Dove pregano i musulmani in Italia

Nei garage, nei capannoni, nelle vecchie fabbriche e nei parcheggi all'aperto: si arrangiano insomma, come documenta un apprezzato libro del fotografo Nicolò Degiorgis

“Hidden Islam” è il titolo di un recente libro fotografico autoprodotto dal fotografo italiano Nicolò Degiorgis, che ha ricevuto diversi premi in Europa. Alcune settimane fa, il libro di Degiorgis ha vinto il PhotoBook Award organizzato da Paris Photo-Aperture Foundation, e in estate aveva vinto l’Author Book Award all’evento Les Rencontres d’Arles, sempre in Francia. Il libro raccoglie le fotografie scattate per anni da Degiorgis nei luoghi di culto dell’Islam in Italia, in particolare nel nord est del paese: si tratta di posti originariamente non adibiti per questo genere di pratica – garage, magazzini, capannoni, vecchie fabbriche e parcheggi all’aperto – ma in cui le diverse comunità musulmane si sono progressivamente abituate a pregare. Ogni tipologia di edificio è contenuta in una diversa sezione del libro: capannoni, negozi, supermercati, appartamenti, stadi, palestre, garage e una discoteca.

Come ricordato nella prefazione del libro dal britannico Martin Parr, uno dei più famosi fotoreporter al mondo, la costruzione di luoghi di culto in Italia è regolata dalla legge, in materia di edilizia ed urbanistica. Tuttavia, sebbene secondo alcune stime siano presenti almeno 1,35 milioni di musulmani, in Italia esistono ufficialmente soltanto 8 moschee. Nel libro, Degiorgis fornisce una mappa geografica dei luoghi che da tempo le comunità musulmane utilizzano più o meno notoriamente per poter pregare in gruppo. «Ho iniziato il mio viaggio attraverso le regioni del Nord-Est italiano nel 2009. Questa è la parte d’Italia dove sono cresciuto e che conosco meglio. Ho semplicemente cominciato a stendere un elenco dei luoghi di culto che conoscevo tra Treviso e Venezia e poi ho continuato», ha detto Degiorgis.

Nicoló Degiorgis ha studiato cinese all’Università “Ca’ Foscari” di Venezia, prima di trasferirsi a Hong Kong per lavoro e poi a Pechino, dove ha frequentato la Capital Normal University. Nel 2009, dopo essere tornato in Italia, ha studiato da ricercatore all’Università di Trieste i problemi legati all’immigrazione, e diversi suoi lavori fotografici sono stati pubblicati su riviste internazionali. Nel 2011, la rivista statunitense Photo District News lo segnalò tra i trenta fotografi emergenti da tenere d’occhio. Dal 2013, Degiorgis insegna anche fotografia ai detenuti nel carcere di Bolzano.