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  • Giovedì 2 ottobre 2014

L’intervista censurata in Egitto

Riguardava le attività di intelligence ed è stata rimossa da un importante quotidiano: è solo l'ultimo di una serie di casi di censura a siti e testate egiziane

Abdel Fattah Al Sisi, President of Egypt, speaks during the 69th session of the United Nations General Assembly at U.N. headquarters, Wednesday, Sept. 24, 2014. (AP Photo/Seth Wenig)
Abdel Fattah Al Sisi, President of Egypt, speaks during the 69th session of the United Nations General Assembly at U.N. headquarters, Wednesday, Sept. 24, 2014. (AP Photo/Seth Wenig)

Mercoledì 1 ottobre le autorità egiziane hanno obbligato Al-Masry al-Youm, uno dei quotidiani di proprietà di un editore privato più diffusi in Egitto, a rimuovere un’intera pagina della sua edizione cartacea di oggi. Stando a quanto ha raccontato il direttore della testata, Ahmed Ragab, alcuni funzionari della sicurezza del governo egiziano hanno ordinato di rimuovere l’intervista dell’ex spia Refaat Jibril, che riguardava il rapporto tra servizi segreti israeliani ed egiziani, e raccontava del ruolo massiccio dell’intelligence egiziana negli affari interni del paese.

La notizia è stata ripresa anche da alcuni siti di news internazionali, come il New York Times, visto che solo pochi giorni fa il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi aveva detto in un’intervista data al popolare conduttore televisivo americano Charlie Rose che in Egitto “non c’era alcuna limitazione della libertà di espressione”. In realtà la censura governativa su quotidiani, radio e televisioni viene applicata piuttosto regolarmente dal colpo di stato dell’esercito contro l’ex presidente egiziano Mohamed Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani ora in carcere con diverse accuse. Le limitazioni decise dal governo riguardano anche i giornali che sono schierati apertamente con al-Sisi, come Al-Masry Al-Youm.

Il titolo dell’intervista censurata citava direttamente Refaat Jibril, secondo cui l’Egitto non ha mai compiuto alcuna esecuzione contro le spie israeliane, a differenza di quanto detto pubblicamente dal governo egiziano: «Avevamo l’abitudine di rimandarle in Israele, nell’ambito di accordi che prevedevano lo scambio con prigionieri egiziani». All’interno dell’intervista Jibril descriveva anche il ruolo dell’intelligence negli affari interni “economici, sociali e culturali” dell’Egitto. I rapporti tra Egitto e Israele sono un tema molto delicato per la popolazione egiziana, tradizionalmente incline a essere più vicina alla causa araba e ostile nei confronti di Israele. Il direttore di Al-Masry al-Youm non ha specificato i motivi della censura, ma è probabile che sia stata legata alla particolarità dell’argomento trattato.

Già negli ultimi mesi al-Sisi era stato criticato per le sue politiche molto restrittive verso la libertà di stampa e di espressione. Nel giugno scorso, per esempio, tre giornalisti di Al Jazeera – Mohamed Fahmy, Baher Mohamed e Peter Greste – sono stati condannati a sette anni di carcere da un tribunale del Cairo con l’accusa di avere favorito il terrorismo e di avere messo in pericolo la sicurezza nazionale del paese con le loro attività. Il governo ha anche rafforzato la sua “legislazione antiterrorismo” per intensificare i controlli sui social network e reperire informazioni sui e dai siti internet che promuovono “idee o opinioni favorevoli all’uso della forza e della violenza”. Negli ultimi mesi in Egitto i casi di censura e intimidazione nei confronti di siti, blog e testate sono aumentati.