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  • Lunedì 12 maggio 2014

Il video delle ragazze rapite in Nigeria

Lo ha ottenuto l'agenzia AFP, mostra il leader di Boko Haram chiedere la liberazione di tutti i militanti prigionieri per il rilascio dei suoi ostaggi: il governo ha rifiutato

Lunedì 12 maggio l’agenzia di stampa internazionale AFP ha annunciato di avere ricevuto un nuovo video realizzato dal leader di Boko Haram, il gruppo terrorista islamista che lo scorso aprile ha rapito oltre 200 ragazze in un dormitorio della scuola di Chibok, nello stato di Borno. Nel video, scrive AFP, Abubakar Shekau parla per circa 17 minuti e annuncia che le donne sono state “convertite all’Islam” e che non saranno liberate fino a quando non saranno stati rilasciati tutti i militanti di Boko Haram, arrestati dalle autorità nigeriane. Oltre al leader del gruppo, il video mostra circa 130 ragazze, mentre pregano in un luogo difficile da identificare in cui sono tenute prigioniere. Appaiono vestite con il velo, anche se buona parte delle ragazze è di fede cattolica. Il governo ha detto che non intende trattare con Boko Haram.

Il governatore di Borno, uno dei 36 stati che compongono la Nigeria, in precedenza aveva annunciato di avere ottenuto informazioni sul luogo in cui probabilmente si trovano le oltre 200 ragazze nigeriane rapite. Kashim Shettima ha spiegato di non potere dare ulteriori dettagli sulla vicenda, ma di avere passato le informazioni all’esercito in modo che ne possa verificare l’attendibilità. Il governatore ha poi spiegato che secondo lui è improbabile che le ragazze siano state trasferite oltre i confini della Nigeria, forse in Ciad o in Camerun, come si era ipotizzato nei giorni scorsi.

Domenica 11 maggio il presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha detto di essere ottimista sulla possibilità di ritrovare le circa 200 donne rapite. Ha spiegato di essere convinto che “con l’intera comunità internazionale impegnata a mettere in campo le sue risorse migliori a sostegno degli sforzi della Nigeria, sarà presto raggiunto un importante successo”. Negli ultimi giorni diversi paesi hanno offerto il loro aiuto per la ricerca delle 200 ragazze rapite, tra questi ci sono Stati Uniti, Francia e Regno Unito. Il presidente Jonathan ha inoltre annunciato che Israele ha dato la propria disponibilità per inviare un gruppo di esperti antiterrorismo, ma per ora il governo israeliano non ha fornito dettagli sull’operazione.

Il presidente francese François Hollande ha intanto proposto di organizzare un incontro internazionale per discutere un piano comune per contrastare le attività di Boko Haram. L’idea è fare incontrare i presidenti e i primi ministri degli stati che confinano con la Nigeria, come il Ciad, il Niger e il Camerun. All’incontro dovrebbero partecipare anche Stati Uniti, Regno Unito e una serie di delegati dell’Unione Europea. L’organizzazione dell’evento è ancora in corso, ma secondo Hollande una settimana potrebbe essere sufficiente per definirne gli ultimi dettagli e avviare il summit entro sabato prossimo.

Stati Uniti e Regno Unito hanno rispettivamente escluso la possibilità che i loro eserciti partecipino alle attività di ricerca delle 200 ragazze in Nigeria. Chuck Hagel, il responsabile della Difesa statunitense, ha detto che “non c’è nessuna intenzione di mettere fisicamente dei soldati americani sul suolo nigeriano”. Il primo ministro britannico, David Cameron, ha detto in una recente intervista che difficilmente i soldati del suo paese parteciperanno alle ricerche sul campo, ma ha comunque confermato di avere detto al presidente Jonathan “dicci come possiamo aiutare, chiedici e vedremo che cosa possiamo fare”. Stati Uniti e Regno Unito hanno comunque confermato l’invio di gruppi di esperti antiterrorismo e dell’intelligence per dare aiuto alle autorità nigeriane.

Boko Haram significa “L’educazione occidentale è proibita” (anche se il significato reale di “boko” è “falso”). Il vero nome del gruppo è Jama’atu Ahlis Sunna Lidda’awati wal-Jihad, che in arabo sta per “Popolo impegnato nella diffusione degli insegnamenti del Profeta e della Guerra santa”. L’organizzazione è stata fondata nel 2002 dal leader Ustaz Mohammed Yusuf nello stato del Borno, dove l’islamismo è molto radicato. Boko Haram ha ucciso almeno 2.300 persone dal 2010, secondo le stime giornalistiche e i rapporti di Amnesty International. Il suo obiettivo principale è l’applicazione della sharia nell’intera Nigeria, dove in realtà già vige dal 1999 in vari stati del nord del paese. L’organizzazione vieta ogni commistione con lo stile di vita occidentale, dalla cultura all’istruzione, fino a vietare di indossare jeans e t-shirt.

Il sequestro dello scorso 14 aprile nella scuola di Chibok ha coinvolto 276 ragazze, ma alcune decine di loro sono riuscite a scappare dai rapitori, trovando rifugio in alcuni villaggi della zona. Gli inviati di CNN hanno intervistato una di loro, che ha spiegato di essere scappata con alcune compagne il giorno stesso del rapimento, correndo tra la vegetazione. Insieme con altre ragazze, ha visto all’orizzonte qualcosa che andava a fuoco ed è corsa in quella direzione, immaginando si trattasse di uno degli edifici di Chibok incendiati dai suoi rapitori. “Avremmo preferito morire che andare con loro. Siamo corse nei cespugli. Poi ci siamo messe a correre e a correre”, ha raccontato la ragazza.

Sempre a CNN, gli abitanti di Chibok hanno raccontato di avere ricevuto la notte in cui avvenne il rapimento diverse chiamate dai villaggi vicino al loro, che segnalavano il passaggio di un convoglio di camion, motociclette e pickup diretto verso il loro villaggio. Fu chiamata la polizia che a sua volta chiese rinforzi, ma non arrivò nessun agente. Secondo alcune testimonianze, i pochi poliziotti di guardia si nascosero tra la vegetazione intorno al villaggio, per evitare uno scontro diretto con i miliziani.

Il governo e le forze dell’ordine della Nigeria sono stati duramente criticati negli ultimi giorni per l’incapacità di affrontare e contrastare l’operazione di Boko Haram a Chibok. Un rapporto di Amnesty International ha accusato il governo di non essere stato in grado di prevenire l’attacco, nonostante avesse ricevuto informazioni sull’imminente incursione quattro ore prima, e di non aver nemmeno destinato grandi sforzi alle ricerche nei giorni successivi. Secondo il rapporto, le autorità locali non sarebbero state in grado di mettere insieme un numero sufficiente di militari e poliziotti per contrastare l’incursione di Boko Haram. Le stime di Amnesty International parlano di una ventina di soldati e una manciata di agenti di polizia che a Chibok avrebbero poi dovuto affrontare almeno 200 miliziani dell’organizzazione terroristica.

Il rapporto è stato smentito dal governo nigeriano, che ha spiegato di essere intervenuto il più rapidamente possibile nella zona di Chibok. Ha spiegato di avere risposto poco dopo il rapimento con soldati, elicotteri e aerei per identificare la posizione e i movimenti del convoglio di Boko Haram. Restano comunque diversi dubbi sulla versione data dal governo, considerato che in poco tempo si sono perse le tracce dei miliziani e delle oltre 200 ragazze rapite. Amnesty International ha detto di confermare ogni parola del proprio rapporto, contestando la versione delle autorità nigeriane.