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  • Domenica 8 giugno 2014

L’Egitto di Abdel Fattah al-Sisi

L'ex generale ha giurato come presidente: ora dovrà affrontare molti problemi, tra cui la disastrosa situazione economica del paese

Abdel Fattah al-Sisi, ex comandante dell’esercito egiziano, ha giurato nel pomeriggio di domenica 8 giugno come nuovo presidente dell’Egitto, dopo avere vinto con più del 90 per cento dei voti un’elezione la cui regolarità è stata messa in dubbio dalla maggior parte della stampa occidentale. Con questa vittoria l’Egitto ritorna alla sua tradizione di paese governato dai militari. Al-Sisi è il quarto presidente a provenire dall’esercito da quando nel 1953 venne proclamata la repubblica (gli altri furono Gamal Abd el-Nasser, Anwar Sadat e Hosni Mubarak). L’unico civile – a parte due presidenti ad interim – è stato Mohamed Morsi, eletto nel luglio 2012 e deposto da un colpo di stato organizzato dall’esercito e guidato proprio da al-Sisi, che all’epoca era ministro della Difesa e comandante in capo dell’esercito. Morsi, insieme a molti altri membri dei Fratelli Musulmani, è attualmente sotto processo.

La questione dell’affluenza
La vittoria di al-Sisi non ha sorpreso nessuno. L’unico altro candidato alle elezioni presidenziali era Hamdeen Sabahi, che ha preso circa il tre per cento dei voti. L’unico rischio per al-Sisi era una bassa affluenza che ne deleggittimasse l’ascesa alla presidenza. Al-Sisi sperava che l’affluenza fosse superiore al 52 per cento registrato alle elezioni presidenziali del 2012 vinte da Morsi. Questo timore si è in parte realizzato e soltanto poco meno del 50 per cento degli egiziani è andato a votare, nonostante il governo e la commissione elettorale abbiano prolungato di un giorno le operazioni di voto, abbiano proclamato uno dei giorni delle elezioni festa nazionale e abbiano messo in atto una vera e propria campagna di propaganda per spingere gli egiziani ad andare ai seggi (con tanto di coinvolgimento delle autorità religiose e di presentatori televisivi). A questo c’è da aggiungere che negli ultimi mesi al-Sisi è stato oggetto di una serie di celebrazioni che hanno ricordato un vero e proprio culto della personalità.

La bassa affluenza registrata alle elezioni potrebbe spingere al-Sisi a rivedere almeno i tempi delle difficili riforme che ha annunciato nelle ultime settimane, ma di cui l’Egitto avrebbe bisogno, come l’eliminazione o la riforma del sistema dei sussidi per il carburante e per i generi alimentari, e una serie di misure di austerità per dipendere economicamente meno dai ricchi paesi del Golfo Persico.

Una parte dell’astensione è probabilmente dovuta al comportamento di al-Sisi. La sua scontata elezione è stata vista come un ritorno alle pratiche di repressione del dissenso dell’epoca dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak. La campagna elettorale, ad esempio, non si è svolta in maniera equilibrata. Diversi osservatori internazionali hanno fatto notare come in Egitto sia stato impossibile rispettare i criteri di libertà di espressione e associazioni necessari per rendere un voto libero e giusto. Le principali forze di opposizione, inoltre, hanno sostanzialmente boicottato il voto. I Fratelli Musulmani, il movimento politico religioso a cui appartiene Morsi, hanno invitato i loro sostenitori a non andare a votare, così come hanno fatto i partiti – molto più piccoli – dei laici e dei liberali, che si oppongono sia a un ritorno al potere di Morsi sia al nuovo regime militare di al-Sisi.

Chi è al-Sisi
L’uomo più potente dell’Egitto ha 59 anni e ha fatto tutta la sua carriera all’interno dell’esercito egiziano. Al-Sisi era troppo giovane per partecipare all’ultimo grande conflitto che ha coinvolto l’esercito egiziano, la guerra del Yom Kippur del 1973. La sua ascesa politica non è dipesa dalla sua esperienza militare sul campo, ma ha subito una paradossale accelerazione dopo la vittoria di Morsi e dei Fratelli Musulmani nelle elezioni del 2012.

Il nuovo presidente costrinse a ritirarsi l’allora capo delle forze armate Mohamed Hussein Tantawi – che di fatto aveva governato il paese dalla caduta di Mubarak – e lo sostituì proprio con al-Sisi, che divenne di colpo comandante dell’esercito e ministro della Difesa, dopo una lunga carriera passata soprattutto nell’intelligence militare. All’inizio al-Sisi fu accusato di essere la “mano” dei Fratelli Musulmani all’interno dell’esercito. In realtà per quasi un anno mantenne un atteggiamento ambiguo, senza schierarsi apertamente né accanto al governo né con la crescente opposizione ai Fratelli Musulmani.

I problemi dell’Egitto
Al-Sisi ha comunque davanti a sé una situazione piuttosto difficile. Diversi osservatori credono che se non riuscirà a migliorare rapidamente la situazione nel giro di un anno, potrebbe rischiare un’altra rivoluzione. Al momento i Fratelli Musulmani non sembrano in grado di fornire una forte opposizione: la loro leadership è stata colpita da numerosi arresti e l’intera organizzazione è stata dichiarata illegale.

La situazione economica dell’Egitto rimane comunque gravissima: l’Egitto continua ad avere bisogno del sostegno finanziario di altri paesi per riuscire a fornire i servizi essenziali alla sua popolazione. Il piano di al-Sisi per far fronte ai problemi economici egiziani prevede un massiccio intervento dello stato in economia, tramite grandi progetti sponsorizzati dal governo per creare nuove aree di sviluppo e nuovi posti di lavoro. Al-Sisi ha anche parlato di introdurre un controllo dei prezzi su alcuni beni.