Le dimissioni di Fassina

Il viceministro dell'Economia le ha annunciate dopo che Matteo Renzi ha risposto "chi?" a un giornalista che lo aveva citato

La sera di sabato 4 gennaio, il vice ministro dell’Economia Stefano Fassina ha presentato al presidente del Consiglio Enrico Letta le sue dimissioni irrevocabili. Il motivo, ha spiegato lo stesso Fassina, risiede in una “dichiarazione” fatta dal segretario del PD Matteo Renzi circa un’ora prima. Durante la conferenza stampa al termine della riunione della segreteria del PD, Renzi aveva infatti risposto con una battuta al giornalista che gli aveva fatto una domanda sul rimpasto e sul viceministro dell’Economia: dopo che il giornalista aveva pronunciato il nome di Fassina, Renzi lo ha interrotto domandando: “Chi?”.

Fassina ha commentato: «Le parole del segretario Renzi su di me confermano la valutazione politica che ho proposto in questi giorni: la delegazione del PD al governo va resa coerente con il risultato congressuale. Non c’è nulla di personale. Questione politica. Un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un’altra posizione». Già nei giorni scorsi Fassina aveva ribadito questo concetto, dichiarando che: «La squadra di governo è espressione di un PD archiviato».

Durante il Congresso del PD, Fassina aveva appoggiato la mozione di Gianni Cuperlo, arrivato secondo alle primarie dell’8 dicembre e aveva attaccato e criticato Renzi in più occasioni con toni spesso sprezzanti. Renzi, da parte sua, aveva già fatto una simile battuta su Fassina durante una puntata di Ballarò.

Sulla questione Fassina è stato brevemente intervistato da Lucia Annunziata sull’Huffington Post. Fassina ha definito la battuta di Renzi «senza rispetto per le mie opinioni e per la mia persona» e ha spiegato che le sue dimissioni rappresentano una “presa d’atto” delle parole del suo segretario, visto che lui fa parte del governo come “rappresentanza del PD”.