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  • Sabato 11 ottobre 2014

La difesa della FIA sull’incidente di Bianchi

La federazione ha smentito le accuse sulla cattiva gestione della sicurezza al GP di Formula 1 del Giappone: ma intanto ha proposto un nuovo sistema di "safety car virtuale"

FIA Formula 1 Race's Director Charlie Whiting attends a press conference at the Sochiautodrom circuit in Sochi on October 10, 2014, ahead of the Russian Formula One Grand Prix. AFP PHOTO / DIMITAR DILKOFF (Photo credit should read DIMITAR DILKOFF/AFP/Getty Images)
FIA Formula 1 Race's Director Charlie Whiting attends a press conference at the Sochiautodrom circuit in Sochi on October 10, 2014, ahead of the Russian Formula One Grand Prix. AFP PHOTO / DIMITAR DILKOFF (Photo credit should read DIMITAR DILKOFF/AFP/Getty Images)

Durante una conferenza stampa tenuta venerdì 10 ottobre, Charlie Whiting – alto dirigente della Fédération Internationale de l’Automobile (FIA) – ha chiarito diversi punti ancora poco chiari relativi all’incidente in cui è rimasto coinvolto domenica 5 ottobre il pilota francese di Formula 1 Jules Bianchi, durante il Gran Premio del Giappone. Per l’incidente di Bianchi la FIA è stata molto criticata, soprattutto per le decisioni riguardo la sicurezza durante la gara: poco prima dell’incidente di Bianchi, infatti, un altro pilota era finito fuori pista mentre la corsa si stava svolgendo sotto la pioggia. Riguardo in particolare alle condizioni atmosferiche, Whiting ha specificato di avere suggerito prima della gara agli organizzatori del circuito di anticipare la corsa per evitare la pioggia (suggerimento rimasto inascoltato), e che in generale il fatto che piovesse «è stato totalmente slegato dall’incidente».

Bianchi è uscito di pista a nove giri dalla fine del Gran Premio del Giappone e ha urtato un mezzo di soccorso entrato poco prima per rimuovere la vettura del pilota Adrian Sutil. Bianchi è stato poi trasportato in ospedale, dove i medici gli hanno diagnosticato un “danno assonale diffuso” – Diffuse Axonal Injury (DAI) – ovvero un danno cerebrale post-traumatico molto frequente in caso di incidenti con forte decelerazione. Per stabilire se e quali danni permanenti ha riportato Bianchi saranno necessarie settimane.

Il punto su cui si sta discutendo di più è il mancato intervento della safety car – la macchina che entra in pista quando accadono gravi incidenti, per rallentare le altre ed evitare guai peggiori – in seguito all’incidente di Sutil. La scelta della FIA riguardo la safety car è stata criticata anche dallo stesso Sutil e dal pilota di Formula 1 Sergio Pérez, che attualmente corre per la Force India: Pérez ha detto che «in futuro, quando un mezzo di soccorso trasporterà via un’auto, abbiamo bisogno di una safety car a prescindere dalle condizioni della gara, perché il rischio è costante». Riguardo al mancato utilizzo della safety car, Whiting ha spiegato:

Abbiamo fatto sventolare la doppia bandiera gialla [che segnala un grave pericolo in corso e impone ai piloti di rallentare e di non effettuare sorpassi, ndr] perché credevamo che l’incidente potesse essere gestito senza l’utilizzo della safety car. Poiché la macchina [di Sutil] era molto lontana dal circuito, contro gli pneumatici di protezione, abbiamo seguito la procedura standard che usiamo in questi casi. Non abbiamo ritenuto ci fosse la necessità di chiamare la safety car.

Whiting non ha poi voluto dire se Bianchi abbia rallentato a sufficienza dopo aver visto la doppia bandiera gialla: ha detto un po’ vagamente che «abbiamo ottenuto i dati [sulla velocità] da tutte le macchine. Ci sono state alcune macchine che non hanno rallentato molto e altre che invece lo hanno fatto: non penso che sia necessario scendere nei dettagli in merito a quanto [Bianchi] abbia rallentato in relazione ad altri piloti. Per quel che conta, lui ha rallentato».

Alcuni, poi, si sono lamentati del fatto che nello stesso luogo in cui si era verificato l’incidente di Sutil, un commissario di pista stava sventolando una bandiera verde, segno che i piloti, da quel tratto di pista in avanti, potevano tornare ad accelerare (una doppia bandiera gialla stava sventolando alla curva precedente, segno che i piloti in quel tratto erano tenuti a rallentare). Whiting ha difeso quanto segnalato dai commissari di pista spiegando che «la bandiera verde non significa che un dato pilota può tornare a correre normalmente: significa che può tornare a farlo non appena la supera». In effetti, come racconta un articolo di Motorsport.com, Bianchi stava già accelerando prima di avere superato la bandiera verde. A prescindere però da quanto dicono le regole, spiega Motorsport.com, «la postazione del commissario era troppo vicina all’incidente per esporre la bandiera verde».

Whiting ha insistito sul fatto che l’incidente di Bianchi è stato il risultato di una «tempesta perfetta» di circostanze negative, e che «niente poteva essere gestito meglio». Whiting ha però aggiunto che la FIA potrebbe essere più «cauta» riguardo l’utilizzo dei mezzi di soccorso all’interno ella pista, che dovrebbero essere impiegati «con estrema attenzione», e che sarà inoltre valutata l’idea di applicare attorno ai mezzi di soccorso una specie di “protezione” che impedisca alle macchina da gara di finirci sotto. BBC riporta poi che oggi, 11 ottobre, Whiting ha concordato con le squadre di Formula 1 di introdurre prossimamente una sorta di “safety car virtuale”, un sistema per cui in seguito a un incidente le macchine in gara dovranno effettuare un giro di circuito in un tempo stabilito prima della gara, più alto del normale, allo scopo di farle rallentare senza fare intervenire la safety car.

nella foto: Charlie Whiting (DIMITAR DILKOFF/AFP/Getty Images)