8 miti su ebola

Il Guardian ha messo in ordine un po' di cose che si leggono o si sentono dire in giro ma non corrispondono al vero (almeno non del tutto)

MONROVIA, LIBERIA - OCTOBER 13: Health workers dress in protective clothing before taking the body of an Ebola victim from the Island Clinic Ebola treatment center on October 13, 2014 in Monrovia, Liberia. A planned strike at Ebola treatment centers was averted as most nurses and health care workers reported for work, many saying they could not in good conscience leave their patients unattended. Health workers have been asking for increased hazard pay. They are one of the most high-risk groups of Ebola infection, as nearly 100 of them have died in Liberia alone. (Photo by John Moore/Getty Images)
MONROVIA, LIBERIA - OCTOBER 13: Health workers dress in protective clothing before taking the body of an Ebola victim from the Island Clinic Ebola treatment center on October 13, 2014 in Monrovia, Liberia. A planned strike at Ebola treatment centers was averted as most nurses and health care workers reported for work, many saying they could not in good conscience leave their patients unattended. Health workers have been asking for increased hazard pay. They are one of the most high-risk groups of Ebola infection, as nearly 100 of them have died in Liberia alone. (Photo by John Moore/Getty Images)

L’epidemia di ebola che sta colpendo l’Africa occidentale ha causato fin qui la morte di circa 4.400 persone: si tratta certamente di un’emergenza sanitaria. Le notizie di alcuni casi di contagio anche in Europa e negli Stati Uniti stanno alimentando la paura – piuttosto diffusa e con casi anche un po’ al limite – di un’espansione dell’epidemia fuori dall’Africa. L’argomento trova quotidianamente ampio spazio sui media sia nazionali che internazionali: se ne parla, ma non sempre in modo corretto. Il Guardian ha messo insieme un elenco di otto cose che si sentono dire con molta frequenza sul virus ma che non corrispondono al vero, o almeno non del tutto. Un punto di partenza per ogni discussione seria e informata su ebola.

1 – “Ebola è una malattia molto contagiosa”
Rispetto alla maggior parte delle comuni malattie, ebola non è particolarmente contagiosa. Ebola si trasmette attraverso il contatto diretto con i fluidi corporei infetti di una persona malata e quindi attraverso il contatto col sangue, la saliva, lo sperma, il vomito, le lacrime, l’urina, le feci e il latte materno. Uno di questi fluidi deve però entrare in contatto con una ferita aperta o con le mucose del nostro organismo. Qui qualche esempio su come si può contrarre ebola. L’influenza, giusto per fare un esempio noto a tutti, è molto più contagiosa di ebola.

2 – “Si può essere contagiati da qualcuno che è perfettamente in salute”
Ebola si prende da persone che hanno già i sintomi della malattia o dai loro cadaveri. Prima il virus non è presente nei fluidi, perché non ha ancora colonizzato con alte concentrazioni l’organismo. Ebola ha un periodo di incubazione che può arrivare a 21 giorni tra l’infezione e la manifestazione dei sintomi (anche se è generalmente più breve). Si può dunque affermare che, in generale, le persone che non presentano sintomi non sono ancora infettive.

L’eccezione riguarda coloro che hanno contratto il virus e sono guariti: alcuni studi suggeriscono infatti che il virus può restare nel liquido seminale per un massimo di tre mesi dopo la guarigione. Meglio usare il preservativo, come minimo.

3 – “Se vieni contagiato quasi sicuramente morirai”
Il dato più citato su ebola è che il suo tasso di mortalità arriva «fino al 90 per cento». Prima di questa epidemia, diversi ceppi della malattia si sono sviluppati in alcuni focolai di breve durata e molto isolati: è vero che uno di questi ha raggiunto un tasso di mortalità pari al 90 per cento.

L’epidemia corrente ha un tasso di mortalità più basso. Allo stato attuale, il numero complessivo di casi fino a ora accertati – la stragrande maggioranza dei quali è stata registrata in Liberia, Sierra Leone e Guinea – è di 8.914. Di queste 4.447 sono morte, in base ai dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: la percentuale di mortalità è dunque di circa il 50 per cento.

È vero però che nelle aree rurali e nei piccoli villaggi dei paesi africani dove c’è l’epidemia è praticamente impossibile tenere traccia di tutti i casi di contagio. Ed è vero che spesso le cure e le precauzioni non sono adeguate. Anche per questi motivi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente rivisto il tasso di mortalità dell’attuale epidemia portandolo dal 50 al 70 per cento. Se si guardano queste motivazioni al rovescio (se cioè vi fosse un livello di cura e trattamento più adeguato), la percentuale potrebbe diminuire.

4 – “Bisogna mettere in quarantena chiunque presenti sintomi che assomiglino a quelli di ebola”
Questo vorrebbe dire mettere in quarantena un enorme numero di persone: i sintomi del virus sono infatti molto simili a quelli dell’influenza, addirittura identici in una prima fase. Ed è per questo che molti casi sospetti di cui leggete sui giornali di questi tempi risultano poi essere dei falsi casi.

5 – “Bisogna controllare tutti nei nostri aeroporti”
Andrebbe intanto preso in considerazione solo il traffico aereo proveniente dall’Africa occidentale, o comunque le persone che sono state in quei luoghi. Utilizzare misure eccezionali come sensori di temperatura o cose simili in massa negli aeroporti occidentali innescherebbe un grande numero di falsi allarmi.

La misura più efficace, come hanno dichiarato più volte i funzionari della sanità pubblica, è quella “in uscita”: assicurare uno screening efficace e completo sul posto alle persone che escono dai paesi dove è diffusa l’epidemia.

6 – “Non siamo preparati per un’epidemia di ebola in Occidente”
In realtà, scrive il Guardian, non siamo mai stati così preparati. I paesi occidentali hanno i mezzi per rintracciare e isolare coloro che sono stati in contatto con chiunque abbia contratto ebola, e hanno i mezzi per trattare e curare coloro che sono stati contagiati. Questo non vuol dire che non ci sia alcun rischio, ma in generale i funzionari della sanità pubblica sono sicuri della loro capacità di limitare il danno causato dal virus.

7 – “L’ebola ha messo in ginocchio l’Africa”
Va ricordato che le tre nazioni attualmente più colpite da ebola – Guinea, Liberia e Sierra Leone – si trovano di fronte a un’emergenza di salute pubblica, a disordini sociali e a problemi economici causati dal protrarsi dell’epidemia. Si tratta di una priorità umanitaria ed è necessario fornire loro molto più sostegno e aiuto.

Affermare però che ebola sta mettendo in ginocchio l’Africa è una semplificazione eccessiva. In Africa ci sono più di 50 paesi, il continente ha una dimensione che è più del doppio rispetto a quella dell’Europa. I paesi che attualmente sono coinvolti dall’ebola rappresentano meno dell’1 per cento dell’economia africana: nella maggior parte del continente, così come nel resto del mondo, le cose procedono normalmente.

Va infine segnalato che le principali cause di morte in Africa sono malaria, tubercolosi e HIV: i numeri di queste malattie sono ancora lontani da quelli causati da ebola. Senza ricevere però la stessa attenzione o lo stesso allarmismo.

8 – “Ebola è il disastro più grande che si possa immaginare per la salute pubblica mondiale”
Ebola rappresenta un problema per i governi di tutto il mondo. Ma ci sono molte cose che dovrebbero preoccupare di più. In cima alla lista c’è l’ipotesi di diffusione di una nuova pandemia mortale di un qualche tipo di influenza. Sono già state predisposte ampie misure in vista di una situazione del genere, ma il Guardian precisa che funzionari e professionisti sanitari sono d’accordo nel dire che non sarebbero sufficienti.

E quindi?
Conclude il Guardian: «Ebola è un problema serio di cui chiunque con un grado minimo di compassione dovrebbe preoccuparsi. Ma se vivete in Occidente, è del tutto improbabile che possa interessare voi o qualcuno che voi conoscete di persona».