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  • Giovedì 13 febbraio 2014

Perché lo slittino rallenta

Dopo il brutto incidente di Vancouver 2010 le piste vengono progettate per limitare la velocità degli atleti: difficilmente vedremo nuovi record

Nordrhein-Westfalen/ Wintersport, Rodeln, Weltcup, Saison 2011/2012, Doppelsitzer, Maenner, Samstag (21.01.12), Winterberg: Matthew Mortensen und Preston Griffall aus den USA stuerzen in der Bahn. (zu dapd-Text)
Foto: Volker Hartmann/dapd
Nordrhein-Westfalen/ Wintersport, Rodeln, Weltcup, Saison 2011/2012, Doppelsitzer, Maenner, Samstag (21.01.12), Winterberg: Matthew Mortensen und Preston Griffall aus den USA stuerzen in der Bahn. (zu dapd-Text) Foto: Volker Hartmann/dapd

Grazie al progressivo miglioramento dei materiali, delle tecniche e dei metodi di allenamento, tutti gli sport invernali di velocità, nel tempo, sono diventati sempre più veloci. Il record di velocità sugli sci, per esempio, è più o meno in costante aumento da quando fu registrato per la prima volta nel 1930, così come lo sono, per fare solo un altro esempio, i record nel pattinaggio di velocità. Lo slittino, invece, difficilmente sarà più veloce di quanto non lo è stato quattro anni fa: e questo per delle ragioni e decisioni precise.

La morte di Nodar Kumaritashvili
Pochi giorni prima dell’inizio delle Olimpiadi invernali del 2010 a Vancouver, durante un allenamento per provare la nuova pista, lo slittinista georgiano Nodar Kumaritashvili perse il controllo dello slittino pochi metri prima del traguardo. Fu sbalzato fuori dalla pista, dove colpì un pilone di acciaio privo di protezione a una velocità di circa 145 km/h. Nonostante le cure immediate Kumaritashvili morì poco dopo per i traumi riportati.

Quelli della federazione internazionale di slittino (la FIL) diffusero dopo poche ore un comunicato per dire che a causare l’incidente era stato un errore di Kumaritashvili. In molti, però, avanzarono l’ipotesi che ci fosse un problema di progettazione della pista, che era la più veloce pista da slittino mai costruita. Manuel Pfister fece registrare, in una sessione di allenamento, il record di velocità di slittino, raggiungendo i 154 km/h. Altri atleti, tra cui anche l’italiano Armin Zoeggeler, avevano avuto incidenti durante le sessioni di allenamento.

Piste, salite, discese
Nello slittino olimpico si gareggia su una pista artificiale (ci sono anche competizioni di slittino su piste naturali) sulla quale gli atleti raggiungono velocità molto elevate: raggiungere i 140 chilometri all’ora non è una cosa rara per uno slittinista. Gli atleti, nello slittino, si spingono solo all’inizio della discesa e non dispongono di sistemi di freno: la velocità dipende in larga parte dalla progettazione della pista e dal modo in cui vengono sfruttate le pendenze. La pista di Vancouver, prima dell’incidente, era stata pubblicizzata dai suoi gestori come “intensa, violenta e brusca”, “non adatta ai deboli di cuore”; in generale, la pericolosità e l’adrenalina erano considerati alcuni degli elementi che rendevano lo slittino più interessante.

Dopo l’incidente di Kumaritashvili si tornò a parlare della sicurezza delle gare di slittino, tema già piuttosto dibattuto da quando nel 1964, anno dell’introduzione dello sport alle Olimpiadi, uno slittinista inglese di origini polacche, Kazimierz Kay-Skrzypesk, era morto dopo essere uscito di pista durante un allenamento. La pista di Vancouver fu modificata prima dell’inizio delle gare ufficiali: la partenza fu spostata alcune decine di metri più a valle e il ghiaccio del tracciato fu corrugato in modo tale da rendere più facile per gli atleti rimanere al centro della pista e controllare lo slittino.

La FIL ha sempre sostenuto che l’incidente di Vancouver sia stato causato da un errore di Kumaritashvili, concedendo solo, nel documento ufficiale che chiuse le indagini sull’incidente, che la pista fosse più veloce di quanto non ci si era aspettato in fase di progettazione. I cambiamenti apportati alla pista, spiegò la FIL, furono adottati solo per tranquillizzare gli atleti dopo l’incidente e non per rimediare a reali carenze della pista. Da allora, tuttavia, come ha spiegato a Yahoo! Sports lo slittinista americano Chris Mazdzer, «molte misure di sicurezza sono state prese non solo sulle piste di Vancouver e Sochi, ma su ogni pista del mondo. Molto lavoro è stato fatto per rivalutare tutto quello che facciamo e le velocità che raggiungiamo, e per attuare dei cambiamenti se necessario».

Lo slittino a Sochi
Anche la pista di slittino di Sochi 2014 è stata progettata per limitare la velocità. Sono stati inseriti nel tracciato tre tratti di leggera salita, che rallentano la discesa degli atleti, i quali altrimenti avrebbero raggiunto la velocità di 160 km/h. La velocità massima che si può raggiungere a Sochi è dunque circa 18 km/h inferiore a quella che si poteva raggiungere a Vancouver ed è la prima volta dalle Olimpiadi del 1988 che una pista non viene progettata per incrementare la velocità di discesa.

Uno studio pubblicato nel 2013 sulla rivista accademica Sports Engineering da Mont Hubbard, professore emerito del dipartimento di meccanica e ingegneria aerospaziale dell’Università della California, tuttavia, ha mostrato come i problemi di sicurezza dello slittino potrebbero non essere legati esclusivamente alla velocità di discesa. Secondo Hubbard c’è un problema più radicale nella progettazione delle piste da slittino che le rende comunque estremamente pericolose, anche soltanto per via della carente comprensione ingegneristica da parte di chi le progetta.