Facebook lavora a un’app per l’anonimato

Lo anticipa il New York Times, ma dovrebbe essere quasi pronta: e confonde le posizioni tenute finora da Facebook sulle identità reali

Facebook sta lavorando a una nuova applicazione per smartphone che potrà essere usata per scambiarsi messaggi in forma anonima con altre persone. La notizia non è ancora ufficiale, ma Mike Isaac del New York Times ha parlato con alcune persone coinvolte nel progetto, che gli hanno confermato l’esistenza dell’opzione per usare nomi di fantasia al posto di quelli reali all’interno dell’applicazione. Fino a ora Facebook ha adottato politiche piuttosto rigide sull’anonimato nel suo social network, incentivando l’utilizzo della propria vera identità e penalizzando (o cancellando) gli account che non rispettano questa regola.

Isaac scrive che la nuova applicazione sarà disponibile per il download entro alcune settimane e che il progetto è guidato da Josh Miller, già fondatore della startup Branch che aveva realizzato un sistema per permettere la creazione di piccoli gruppi di discussione online. Il lavoro di preparazione della nuova app di Facebook va avanti da circa un anno e l’idea è quella di permettere agli iscritti al social network di usare uno o più pseudonimi, all’interno dell’applicazione, per parlare di diversi argomenti su Internet senza essere identificati con il proprio nome e cognome. Miller pensa che in questo modo le persone potrebbero confrontarsi su temi particolarmente delicati con meno ritrosie, non dovendo mettere in gioco la loro identità.

Per ora non ci sono molte altre informazioni intorno all’applicazione. Non è per esempio chiaro se ci saranno sistemi per impedire ai troll di disturbare le comunicazioni, o altre soluzioni per ridurre il più possibile il problema dello spam o del grado di commenti molesti, che alcune valutazioni legano all’anonimato. Non si sa inoltre se l’app permetterà anche di inviare fotografie e altri contenuti, come avviene già con altre applicazioni simili disponibili per Android e per iOS, il sistema operativo per iPhone e iPad di Apple.

Dal momento della fondazione di Facebook, Mark Zuckerberg ha sempre sostenuto la necessità di tenere l’anonimato il più distante possibile dal proprio social network, il cui obiettivo è del resto quello di fare in modo che le persone che si conoscono al di qua dello schermo si possano trovare e tenere in contatto sul suo sito, attraverso i profili e i sistemi per scambiarsi messaggi al suo interno. Negli ultimi mesi Zuckerberg ha in parte cambiato idea, riconoscendo che in alcuni casi può essere opportuno potere scegliere un nome di fantasia per usare Facebook

Facebook di recente si è impegnato a rivedere in parte le sue politiche di contrasto all’anonimato, rendendole meno categoriche. La decisione è derivata, tra le altre cose, dalle proteste di diversi membri della comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) che da tempo chiedono di potere usare i nomi con cui si sentono più a loro agio per manifestare la loro identità sessuale. Facebook ha promesso di cambiare qualche opzione per accogliere queste richieste, ma non è ancora chiaro come sarà risolto il problema.

In seguito alla pubblicazione dell’articolo sul New York Times, Josh Miller ha pubblicato una serie di tweet confermando di essere al lavoro su una applicazione per conto di Facebook, ma chiarendo che si tratta di qualcosa di più elaborato di un solo sistema per partecipare in forma anonima a discussioni e ad altre iniziative:

Sulle app e l’anonima: l’identità non è il fine per un prodotto. Ci si dovrebbe concentrare su ciò che desiderano le persone, non sull’anonimato di per sé. Inoltre, non è semplice costruire comunità stabili senza frequentatori “regolari”. C’è bisogno di un qualche tipo di identità ricorrenti.

Miller ha spiegato che in certe declinazioni un sistema basato sull’anonimato offre comunque opportunità, ma che molto dipende da come queste sono sfruttate attraverso la progettazione dell’applicazione. Ha poi chiarito che la nuova applicazione non è un clone di qualcos’altro, ma semmai si ispira alla storia di Internet e dei modi di comunicare che ha reso possibili, a partire dalle chat. Trattandosi di un progetto ancora in corso, Miller non ha potuto fornire dettagli più puntuali.