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  • Martedì 5 agosto 2014

Il monte Athos resta vietato alle donne

Il collegio che amministra la regione greca popolata solo da monaci ha confermato il divieto di ingresso a persone o animali di sesso femminile, risalente al 1046

Il monastero di Simonos Petra sul monte Athos, in una foto non datata
(AP Photo/Dimitri Messinis)
Il monastero di Simonos Petra sul monte Athos, in una foto non datata (AP Photo/Dimitri Messinis)

Il collegio dei monaci e il governatore della Repubblica Monastica del Monte Athos, Aristos Kasmiroglou, hanno deciso di non revocare il decreto del 1046 che vieta l’ingresso al luogo alle donne (e agli animali di sesso femminile, tranne i gatti per cui viene fatta un’eccezione). La richiesta di mettere fine a questa discriminazione e di aprire senza distinzione il Monte a tutti e tutte era stata fatta ufficialmente dal Consiglio Ecumenico delle Chiese (World Council of Churches, WCC, che raduna le differenti Chiese cristiane nel mondo) durante l’Assemblea generale che si è svolta in Corea del Sud lo scorso novembre. La notizia è stata però pubblicata su “Orthodox Typos” (giornale di informazione sulla chiesa greco-ortodossa) solo il 2 agosto.

La Repubblica Monastica del Monte Athos è una regione della Grecia che potremmo definire a statuto speciale. Il territorio è amministrato da un collegio di monaci – composto dai rappresentanti di 20 monasteri – e dallo Stato, rappresentato da un governatore. Al momento dell’adesione della Grecia alla Comunità Europea nel 1981 e del suo ingresso nell’area Schengen (che garantisce la libera circolazione delle persone e delle merci), lo status speciale della Repubblica è stato riconosciuto e mantenuto. Nel 2003 il Parlamento Europeo ha criticato il divieto di ingresso per le donne come una violazione della parità tra sessi e della libertà religiosa dei cittadini e delle cittadine, senza però riuscire a modificare la situazione. Aristos Kasmiroglou, governatore della Repubblica, ha sintetizzato così il suo pensiero: «Il Consiglio Ecumenico delle Chiese è un’istituzione rispettabile, ma la montagna sacra appartiene ai monaci e nessuno può entrare senza permesso figuriamoci se è possibile cambiare le regole».

Il decreto che ancora oggi si applica sul Monte Athos – e che continuerà ad applicarsi – è stato stabilito dall’imperatore di Bisanzio nel 1046. Sul Monte sono presenti 20 monasteri abitati da più di 3 mila monaci. Per visitarlo, oltre a essere maschi, è necessario ottenere un permesso di soggiorno speciale per 4 giorni. Il Monte è raggiungibile prendendo un traghetto ma le barche in cui sono presenti delle donne devono sostare a 500 metri di distanza dalla riva. I monaci sostengono infatti che la presenza delle donne li indurrebbe in tentazione, e dato che il Monte Athos è dedicato alla Vergine Maria, quella è anche l’unica divina presenza femminile consentita e che non va “contaminata”. Il Monte Athos è anche patrimonio dell’Unesco dal 1998.

Ci sono state nel tempo diverse manifestazioni, soprattutto di donne ortodosse, all’ingresso della penisola per protestare contro il divieto. E ci sono stati numerosi casi in cui delle donne si sono travestite da uomo per aggirare l’ostacolo. Già negli anni Venti, la psicanalista e scrittrice francese Maryse Choisy – fondatrice tra l’altro del movimento “Psyché” di cui fece parte anche Jacques Lacan – trascorse in incognito un mese sul Monte Athos e scrisse un libro, intitolato “Un mois chez les hommes” pubblicato nel 1929. Nel 1930 poi, Aliki Diplarakou, prima donna greca a vincere il titolo di Miss Europa, si vestì da uomo e violò il divieto. La sua storia è stata raccontata in un articolo di Time del 1953,  intitolato “The climax of sin”.