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  • Mercoledì 11 febbraio 2015

Anche il Niger contro Boko Haram

Lo stato confinante con la Nigeria – colpito direttamente nelle ultime settimane – ha deciso di partecipare alle operazioni militari contro il gruppo estremista islamico

FILE -In this file photo taken Tuesday, Jan. 27, 2015, Nigerian Soldiers, left, pass by on the back of a armed truck as they patrol at a local market after recent violence in surrounding areas at Maiduguri, Nigeria. Nigerian and Chadian jets are bombing Boko Haram out of a slew of northeastern Nigerian towns and villages, witnesses and officials said Wednesday, Feb. 4, 2015, of the first major offensive against the Islamic extremists whose insurgency was spreading across borders. (AP Photo/Jossy Ola, File)
FILE -In this file photo taken Tuesday, Jan. 27, 2015, Nigerian Soldiers, left, pass by on the back of a armed truck as they patrol at a local market after recent violence in surrounding areas at Maiduguri, Nigeria. Nigerian and Chadian jets are bombing Boko Haram out of a slew of northeastern Nigerian towns and villages, witnesses and officials said Wednesday, Feb. 4, 2015, of the first major offensive against the Islamic extremists whose insurgency was spreading across borders. (AP Photo/Jossy Ola, File)

Il Parlamento del Niger ha approvato all’unanimità la decisione di schierare delle truppe nel nord della Nigeria, per partecipare alle operazioni militari contro il gruppo estremista islamico Boko Haram che vedono già coinvolti gli eserciti della Nigeria, del Ciad, del Camerun e del Benin, e a cui l’ONU e la Francia hanno offerto appoggio logistico e rifornimenti. Il presidente dell’Assemblea nazionale Adamou Salifou ha detto che solo unendo sforzi e risorse si potrà «contribuire alla sconfitta di questo gruppo che con i suoi atti barbarici mostra disprezzo per la religione musulmana».

Boko Haram

Il Niger è uno stato africano confinante con la Nigeria – dove finora sono avvenuti la maggior parte degli attacchi dell’organizzazione – che nelle ultime settimane è stato colpito direttamente da Boko Haram. Lo scorso 9 febbraio è stata attaccata la prigione di Diffa, appena oltre il confine con la Nigeria, in cui erano detenuti dei militanti del gruppo: sono morte almeno sei persone. Il giorno prima è esplosa una bomba in un mercato ortofrutticolo, intorno alle 11 del mattino: alcuni testimoni hanno detto che era stata portata in un sacco da un bambino di circa 11 anni. Nell’attentato è morta una persona e altre 18 sono rimaste gravemente ferite.

A Diffa, dove ieri è stato proclamato lo stato di emergenza, «le persone sono in preda al panico, stanno dentro casa e tutti i negozi sono chiusi», ha detto il responsabile della Croce Rossa locale. La zona è sotto attacco da diversi punti e con una duplice strategia: attentati kamikaze sul posto e lancio di razzi a distanza. Secondo fonti militari locali, lo scopo di questa offensiva di Boko Haram è distruggere il ponte che si trova a tre chilometri da Diffa e che separa la città da quella nigeriana di Dutsi. E questo per rallentare l’azione congiunta delle forze dei vari stati africani coinvolti (in questo specifico caso Niger e Ciad). Diversi analisti sostengono che fino ad ora il Niger ha fatto attenzione a non provocare i ribelli di Boko Haram, che si sono però infiltrati efficacemente a Diffa.

L’esercito delle forze congiunte dovrebbe alla fine essere composto da circa 8.700 uomini. La Nigeria e il Ciad si sono detti pronti a mobilitare ciascuno tra i 3.200 e i 3.500 soldati, il Benin e il Camerun dovrebbero invece, come il Niger, fornire 750 uomini. In settimana Abubakar Shekau, il leader di Boko Haram, ha pubblicato un video su YouTube prendendo in giro l’offensiva schierata contro di lui. Il messaggio è stato trascritto da SITE – società di consulenza e di ricerca che si occupa di cose legate al terrorismo – e dice: «Hai mandato 7.000 soldati. Perché non ne hai inviati sette milioni? Solo 7.000? Per Allah, è pochissimo. Possiamo fermarli in una volta sola o due».

L’attività di Boko Haram negli ultimi mesi si è intensificata notevolmente, e gli attacchi fuori dalla Nigeria stanno aumentando. IntelCenter, una società privata statunitense che offre i suoi servizi alle agenzie di intelligence, ha pubblicato un grafico con la pericolosità dei gruppi terroristici sulla base delle loro attività nei 30 giorni precedenti al 28 gennaio, ordinandoli sulla base di un indice che prende in considerazione il numero di persone uccise e ferite, gli incidenti e gli allarmi provocati e il volume di messaggi, foto e video diffusi: Boko Haram è il primo gruppo più pericoloso, davanti allo Stato Islamico. Da un secondo grafico risulta che Boko Haram sia al secondo posto per numero di persone uccise in attacchi direttamente attribuiti nel corso del 2014 e fino al 9 febbraio del 2015 (al primo posto c’è IS-ISIS).