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  • Venerdì 12 settembre 2014

Sull’Iraq aveva ragione Bush?

Un ex collaboratore di Bush sostiene che tutte le sue previsioni sulle conseguenze del ritiro delle truppe americane si siano avverate

di Marc A. Thiessen - Washington Post

DALLAS, TX - APRIL 25: U.S. President Barack Obama (L) and former President George W. Bush (R) arrive at the opening ceremony of the George W. Bush Presidential Center April 25, 2013 in Dallas, Texas. The Bush library, which is located on the campus of Southern Methodist University, with more than 70 million pages of paper records, 43,000 artifacts, 200 million emails and four million digital photographs, will be opened to the public on May 1, 2013. The library is the 13th presidential library in the National Archives and Records Administration system. (Photo by Alex Wong/Getty Images)
DALLAS, TX - APRIL 25: U.S. President Barack Obama (L) and former President George W. Bush (R) arrive at the opening ceremony of the George W. Bush Presidential Center April 25, 2013 in Dallas, Texas. The Bush library, which is located on the campus of Southern Methodist University, with more than 70 million pages of paper records, 43,000 artifacts, 200 million emails and four million digital photographs, will be opened to the public on May 1, 2013. The library is the 13th presidential library in the National Archives and Records Administration system. (Photo by Alex Wong/Getty Images)

Marc A. Thiessen è un editorialista politico statunitense: tra il 2004 e il 2009 è stato speechwriter del presidente americano George W. Bush. Questo articolo è stato pubblicato sul Washington Post l’8 settembre.

Quando l’ex presidente George W. Bush farà oggi una delle sue rare visite a Washington, non criticherà Obama per il massacro che ha scatenato ritirandosi dall’Iraq. Dopo aver lasciato il suo incarico, Bush promise a Obama il suo silenzio. E lui è un uomo di parola. Ma se Bush dovesse proprio dire qualcosa, dovrebbe essere questo: ve l’avevo detto.

Nell’estate del 2007, Bush avvertì delle conseguenze catastrofiche di un eventuale ritiro delle truppe americane dall’Iraq contro il parere dei nostri comandanti sul campo. Tutta Washington stava dicendo a Bush che l’escalation che aveva lanciato sarebbe fallita, e che era arrivato il momento di ritirare le truppe e accettare la sconfitta. In una conferenza stampa alla Casa Bianca il 12 luglio 2007, Bush disse:

«Conosco qualcuno a Washington che vorrebbe che iniziassimo a lasciare l’Iraq adesso. Cominciare il ritiro prima che i nostri comandanti ci dicano che siamo pronti sarebbe pericoloso per l’Iraq, per la regione e per gli Stati Uniti. Significherebbe abbandonare il futuro dell’Iraq ad al Qaida. Significherebbe rischiare massacri di dimensioni orribili. Significherebbe permettere ai terroristi di ottenere un rifugio sicuro in Iraq, per rimpiazzare quello che hanno perso in Afghanistan. Significherebbe aumentare le probabilità che le truppe americane debbano tornare in Iraq, in un momento successivo, per affrontare un nemico addirittura più pericoloso».

Al tempo Bush non aveva idea di quanto sarebbero state profetiche le sue parole.

Nel 2010 Obama fece esattamente quello che Bush aveva avvertito di non fare: ritirò tutti i soldati americani dall’Iraq contro il parere del comandante sul campo, il generale Lloyd J. Austin III, che aveva consigliato a Obama di tenere sul posto 24.000 soldati. Da allora, tutto quello che Bush aveva previsto sarebbe successo.

Bush aveva detto che ritirarsi contro il parere dei nostri ufficiali militari sul campo avrebbe provocato «massacri di dimensioni orribili». Vero. Ora assistiamo a massacri di dimensioni orribili: esecuzioni sommarie, donne e bambini sepolti vivi, persone crocifisse, il tentato genocidio degli yazidi e la decapitazione dei due giornalisti americani. Bush aveva avvertito che il ritiro avrebbe permesso ai terroristi di «ottenere un rifugio sicuro in Iraq per rimpiazzare quello che hanno perso in Afghanistan». Vero. Lo Stato Islamico ora controlla un rifugio sicuro grande quanto il Belgio. Bush aveva previsto che ritirarsi troppo presto avrebbe significato «aumentare le probabilità che le truppe americane debbano tornare in Iraq, in un momento successivo, per affrontare un nemico addirittura più pericoloso». Vero. Lo Stato Islamico è molto più pericoloso ora, gli Stati Uniti sono di nuovo lì a bombardare l’Iraq e Obama mercoledì esporrà la nuova strategia per distruggere l’IS. E non è tutto. Il 14 luglio 2007, alla radio, Bush avvertì anche che il ritiro dei soldati americani avrebbe permesso ai terroristi di «ottenere il controllo di vaste risorse petrolifere, che potrebbero usare per finanziare nuovi attacchi all’America». Vero. L’IS ora controlla vaste risorse petrolifere, che gli rendono qualcosa come 3 milioni di dollari al giorno, secondo le stime, e lo aiutano a diventare la più efficiente organizzazione terroristica al mondo. In un discorso dallo studio ovale Bush aveva messo in guardia del fatto che «l’Iran potrebbe trarre vantaggio dal caos» dopo il ritiro dall’Iraq. Vero. Solo la scorsa settimana, gli Stati Uniti hanno garantito copertura aerea per combattenti sciiti sostenuti dall’Iran mentre riconquistavano la città di Amerli: il che significa che ora di fatto siamo la forza aerea degli stessi combattenti sostenuti dall’Iran, responsabili di molte morti tra gli americani in Iraq. Potete cantare vittoria?

Il 24 aprile 2007, in una conferenza stampa, Bush disse che il ritiro americano «potrebbe scatenare in Iraq un caos tale da diffondersi in tutta la regione». Vero. Dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati dall’Iraq, lo Stato Islamico si è spostato in Siria, uccidendo migliaia di persone e usando il paese come punto d’appoggio per reclutare jihadisti e pianificare la sua nuova invasione dell’Iraq. In altre parole, da quando Obama ha ritirato le truppe americane tutti questi avvertimenti si sono avverati. In Iraq stiamo vedendo cosa succede quando gli Stati Uniti si ritirano in fretta e furia e permettono al male di dilagare incontrollato. I risultati erano interamente prevedibili. Infatti erano stati previsti, da George W. Bush.

Foto: Alex Wong/Getty Images

© Washington Post 2014