Papa Francesco ha detto di essere favorevole al processo di beatificazione dell’arcivescovo di San Salvador Oscar Romero, ucciso nel 1980

Lunedì 18 agosto, parlando sull’aereo ai giornalisti di ritorno dal suo viaggio in Corea del Sud, Papa Francesco ha definito Oscar Romero – l’arcivescovo di San Salvador ucciso il 24 marzo del 1980 dal membro di uno squadrone della morte paramilitare – «un uomo di Dio» aggiungendo che «non ci sono problemi dottrinali» a un suo processo di beatificazione e che è «importante» che questa «venga fatta quanto prima». Per anni, invece, la Chiesa Cattolica ha rallentato tale processo a causa delle posizioni espresse da Romero e della sua attività in America Latina.

Romero fu arcivescovo di San Salvador tra il 1977 e il 1980, gli anni della guerra fredda tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica e gli anni in cui gli Stati Uniti fornirono aiuti, appoggio e addestramento a regimi militari, spesso estremamente brutali, che si imposero un po’ dappertutto in America Latina. Quasi ovunque la gerarchia ecclesiastica si schierò a fianco di questi regimi in nome della lotta al marxismo e in certi casi, come in Argentina, gran parte dei vertici cattolici appoggiarono pubblicamente i dittatori e le giunte militari. Anche in reazione a questo fenomeno, dopo il Concilio Vaticano II, nacque in Sudamerica un corrente chiamata Teologia della Liberazione, di cui molti animatori appartenevano all’ordine dei Gesuiti.

Romero stesso fu molto lontano dal feroce anticomunismo dei vescovi argentini e dal loro atteggiamento nei confronti della dittatura di Videla. Aveva un seguito enorme nel suo paese, grazie ai sermoni domenicali trasmessi alla radio che, all’epoca erano il principale, se non l’unico, modo che i salvadoregni avevano per conoscere cosa stesse accadendo veramente nel paese. Durante i sermoni Romero leggeva la lista delle sparizioni, degli assassini e delle torture degli oppositori politici. Venne ribattezzato “la voce dei senza voce”. La mattina del 24 marzo del 1980 gli spararono mentre stava partecipando a una funzione, nella chiesa della Divina Provvidenza nella capitale San Salvador.

Un processo per la sua canonizzazione è cominciato nel 1990 e, dopo più di vent’anni, è ancora in corso. In molti hanno criticato la Chiesa per la lentezza della sua canonizzazione attribuendola alla vicinanza di Romero a una corrente scomoda per la Chiesa cattolica: quella della Teologia della Liberazione.