Fassina su Renzi, «l’uomo giusto al posto giusto»

Lo ha detto in un'intervista a Repubblica, in cui ha commentato il risultato del PD alle elezioni europee

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse
18-12-2013 Roma
Politica
Camera - legge stabilita'
Nella foto: Stefano Fassina, viceministro economia
Photo Mauro Scrobogna /LaPresse
18-12-2013 Rome
Politics
Chamber of Deputies - budget bill
In the picture: Stefano Fassina, vice minister of economy
Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 18-12-2013 Roma Politica Camera - legge stabilita' Nella foto: Stefano Fassina, viceministro economia Photo Mauro Scrobogna /LaPresse 18-12-2013 Rome Politics Chamber of Deputies - budget bill In the picture: Stefano Fassina, vice minister of economy

Su Repubblica del 29 maggio 2014 il giornalista Concetto Vecchio ha intervistato Stefano Fassina, parlamentare del PD ed ex viceministro dell’Economia nel governo guidato da Enrico Letta, a proposito dei risultati elettorali di domenica scorsa. In passato Fassina aveva spesso criticato l’attuale presidente del Consiglio e segretario del PD Matteo Renzi. E lo scorso gennaio si era dimesso da viceministro per una frase detta da Renzi su di lui. Fassina ha sostenuto Pier Luigi Bersani alle primarie del 2012 e Gianni Cuperlo a quelle del 2013.

Roma. Montecitorio sul far della sera. Sprofondato in una stanchezza metafisica Stefano Fassina a un certo punto bisbiglia: “Renzi l’avevo sottovalutato”.

Cosa ha pensato quando ha visto lampeggiare quel 40 per cento?
“Un’apparizione! Un sentimento di stupore, d’incredulità. Ci siamo attaccati ai telefonini e il dato era uniforme in tutte le sezioni. Vedere quel 4… dopo il simbolo del Pd…”.
Quindi Renzi si è rivelato più bravo di voi bersaniani?
“Ha dimostrato grandi qualità: è l’uomo giusto al posto giusto”.
Lei è stato un avversario del segretario, perché è finito nella foto dei vincitori?
“Ci sono, ma avrà notato che sono molto defilato, del tutto nascosto: in un angolino”.
Era in imbarazzo?
“No, ma a mettermi in mostra mi sarei sentito stupido, infantile”.
Come mai Stumpo e D’Attorre si riconoscono distintamente?
“Ognuno ha la sua sensibilità. Questa vittoria non è la mia, sono un dirigente del Pd, ma non sono stato in prima linea in tutta la campagna per le Europee”.
Adesso anche lei tesse grandi elogi del premier: possiamo definirla renziano?
“Questi sono divertimenti di voi giornalisti”.
E allora cos’è?
“Fassiniano”.
Fonda una sua corrente?
“Resto me stesso. Non salgo su nessun carro del vincitore, non voglio poltrone. E ragiono con la mia testa. Continuo, ad esempio, a pensare che puntare consolidare il 40 per cento con la Terza via di Blair vorrebbe dire andare a sbattere”.
Fassina, lei definiva Renzi “il portaborse di Pistelli che ripete a pappagallo le ricette della destra”.
“Ricordo perfettamente, ma lui aveva detto che io non prendevo nemmeno i voti del mio condominio. Comunque è roba vecchia”.
E infatti ora dice: “Renzi è stato il nostro valore aggiunto”.
“Le dirò di più: Matteo ha capito più e meglio di noi la fine di una stagione, intuendo che stava avvenendo un passaggio d’epoca: è un grande merito. Glielo riconosco”.

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Foto: LaPresse/Mauro Scrobogna