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  • Lunedì 15 settembre 2014

Perché Lotito è ovunque

Il sito di sport L'ultimo Uomo racconta chi è il presidente della Lazio e come mai si parla del suo rapporto con la Nazionale di calcio

Con il presidente della FIGC Carlo Tavecchio, a bari, il 3 settembre 2014, prima dell'amichevole Italia-Olanda allo stadio San Nicola. 
(LaPresse/Donato Fasano)
Con il presidente della FIGC Carlo Tavecchio, a bari, il 3 settembre 2014, prima dell'amichevole Italia-Olanda allo stadio San Nicola. (LaPresse/Donato Fasano)

Claudio Lotito, presidente della Lazio, nelle ultime settimane sembra essere diventato qualcosa di più, nel calcio italiano: tra appassionati di calcio e commentatori, si è molto parlato della frequente presenza di Lotito a margine degli impegni sportivi più recenti della Nazionale italiana di calcio. Lotito – che è anche comproprietario della Salernitana, squadra di Lega Pro – è da poco diventato uno dei dirigenti del comitato di presidenza della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC): il suo ruolo è cambiato soprattutto in seguito all’elezione di Carlo Tavecchio a presidente della FIGC (i due sono da tempo in ottimi rapporti, e Lotito è tra quelli che avevano sostenuto con maggior favore la candidatura di Tavecchio).

Al di là dei rapporti tra Lotito e Tavecchio, in molti sono rimasti sorpresi dalla grande vicinanza ai fatti della Nazionale mostrata da Lotito negli ultimi tempi: una fotografia che lo ritrae con un giaccone della Nazionale italiana – in occasione della partita amichevole Italia-Olanda, giocata a Bari – è stata scherzosamente ripresa in una serie di meme circolati moltissimo sui social network. Il portiere della Juventus e capitano della Nazionale Gianluigi Buffon ha in parte ridimensionato le attenzioni mediatiche rivolte a Lotito – le cui opinioni hanno spesso generato discussioni e polemiche tra chi segue la Serie A – ricordando che non è la prima volta che lo si vede così tanto in giro: «Da giocatore, il presidente Lotito l’ho visto spesso vicino alla Nazionale, anche in altre manifestazioni. Se non mi dava fastidio prima, non vedo perché dovrebbe darmi fastidio ora», ha detto Buffon.

In un lungo articolo intitolato Lotito Ovunque, la rivista Ultimo Uomo si è occupata in modo più dettagliato e approfondito della figura, degli affari – noti e meno noti – e della storia di Claudio Lotito, definito come personaggio che “sa individuare una falla” e “proporsi come salvatore”, a cominciare dall’acquisto delle quote della Lazio nel 2004. Per questa sua capacità di proporsi in situazioni critiche e di relazionarsi con personaggi noti e influenti – e anche per le sue riconosciute ambizioni politiche – Lotito viene descritto come individuo “pragmatico” e “maneggione, un po’ piovra, amico dei giusti amici”. Nel racconto della sua storia sono incluse alcune delle cose per cui è stato più citato, in anni recenti: le sue dichiarazioni e il lento e progressivo logoramento del suo rapporto con i tifosi della Lazio.

Claudio Lotito è ovunque. Per qualche giorno è diventato un divertente gioco su Twitter, ma ricapitolare un attimo aiuta a capire che non siamo poi distanti dalla realtà, da quello che accade da tempo, persino da prima che diventasse principale sponsor – e amico, accompagnatore, badante, ombra – di Carlo Tavecchio, che è presidente della Figc anche (o soprattutto) grazie alle mosse politiche e la capacità persuasiva dell’uomo delle pulizie (come ramo imprenditoriale, si intende) che proprio alla politica, nel medio termine, ambisce. Perché Lotito diventa un grimaldello al contrario, mentre Malagò prova a scardinare la candidatura di chi invece si è candidato e ha vinto, proprio essendo ovunque: direttamente con le società di serie A (da presidente della Lazio) e con quelle di Lega Pro (da proprietario della Salernitana) e indirettamente con quelle di serie B (perché lui e il Bari quantomeno non sono estranei). Questo è un pezzo della risposta alla domanda: “Chi è Lotito?”. Alla quale si arriva con un percorso articolato.

QUANDO ARRIVA ALLA LAZIO
Lotito ha qualcosa che non ha un corrispettivo in italiano (e forse nemmeno nel suo amato latino): una via di mezzo tra una dote intuitiva e una grande furbizia. Sa individuare una falla, proporsi come salvatore e dunque essere accettato obtorto collo. Così diventa padrone della Lazio, all’ultimo giorno utile per salvare la società dalla mannaia della Covisoc, con ventuno milioni cash versati alle 15.09 del 19 luglio di dieci anni fa: quasi nove milioni per superare la strettoia dei controlli prima dell’iscrizione al campionato, il resto per avere un po’ di liquidità e ripartire, dopo il crac di Cragnotti e l’interregno di Capitalia come guida di un pool di creditori.

Già qui, Lotito è furbo: vince un braccio di ferro politico, perché lui era sostenuto da Storace (all’epoca Governatore del Lazio) e Piero Tulli, l’altro contendente (che poi ha provato a creare la Cisco Roma, insomma ai laziali non sarebbe andata meglio) era sponsorizzato da Veltroni (allora sindaco di Roma). C’è la politica e l’emergenza, è dunque l’ambiente ideale di Claudio Lotito, che comincia dal 32 per cento delle quote, ma è l’eroe che tiene in vita la Lazio e dunque ecco tremila tifosi sotto la Curva Nord, da dove oggi partono i cori ostili, che festeggiano. Quello che per Lotito è «il giorno più bello della mia vita da imprenditore», per i laziali rimane comunque il giorno della resurrezione senza nemmeno essere morti del tutto.

LA POLITICA E LE SUE SPONDE
La politica non è solo nella sponsorizzazione per diventare il salvatore nella Lazio, ma anche nel versamento, visto che parte dei ventuno milioni sono anche di Mario Masini, allora parlamentare di Forza Italia. Un milione, non molto. Ma quanto basta per darsi una collocazione. Che non sarà casuale quando compie il suo capolavoro di destrezza: spalmare un debito di 150 milioni già rateizzato per cinque anni, in ventitrè anni. Alla Lotito, trovando una legge mai applicata (l’astuzia), sfruttando le pressioni dei tifosi che manifestavano dinanzi l’Agenzia delle Entrate quando ancora credevano in lui come uomo della provvidenza (la capacità di scegliere l’attimo giusto) e facendo leva sulle sue amicizie di area politica ai tempi del Governo Berlusconi (dunque, la politica), premier che disse che la Lazio fu salvata anche per motivi di ordine pubblico, ed è evidente che, insomma, una mano amica è comunque servita.

A questo può aggiungersi la parte da fumetto, forzatamente istrionica per rendere le grottesche avventure dell’imprenditore «di bella presenza e con la pistola in tasca» (come lo raccontavano nel 1992, quando fu arrestato per turbativa d’asta e violazione di segreti d’ufficio in un’inchiesta sugli appalti alla Regione Lazio): il salvataggio della Lazio con la maxi-rateizzazione è raccontato come la corsa in scooter di un intrepido avvocato e riempie la letteratura come le metafore funebri di tutta le fasi del salvataggio. «Ho preso questa squadra al suo funerale e l’ho portata in condizione di coma ancora irreversibile. Spero presto di renderlo reversibile», il giorno in cui diventò presidente. «La Lazio è una società uscita dal coma, che sta in convalescenza e che deve essere messa in condizioni di non ammalarsi di nuovo», otto mesi dopo, nel giorno dell’accordo con il Fisco.

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