I pedali della bici di Garlasco

Sette anni fa ci fu l'omicidio di Chiara Poggi, molto misterioso e seguito dai media: ora pare ci sia una nuova confusione intorno alla prova centrale contro il fidanzato

Spada / Lapresse
09-04-2014 Milano
cronaca 
Tribunale di Milano 
Delitto di Galasco : si apre il processo di appello bis con rito abbreviato a carico di Alberto Stasi , a quasi sette anni dall'omicidio di Chiara Poggi.
nella foto: Alberto Stasi
Spada / Lapresse 09-04-2014 Milano cronaca Tribunale di Milano Delitto di Galasco : si apre il processo di appello bis con rito abbreviato a carico di Alberto Stasi , a quasi sette anni dall'omicidio di Chiara Poggi. nella foto: Alberto Stasi

Il Corriere della Sera racconta oggi di una nuova complicata tesi presentata dall’accusa nel secondo processo d’appello contro Alberto Stasi, accusato dell’omicidio della fidanzata Chiara Poggi – un delitto che fu tra i più discussi e seguiti dai media italiani degli ultimi anni – e che riguarda una delle prove principali: la bicicletta vista davanti alla casa di Chiara Poggi nelle ore della sua morte, e che ora l’accusa sostiene sia stata manipolata, scambiandone i pedali con quelli di un’altra. L’articolo del Corriere riassume perché la questione della bicicletta sia stata così importante.

Il pasticcio infinito di questa bicicletta, è nato lo stesso giorno dell’omicidio, il 13 agosto del 2007. Chiara, 26 anni, viene trovata morta, con la testa sfondata, in fondo alle scale che portano in cantina, nella sua villetta di Garlasco. La trova Alberto, allora 24enne laureando alla Bocconi. Nel pomeriggio dello stesso giorno Franca Bermani, madre di una vicina dei Poggi, racconta ai carabinieri di aver visto davanti alla casa del delitto una «bici nera da donna con portapacchi posteriore» in una fascia oraria che poi risulterà compatibile con quella dell’omicidio. In caserma i genitori del ragazzo spiegano, in verbali separati, di avere tre biciclette: una Umberto Dei bordeaux, una grigia e una nera da donna. Mentre Alberto alla stessa domanda dice: abbiamo tre bici, una Umberto Dei bordeaux e altre due, una grigia e una rossa in soffitta. La nera non la cita (la Cassazione dirà poi che quest’omissione era un «potenziale indizio» contro di lui).
Il giorno dopo, mentre giornali e televisioni parlano della testimone e della bicicletta nera, il maresciallo della locale stazione dei carabinieri, Francesco Marchetto, scrive un’annotazione di servizio nella quale racconta: assieme al padre di Alberto, Nicola (morto a fine 2013 per un malattia) sono andato nella sua officina a controllare la bicicletta nera da donna della famiglia Stasi e ho deciso di non sequestrarla perché «non corrispondeva alla descrizione della testimone».

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