Pierre Moscovici è una svolta?

Il nuovo Commissario europeo agli affari economici è socialista e contrario all'austerità, ma Juncker gli ha messo accanto due "supervisori" graditi alla Germania

Former France Finance Minister and Frances representative on the next European Commission , Pierre Moscovici briefs greek and foreign journalists at the French embassy in Athens on August 27, 2014 , after his talks with the Greek government. AFP PHOTO / LOUISA GOULIAMAKI (Photo credit should read LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images)
Former France Finance Minister and Frances representative on the next European Commission , Pierre Moscovici briefs greek and foreign journalists at the French embassy in Athens on August 27, 2014 , after his talks with the Greek government. AFP PHOTO / LOUISA GOULIAMAKI (Photo credit should read LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images)

L’ex ministro francese delle Finanze Pierre Moscovici, socialista, è stato nominato Commissario agli Affari economici nella Commissione europea guidata da Jean-Claude Juncker. Si tratta di un ruolo che ha acquisito una grande importanza soprattutto durante la presidenza di José Manuel Barroso: il Commissario agli Affari economici, in quanto responsabile della politica economica dell’UE, è stato anche colui che si è occupato direttamente della politica economica dei paesi che ne fanno parte, avendo per esempio l’incarico di rivedere i piani fiscali e di spesa annuali o di stabilire delle multe in caso di mancato rispetto delle norme UE. Moscovici è entrato però a far parte di un assetto molto diverso.

Innanzitutto la sua nomina non è stata semplice. Negli scorsi giorni diversi giornali tedeschi, tra cui Der Spiegel, avevano infatti spiegato che il maggior ostacolo alla nomina di Moscovici era rappresentato dalla Germania (un ostacolo di peso, quindi): il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schâuble aveva pubblicamente detto di avere dei dubbi circa l’assegnazione di un incarico così importante a un esponente di un paese come la Francia, in crisi economica da tempo e con problemi di bilancio. La cancelliera tedesca Angela Merkel, scriveva sempre lo Spiegel, alla infine aveva deciso di non ostacolare la nomina in cambio però dell’assegnazione della vicepresidenza a Jyrki Katainen, dei popolari, ex primo ministro finlandese e Commissario agli Affari economici e monetari nella precedente Commissione. Così è stato: Jyrki Katainen è stato infatti nominato vicepresidente coordinatore di tutti i principali portafogli economici della nuova Commissione Juncker (occupazione, crescita, investimenti e competitività). Non solo: l’ex premier lettone Valdis Dombrovskis, dei popolari anche lui, è stato nominato vicepresidente per l’euro e il dialogo sociale.

Da queste posizioni, Katainen e Dombrovskis eserciteranno quindi anche il ruolo di “supervisisori” di Moscovici. «Ho deciso di creare dei vicepresidenti incaricati dei progetti, che avranno una funzione di filtro tra il commissario e il presidente con potere di veto», ha dichiarato Juncker. «Un commissario dipenderà dal sostegno di un vice presidente perché possa introdurre nel programma di lavoro della Commissione o nell’agenda del collegio dei commissari una nuova iniziativa». Vicepresidenti e commissari «dipenderanno l’uno dall’altro». In caso di disaccordo tra i due, sarà il presidente stesso a decidere. Pierre Moscovici subito dopo la nomina ha scritto su Twitter di essere onorato dell’incarico ricevuto:

 

Moscovici ha 57 anni e ha origini rumene: suo padre è Serge Moscovici, un celebre psicologo e sociologo. Esponente del Partito Socialista francese, è stato ministro dell’Economia e delle Finanze nei governi Ayrault dal 2012 al 2014 e Ministro degli Affari europei dal 1997 al 2002. Ha fatto parte di un gruppo fondato dall’ex direttore del Fondo Monetario internazionale Dominique 
Strauss-Kahn e ha svolto un ruolo molto importante 
nella campagna presidenziale del 2012 di François Hollande. Moscovici, di scuola keynesiana, è a favore di una politica economica basata sulla crescita: viene quindi indicato come il promotore di una svolta nella politica economica europea, in nome della flessibilità e contro un aspro rigorismo. In una recente intervista a Repubblica, rispondendo alla domanda se il suo programma si potesse riassumere in “meno austerità, più investimenti”, ha risposto che si tratta di una contrapposizione artificiosa: non c’è crescita senza lotta all’indebitamento, ma non c’è diminuzione del debito senza crescita. «Oggi esiste un deficit di investimenti nell’eurozona, è un handicap. Dobbiamo agire con intelligenza, combinando risorse pubbliche e private».

Katainen, l’ex primo ministro della Finlandia, è stato invece uno dei maggiori sostenitori della dura disciplina fiscale e dell’austerità. Katainen e Moscovici insieme, scrive il Financial Times, «incarnano la battaglia economica tra il nord dell’eurozona e il sud». Anche Dombrovskis, da primo ministro, è noto per aver guidato il suo paese verso la ripresa economica e sempre scegliendo la strada dell’austerità. Per questo Mujtaba Rahman, responsabile per l’Europa di Eurasia Group, famoso centro studi specializzato nella valutazione dei rischi politici, ha detto: «Moscovici è il prosciutto in un panino dal sapore tedesco». E ancora: «Il posizionamento del francese tra due estremisti fiscali dimostra la mancanza di fiducia di Berlino nei confronti di Parigi». Moscovici sarà insomma piuttosto isolato, viste anche le altre nomine di Juncker che hanno competenze economiche: c’è infatti Jonathan Hill, del gruppo dei conservatori e riformisti europei a cui è stata assegnata la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l’unione dei mercati dei capitali; c’è Elzbieta Bienkowska del PPE, polacca, ex ministra nel governo di centrodestra di Donald Tusk, che è stata nominata vicepresidente con portafoglio per il mercato unico; e ci sono infine due esponenti liberali: Margrethe Vestager, ex vice-primo ministro danese esponente dell’ALDE e la svedese Cecilia Malmström, già Commissario per gli affari interni nella Commissione Barroso II che è la nuova Commissaria per il Commercio.