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  • Domenica 4 gennaio 2015

Il peso della conoscenza

Letteralmente: Simon Brown fotografa libri antichi, ammassati e impilati in vecchie e bellissime biblioteche

di Jordan G. Teicher - Slate

Oltre a quelle raccontate nelle loro pagine, i vecchi libri hanno delle proprie storie. I libri segnati dal tempo e talvolta seriamente malconci della serie di Simon Brown “Il peso della conoscenza”, che è stata in mostra alla Benrubi Gallery di New York fino allo scorso 20 dicembre, ne sono un ottimo esempio. Il figlio teenager del fotografo, che vive a Londra, era sommerso dallo studio per gli esami per il General Certificate of Secondary Education (GCSE), una serie di prove scolastiche che gli studenti britannici devono sostenere intorno ai sedici anni. A Brown venne un’idea per tirarlo su di morale: impilò alcuni libri della sua collezione su un banco, nel suo studio, e scattò una fotografia. «Ho chiamato la foto “Il peso impossibile della conoscenza”, alludendo a quanto può essere difficile imparare», ha spiegato Brown, «mio figlio ha un bel carattere e ha detto che era una buona battuta».

Dopo quell’episodio, Brown ha iniziato a fotografare altri libri che fossero particolari e con un ché di storico, per via dell’aspetto logoro. Alcuni di questi provengono dalla sua collezione, altri li ha scoperti mentre era impegnato in altri progetti in Gran Bretagna, Irlanda e Francia. La foto “Libri salvati dal fuoco”, per esempio, è stata scattata mentre stava fotografando un castello francese per il libro “Romantic French Homes”. «Un’altra foto è stata scattata in una grande casa di campagna inglese. Ho in un certo senso infilato la foto in un servizio che stavo facendo lì. Ero nella biblioteca e ho ammassato in fretta un sacco di libri, ho scattato la foto e li ho rimessi a posto nell’ordine corretto», ha detto. «Quello che non avevo capito era che alcuni di quei libri erano del sedicesimo e diciassettesimo secolo, ed erano di valore inestimabile. Avrei potuto cacciarmi in un sacco di guai, se ne avessi rotto uno».

Nei casi in cui quello che sta intorno ai libri è bello come i libri stessi, Brown lo fotografa, catturando scorci di librerie e salotti fantastici. Altre volte fa dei primi o primissimi piani, concentrandosi sulle texture e sui colori. Le fotografie di Brown sfruttano sempre la luce naturale, perché in quella luce, come nei libri stessi, c’è sempre «qualcosina che non va». Mette anche in equilibro i libri gli uni sugli altri, per via della tensione che trasmette all’osservatore. Esattamente come chi guarda la foto si chiede se quei libri stiano per crollare, spiega Brown, uno si può interrogare sul futuro dei libri in generale, in un mondo sempre più digitale. Brown si è fatto a sua volta questa domanda, ma dopo aver passato così tanto tempo con degli oggetti così antichi e così resistenti, ha concluso che i libri non scompariranno. «Con lo sviluppo dell’era digitale, ci si aspettava che i libri scomparissero, ma non lo faranno. Sono stati un po’ reinventati. Hanno una propria bellezza, una propria persistenza nel tempo. Sono qui per rimanere».