La lettera di Roger Waters a Scarlett Johansson e Neil Young

Riguardo alcune recenti vicende relative ai loro rapporti con Israele, che Waters critica molto

attends the "Monument Men" premiere at Ziegfeld Theater on February 4, 2014 in New York City, New York.
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Sabato 1 febbraio il fondatore dei Pink Floyd, Roger Waters, ha pubblicato su Facebook una lettera aperta a Neil Young e Scarlett Johansson, criticandoli per alcune recenti vicende relative ai loro rapporti con Israele; Young infatti ha da poco annunciato che suonerà per la seconda volta nella sua carriera in Israele, il 17 luglio a Tel Aviv, mentre Johansson è recentemente diventata testimonial di SodaStream, un’azienda israeliana che ha una grossa fabbrica nei territori della Cisgiordania occupati da Israele, decidendo di lasciare l’ong Oxfam dopo le critiche ricevute.

Nei giorni scorsi ho scritto privatamente a Neil Young (una volta) e a Scarlett Johanson [sic] (un paio di volte). Quelle lettere rimarranno private.

Purtroppo, non ho ricevuto risposta. E quindi, essendo un po’ disorientato, ho deciso di scrivere questa nota sulla mia pagina Facebook.

Neil? Penserò a lungo a questo fatto. Noi non ci conosciamo molto, ma tu sei sempre stato uno dei miei eroi. Sono confuso.

Scarlett? Oh, Scarlett. Ho conosciuto Scarlett qualche anno fa, credo alla reunion dei Cream al Madison Square Garden [era il 2005]. Ricordo che all’epoca era fieramente contraria ai neo conservatori, e disgustata da Blackwater (l’esercito privato di Dick Cheney in Iraq); potevi a ragione pensare che fosse una giovane donna forte e indipendente che credeva nella verità, nei diritti umani, nella legge e nell’amore. Confesso che mi presi una specie di cotta. Non c’è peggior scemo che un vecchio scemo.

Anni dopo, la scelta di Scarlett di stare con SodaStream anziché con Oxfam [Johansson ha da poco lasciato il suo ruolo di ambasciatrice dell’associazione per i diritti umani filo palestinese, che ricopriva dal 2005] è un atto intellettuale, politico e civile così notevole che è difficile da razionalizzare, per le persone cui stanno a cuore gli oppressi, quelli che vivono un’occupazione esterna e che sono trattati da cittadini di serie B.

Vorrei fare alla Scarlett di qualche anno fa una domanda o due. Scarlett, giusto per fare un esempio, sei consapevole che il governo israeliano ha raso al suolo 63 volte un villaggio beduino nel deserto del Negev, nel sud di Israele, l’ultima volta il 26 dicembre 2013? Quel villaggio è abitato da beduini, che – senza dubbio – sono cittadini israeliani protetti da tutti i diritti che vengono dalla loro cittadinanza. Beh, in realtà non proprio tutti: nell’Israele “democratico” ci sono cinquanta leggi che discriminano i cittadini non ebrei.

Non voglio fare una lista di tutte queste leggi (le trovi nei registri del parlamento israeliano), né elencare i gravi abusi dei diritti umani compiuti da Israele sia in politica interna sia in politica estera. Non mi basterebbe lo spazio. Ma torniamo alla mia amica Scarlett Johanson.

Scarlett, ho letto le tue giustificazioni: dici che i lavoratori palestinesi di SodaStream della fabbrica in Cisgiordania hanno la stessa paga di quelli israeliani, oltre alle stesse opportunità e gli “stessi diritti”. Davvero? Gli stessi diritti?

Hanno per caso il diritto di votare?

Hanno libero accesso a ogni strada?

Possono andare al lavoro senza aspettare ore per superare i controlli delle forze militari dell’occupazione?

Dispongono di acqua potabile?

Hanno a disposizione dei servizi igienici?

Hanno la cittadinanza?

Hanno il diritto di non assistere al rapimento dei propri figli nel cuore della notte – problema piuttosto comune?

Hanno il diritto di appellarsi contro imprigionamenti arbitrari e senza un preciso termine?

Hanno il diritto di ri-occupare le proprietà e le case che possedevano prima del 1948?

Hanno il diritto di vivere una normale e onesta vita famigliare?

Possiedono il diritto all’auto-determinazione?

Hanno la possibilità di continuare a sviluppare una vita culturale dalle radici antiche e profonde?

Se non sei sicura di come rispondere a queste domande, te lo suggerisco io. La risposta a tutte queste domande è NO.

I lavoratori di SodaStream non possiedono nessuno di questi diritti.

Di conseguenza, queli sono gli “stessi diritti” di cui parlavi?

Scarlett, sei innegabilmente carina, ma se pensi che SodaStream stia costruendo dei ponti per la pace, stai innegabilmente prestando poca attenzione.

Con affetto

R.

foto: Michael Loccisano/Getty Images