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  • Martedì 2 dicembre 2014

Gli espropri della Russia in Crimea

Migliaia di aziende private sono state "nazionalizzate" con la forza dopo l'annessione della regione alla Russia, mostra un video di AP

In this photo taken on Wednesday, Oct. 29, 2014, a warehouse full of movie set props. Yalta Film Studios is one of dozens of businesses to be forcibly taken over this year since Crimea’s new pro-Moscow leaders came to power in March. (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
In this photo taken on Wednesday, Oct. 29, 2014, a warehouse full of movie set props. Yalta Film Studios is one of dozens of businesses to be forcibly taken over this year since Crimea’s new pro-Moscow leaders came to power in March. (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)

Otto mesi dopo l’annessione alla Russia, in Crimea la lingua ucraina è scomparsa dai programmi scolastici, il simbolo presidenziale della Russia è esposto negli edifici governativi e le leggi russe stanno lentamente entrando in vigore. Mentre la penisola si “russifica”, gli ucraini e i membri delle altre minoranze stanno scappando o si vedono espropriare le loro aziende senza validi motivi. Migliaia di aziende infatti sono state sequestrate dai loro proprietari da quando la Crimea è stata annessa alla Russia: la storia di una di queste è stata raccontata in un video dall’agenzia di stampa internazionale Associated Press.

I leader dei filo-russi dicono che questi espropri, che loro chiamano “nazionalizzazioni”, sono necessari a causa della cattiva gestione di politici e oligarchi ucraini degli ultimi vent’anni. Sergei Aksyonov, capo del governo della Crimea, dice: «Negli ultimi dieci anni molte aziende statali sono state rubate dal governo e ogni sorta di proprietà è stata privatizzata illegalmente, per cui lo Stato non ha ricevuto alcun guadagno».

L’inchiesta di Associated Press ha scoperto che queste “nazionalizzazioni” stanno avvenendo in modi molto poco nobili: legittimi proprietari buttati fuori dalle loro aziende con la minaccia delle armi; edifici, aziende e altre proprietà sequestrate con dubbi pretesti, o senza nessuna giustificazione legale; testate giornalistiche e media presi di mira. Da una prima stima, il ministero della Giustizia ucraino ha detto ad AP che sono state espropriate circa 4.000 tra organizzazioni, aziende e proprietà.

È quello che è successo, per esempio, al proprietario degli Yalta Film Studios, Sergei Arshinov, un giorno di ottobre. «Una dozzina di uomini armati sono entrati dai cancelli, non erano attori e non era una finzione. Hanno costretto tutti i dipendenti a sdraiarsi sul pavimento, hanno sequestrato tutto il palazzo e fermato il lavoro degli Studios». Una storia simile è accaduta alla stazione televisiva Black Sea, chiusa a fine agosto dai filo russi. «Tutti i cavi sono stati staccati e tutto è stato messo sotto sopra. Qual era il loro scopo? Non si capisce, evidentemente volevano eliminare del tutto la nostra società», ha detto Ludmila Zhuravleva, presidentessa della stazione tv. Il legale di una società privata di autobus, Zhan Zapruta, ne ha raccontato l’appropriazione: «Sono entrati con maschere e armi, hanno buttato fuori il manager e hanno dichiarato che la compagnia sarebbe stata annessa dalla compagnia dei trasporti pubblici». Stessa storia per l’azienda vinicola Massandra e altre migliaia: tutti si lamentano del fatto che, per quanto corrotto potesse essere il governo ucraino, non si era mai permesso di fare quello che ora sta facendo la federazione russa.

Nella foto: alcuni dei beni sequestrati allo Yalta Studios (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)