I verbali del caso Moro

Il PD ha pubblicato sul suo sito una sintesi - lunga 400 pagine - di 20 anni di lavori delle commissioni d'inchiesta (oggi è l'anniversario del rapimento)

Domenica 16 marzo, trentaseiesimo anniversario del rapimento di Aldo Moro nella cosiddetta “strage di via Fani”, il sito dei deputati del Partito Democratico ha pubblicato un lunghissimo documento in PDF che contiene oltre 400 pagine di verbali delle commissioni di inchiesta che si occuparono del rapimento dell’allora presidente della Democrazia Cristiana, poi ucciso dalle Brigate Rosse, nel 1978. I documenti sono una sintesi con gli elementi più importanti delle audizioni, avvenute tra il 1979 e il 2001 (gli originali integrali occupano più di 150 volumi).

Tra i verbali contenuti nel documento c’è ad esempio quello dell’audizione dell’allora capo della polizia Vincenzo Parisi, che nel 1992 disse alla commissione: «Posso soltanto dirle che nel 1978 lo Stato era assolutamente impreparato rispetto a emergenze di quel tipo. Non sapeva quasi niente della realtà del terrorismo. Si era in una situazione di debolezza neanche lontanamente sospettabile; perciò, vedendo in retrospettiva come fu condotta la gestione del sequestro Moro, posso dire che essa fu del tutto artigianale e non adeguata alla situazione». Una dichiarazione strana, ha commentato domenica 16 marzo sul Corriere della Sera Giovanni Bianconi, visto che le Brigate Rosse esistevano ormai da otto anni e avevano già compiuto rapimenti e assassini di magistrati, avvocati, giornalisti e uomini delle forze dell’ordine.

Un altro verbale interessante è quello dell’audizione di Romano Prodi, sentito nel 1981 a proposito di quello che era diventato famoso come “il gioco del piattino”. Il 2 aprile del 1978, Romano Prodi e alcuni amici dissero di aver organizzato “per gioco” una seduta spiritica nella quale, alla domanda “dov’è tenuto prigioniero Aldo Moro?”, fu risposto con la parola “Gradoli” (che si formò su un piattino su cui erano disposte alcune lettere dell’alfabeto). Il comune di Gradoli, in provincia di Viterbo, venne perlustrato dalla polizia, ma Moro non venne ritrovato. Più tardi si scoprì che in via Gradoli, a Roma, si trovava un covo delle BR abbandonato.

A proposito del “gioco del piattino”, Prodi disse:

Uscirono Bolsena, Viterbo e Gradoli. Naturalmente, nessuno ci ha badato; poi, in un atlante, abbiamo visto che esiste il paese di Gradoli. Abbiamo chiesto se qualcuno ne sapeva qualcosa e, visto che nessuno sapeva niente, ho ritenuto mio dovere, anche a costo di sembrare ridicolo, come mi sento in questo momento, di riferire la cosa. Mi spiace, ma questo è l’andamento delle cose. Se non vi fosse stato quel nome sulla carta geografica, oppure se fosse stato Mantova e New York, nessuno avrebbe riferito.

I documenti sono stati raccolti da Gero Grassi, vicepresidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico alla Camera. Grassi, 55 anni, ha cominciato la sua carriera politica nella Democrazia Cristiana ed è stato sindaco di Terlizzi, un paese in provincia di Bari.