto chiare nel suo appartamento a Buenos Aires lo scorso 19 gennaio. Nisman, che avrebbe dovuto presentarsi di fronte a una commissione parlamentare il giorno dopo la sua morte per esporre gli sviluppi della sua inchiesta, aveva accusato Kirchner di avere cospirato per insabbiare un’indagine riguardante il presunto coinvolgimento dell’Iran in un attacco esplosivo in un centro ebraico a Buenos Aires nel 1994, che causò la morte di 85 persone. Rafecas ha detto che non ci sono prove nei documenti di Nisman: «Non c’è una sola prova o un solo indizio, nemmeno circostanziale, che punti verso il capo di Stato».

Secondo Nisman, Kirchner aveva chiesto al suo ministro degli Esteri Hector Timerman e ad altri funzionari di attivarsi per trovare una qualche forma di immunità per alcune persone di origini iraniane sospettate per l’attacco, sperando in questo modo di migliorare i rapporti diplomatici e commerciali con l’Iran (l’obiettivo, diceva Nisman, era ottenere forniture di petrolio a prezzi più vantaggiosi e attenuare così i problemi dovuti alla crisi energetica ed economica in Argentina). La teoria di Nisman era stata poi confermata dal procuratore federale Gerardo Pollicita, che era stato nominato a capo dell’inchiesta dopo la morte di Nisman: Pollicita aveva presentato il caso a Rafecas, che doveva decidere se procedere o meno con l’incriminazione.

Nisman aveva accusato di essere coinvolti nell’insabbiamento delle indagini il ministro degli Esteri Hector Timerman, il deputato e capo de La Cámpora, Andrés Larroque, e altri funzionari argentini. Il giornale argentino La Nación ha scritto che il procuratore federale Pollicita può fare appello contro la decisione di Rafecas.