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  • Lunedì 22 dicembre 2014

I consigli della CIA per le sue spie

WikiLeaks ha pubblicato due documenti riservati che contengono una serie di consigli per gli agenti sotto copertura che vogliono evitare controlli agli aeroporti

MIAMI, FL - DECEMBER 19: People wait in line to check luggage at the ABC Charters American Airlines flight to Havana, Cuba at Miami International Airport on December 19, 2014 in Miami, Florida. U.S. President Barack Obama announced a relaxation in the Cuban policy which may mean more travel between the United States and Cuba. (Photo by Joe Raedle/Getty Images)
MIAMI, FL - DECEMBER 19: People wait in line to check luggage at the ABC Charters American Airlines flight to Havana, Cuba at Miami International Airport on December 19, 2014 in Miami, Florida. U.S. President Barack Obama announced a relaxation in the Cuban policy which may mean more travel between the United States and Cuba. (Photo by Joe Raedle/Getty Images)

Il 21 dicembre l’organizzazione WikiLeaks ha diffuso due documenti della CIA, l’intelligence del governo degli Stati Uniti, che forniscono una serie di consigli per aggirare i sistemi di controllo negli aeroporti e alle frontiere. I documenti sono classificati come segreti – “NOFORN”, non possono cioè essere condivisi con i servizi di intelligence dei paesi alleati – e sono rivolti agli agenti che lavorano sotto copertura. Le guide si intitolano «Surviving Secondary» e «Schengen Overview», risalgono al 2011 e al 2012 e sono stati creati da un ufficio della CIA chiamato “CHECKPOINT” che si occupa della protezione dell’identità e dei documenti degli agenti sotto copertura.

In generale questi documenti mostrano le crescenti preoccupazioni della CIA riguardo l’esistenza di banche dati biometriche (per il riconoscimento attraverso le impronte digitali o l’iride, per esempio) che possono mettere a repentaglio le loro operazioni segrete. Affermano che il mandato generale per gli agenti è mantenere la copertura ad ogni costo e consigliano di aver preparato in anticipo dei profili Linkedin o Twitter con la falsa identità, di non avere un computer con dati che non corrispondano alla storia che devono raccontare e di prepararsi psicologicamente al controllo. Alcune indicazioni sono ovvie, altre di buon senso. Nel complesso, se uno non si è mai posto il problema, lette una dopo l’altra sono anche piuttosto interessanti.

1. Non acquistare il biglietto in contanti e imbarcare i bagagli
I principali problemi agli aeroporti, cioè i controlli maggiori e più approfonditi, vengono fatti quando il biglietto viene acquistato in contanti; quando viene acquistato direttamente all’aeroporto o il giorno prima della partenza; quando è di sola andata; quando il bagaglio non viene imbarcato.

2. Coerenza
Evitare di essere bloccati per controlli più approfonditi dimostrandosi impreparati e mostrando contraddizioni tra quello che si dice di voler fare o tra chi si dice di essere e i dati sui propri documenti. Il contenuto dei propri bagagli deve essere coerente anche con il paese in cui si va. Bisogna sapere la lingua del paese che ha emesso il passaporto.

3.- Essere informati
Una parte dei documenti è riservata alle informazioni sui paesi in cui si intende entrare per essere preparati alle varie procedure ed evenienze. Per esempio è importante sapere quali paesi effettuano controlli biometrici o quali sono in grado di farli. Secondo gli ultimi dati, che risalgono al maggio del 2014, una trentina di paesi – tra cui l’Italia, la Polonia, la Finlandia, l’Estonia, l’Algeria, il Senegal, il Ghana, la Cambogia, Singapore, l’Indonesia e il Cile – non partecipano al programma di autenticazione del passaporto biometrico.

Va anche tenuto conto che i controlli possono essere effettuati su chiunque e che in alcuni paesi ci sono abitudini e pratiche che è bene conoscere: è stato calcolato per esempio, che un viaggiatore statunitense su dodici sarebbe soggetto a tali controlli in modo casuale. A Chittagong, in Bangladesh, i turisti vengono regolarmente sottoposti a una specie di interrogatorio di un’ora prima di essere “rilasciati” e dopo aver pagato 50 dollari. A Mogadiscio, in Somalia, c’è l’abitudine di selezionare almeno un passeggero per volo e accusarlo di attività illegali, per costringerlo a pagare una tangente. In alcuni paesi i controlli degli aeroporti hanno il diritto di trattenere il viaggiatore per ore e questo può essere fonte di stress (in Turchia i passeggeri possono essere fermati anche per 24 ore).

4. Non avere uno sguardo sfuggente
I controlli più approfonditi possono essere decisi in base a criteri soggettivi. Molti aeroporti utilizzano anche tecniche basate sul comportamento per individuare le persone sospette. Bisogna evitare dunque di avere le mani che tremano, di sudare, di avere un battito cardiaco troppo alto, di arrossire, di evitare il contatto con gli occhi (o, al contrario, di cercare il contatto con altri passeggeri a distanza). Di avere, in generale, un atteggiamento reticente e poco disponibile a fornire informazioni.

5. Non andare più di cinque volte in un mese in Venezuela
Ci sono una serie di tragitti o transiti considerati con maggior sospetto rispetto ad altri. Se andate in Cile passando da diversi paesi del sud-est asiatico, potreste attirare l’attenzione della polizia; se andate in Gambia potrebbe essere considerato degno di approfondimento il fatto che vi siate regolarmente recati in Nigeria e in Guinea-Bissau; se andate più di cinque volte al mese in Venezuela potreste essere sottoposti ad un colloquio più approfondito; se avete soggiornato per breve tempo tra Zambia, Pakistan e Sud Africa potreste essere sospettati di essere dei trafficanti droga, per i servizi di sicurezza dello Zambia. Infine evitate di andare in Israele con un passaporto pieno di timbri che mostrano che avete viaggiato in molti paesi musulmani (e viceversa).

6. Meglio viaggiare accompagnati
E preferibilmente con una valigia, e non una borsa o uno zaino. Gli uomini di etnia cinese tra i 16 e i 28 anni potrebbero essere sospettati di essere migranti illegali da parte dei servizi di sicurezza cileni, per esempio: il sospetto diminuisce se con voi c’è qualcuno.

7. Evitare dispositivi elettronici e, comunque, controllare i social network
I controlli possono anche passare attraverso una verifica delle cose scritte su Facebook o su qualunque altro profilo online. Il fatto di non avere un profilo Facebook o Linkedin (nel caso di uomini e donne d’affari) potrebbe essere considerato sospetto. Un altro rischio per chi viaggia sotto copertura è rimanere collegato con il proprio vero account ai vari social network. In ogni caso meglio evitare di portare con sé dispositivi elettronici.

8. Non avere troppa paura dei file e delle banche dati
Ci sono una serie di sistemi di controllo nei paesi dell’area Schengen per evitare soprattutto l’immigrazione clandestina (il sistema d’informazione Schengen, SIS, la banca dati europea delle impronte digitali, EURODAC). Questi sistemi rappresentano un rischio piuttosto basso per la scoperta della vera identità di un cittadino americano sotto copertura, c’è scritto nei documenti della CIA diffusi da WikiLeaks.

9. Dare risposte semplici e immediate
«Perché sei qui?», «Dove vivi?». La CIA ricorda di rispondere in modo pacato, veloce e semplice, senza però fornire troppi dettagli. Vanno evitate le pause troppo lunghe tra la domanda e la risposta, gli intercalari che trasmettano incertezza (non dire «Mmh…», «Ehm…»), vanno evitati i tipici “segni psicosomatici” da stress (mordersi le labbra, ingoiare la saliva, sudare, aggiustarsi i vestiti) e non bisogna cercare di dare credibilità a tutti i costi a quello che si sta dicendo pronunciando parole o espressioni come “normalmente”, “spesso”, “forse”, “ad essere onesti”.

10. Ricordatevi la cravatta
La CIA conclude la sua guida spiegando come un agente in un aeroporto europeo sia stato selezionato dai servizi di sicurezza per un controllo più approfondito solo perché era vestito in modo troppo casual per essere il titolare di un passaporto diplomatico. Nel bagaglio dell’uomo sono state trovate tracce di materiale esplosivo, ma l’agente è riuscito comunque a evitare di essere fermato raccontando di aver partecipato a un corso di formazione anti-terrorismo a Washington. WikiLeaks si chiede come sia stato possibile per le autorità del paese europeo coinvolto non fermare un uomo che abbia semplicemente fornito questa giustificazione.