Che fine ha fatto il Mullah Omar?
Il capo dei talebani afghani – negli anni dato per morto più volte di Fidel Castro – è sparito dal 2001: di lui non si sa quasi niente e ora la sua autorità è sfidata dal leader dell'ISIS
Nelle ultime settimane alcuni siti di news e giornali esteri hanno ricominciato a occuparsi di quello che succede in Afghanistan e Pakistan, per via delle dichiarazioni di alleanza di alcuni comandanti talebani allo Stato Islamico (o ISIS). Da quasi 15 anni anni Afghanistan e Pakistan hanno al loro interno gruppi armati “resistenti” molto attivi, anche per l’incapacità dei governi centrali di controllare tutto il territorio nazionale. Il gruppo più forte e conosciuto in Afghanistan è quello dei talebani, il cui leader è il Mullah Omar, uno dei terroristi più ricercati al mondo. Il Mullah Omar – a cui ha dichiarato fedeltà anche Osama bin Laden, e poi il suo successore a capo di al Qaida, Ayman al Zawahiri – è un personaggio misterioso di cui non si sa praticamente nulla e che è sparito completamente dalla circolazione nel 2001. Nel corso degli ultimi anni è stato dato per morto diverse volte e oggi è coinvolto in una complicata competizione religiosa e politica con il leader dell’ISIS, Abu Bakr al Baghdadi.
Cosa si sa del Mullah Omar
Mohammed Omar Mujahid – detto anche Mullah Omar – è il fondatore e leader ideologico dei talebani afghani. È stato il capo dell’Afghanistan tra il 1994 e il 2001, nei sette anni in cui il paese è stato un Emirato Islamico governato dai talebani; a un certo punto ha perso un occhio, non si sa esattamente come. I legami tra il Mullah Omar e Osama bin Laden – capo di al Qaida fino al 2011, anno in cui è stato ucciso – risalgono alla resistenza afghana nel periodo dell’occupazione sovietica, tra il 1979 e il 1989. Il Mullah Omar conosceva anche Abu Musab al Zarqawi – considerato il fondatore dell’ISIS, ucciso da un bombardamento americano il 7 giugno 2006 – dalla fine degli anni Novanta. Durante gli anni di governo dei talebani, in Afghanistan vigeva un’interpretazione molto restrittiva della sharia: le donne dovevano coprirsi integralmente, non avevano un’istruzione o un lavoro, vivevano praticamente solo in casa e quando erano accusate di adulterio venivano lapidate. Le mani dei ladri venivano amputate e coloro che erano accusati di omicidio venivano uccisi tramite un’esecuzione pubblica compiuta dai familiari del morto.
Cosa non si sa del Mullah Omar
Il Mullah Omar è uno dei leader di gruppi armati di cui si sa meno in assoluto. Non si sa con precisione quando è nato (sembra tra il 1959 e il 1962) né dove (può darsi nella provincia afghana di Kandahar, o in quella di Urozgan). Di lui si hanno solo due fotografie. Dopo l’invasione statunitense in Afghanistan nel 2001 il Mullah Omar ha attraversato il confine ed è arrivato in Pakistan: da allora di lui non si è saputo più nulla. Gli stessi comandanti talebani non hanno alcun contatto con lui – sembra che solo due di loro sanno dove si trovi – e nessuno sa dire davvero se sia ancora vivo o no. Il New York Times ha scritto che i talebani di un certo rango che hanno sollevato obiezioni sulla “sparizione” del Mullah Omar sono stati marginalizzati. Alcuni funzionari afghani ed europei hanno detto di credere che un leader talebano, Mullah Abdul Raqib Takhari, sia stato ucciso per aver detto che avrebbe cominciato a fare di testa propria se non avesse ottenuto un colloquio con il Mullah Omar. Su dove si possa trovare ora si hanno notizie contrastanti: in molti credono che si trovi ancora in Pakistan, dove si sono rifugiati diversi leader talebani dopo l’invasione americana del 2001. Le poche certezze che si hanno su Omar dipendono anche dal fatto che nessun giornalista occidentale lo ha mai incontrato: tutti i contatti con il mondo esterno sono stati delegati al suo “ministro degli Esteri”, Wakil Ahmad Mutawakkil.
Una foto del Mullah Omar scattata presumibilmente tra il 1996 e il 1998 (National Counterterrorism Center)
Tutte le morti del Mullah Omar
Alla fine del 2001 gli americani tentarono diverse volte di uccidere il Mullah Omar. Nel 2007 si è detto che il Mullah Omar si trovava a Quetta, in Pakistan, sotto la protezione dei servizi segreti pakistani (ISI). A partire dalla fine dello stesso anno diversi funzionari dell’amministrazione americana e giornalisti hanno invece sostenuto che si trovasse a Karachi, sempre in Pakistan, agli “arresti domiciliari” e controllato a vista dall’ISI: da anni ormai molti esperti ritengono che l’ISI abbia avuto un ruolo importante nel finanziare e sostenere i talebani afghani nel prendere il controllo dell’Afghanistan, in modo da potere esercitare su di loro una certa influenza e bilanciare l’influenza dell’India in territorio afghano. Nel maggio 2011 fonti interne all’intelligence afghana hanno detto che Omar era stato ucciso dall’ISI. Nel luglio 2011 qualcuno ha hackerato un sito talebano e ha annunciato la morte di Omar a causa di “una malattia del cuore” (notizia prontamente smentita da un portavoce dei talebani). Diverse altre volte è circolata la voce della morte di Omar, ma finora non c’è mai stata alcuna conferma.
La competizione tra il Mullah Omar e al Baghdadi
Afghanistan e Pakistan sono diventati negli ultimi mesi due paesi importanti nella competizione tra al Qaida e ISIS per la predominanza del mondo jihadista. I due gruppi non si contendono solo l’alleanza con le singole fazioni jihadiste o i comandanti talebani afghani. La competizione riguarda anche l’autorità religiosa e il ruolo di leader morale che è stato attribuito (o che si sono attribuiti) il Mullah Omar e Abu Bakr al Baghdadi, attuale leader dell’ISIS: entrambi sono “Emiri dei Credenti”, anche se Baghdadi ha rivendicato il suo potere sopra un Califfato, mentre il Mullah Omar sopra l’Emirato Islamico dell’Afghanistan (quindi uno stato, non un Califfato). Nel luglio del 2014 – un mese dopo l’improvvisa avanzata dell’ISIS in Iraq – al Qaida ha ribadito la sua fedeltà al Mullah Omar nel primo numero del suo nuovo giornale online “Al Nafir”. La rottura tra al Qaida e ISIS risale alla primavera del 2014: i rapporti tra le due organizzazioni si sono ulteriormente deteriorati nel giugno dello stesso anno, quando Baghdadi ha proclamato la nascita del Califfato Islamico e ha detto che tutti i gruppi jihadisti – e anche tutti i musulmani – devono riferirsi a lui. In pratica Baghdadi ha disconosciuto l’autorità non solo di Ayman al Zawahiri, capo di al Qaida dall’uccisione di Osama bin Laden, ma anche del Mullah Omar.
Sull’attuale influenza che esercita Omar in Afghanistan e Pakistan ci sono interpretazioni contrastanti. Anni fa l’unità delle Nazioni Unite incaricata di monitorare le attività dei talebani era arrivata alla conclusione che il Mullah Omar non era più l’unico leader del movimento insurrezionalista della regione: da diversi anni uno dei gruppi considerati più pericolosi è la rete Haqqani, guidata da Jalaluddin Haqqani e operativa soprattutto nel North Waziristan, in Pakistan. Antonio Giustozzi, studioso italiano che in passato ha scritto parecchio di talebani, ha detto al New Yorker che Omar ha perso influenza soprattutto tra i combattenti più giovani e che il suo ruolo è rimasto per lo più simbolico. La figura del Mullah Omar, comunque, viene considerata ancora un punto di riferimento sia dai talebani che in parte anche dalla leadership di al Qaida.