Perché Google ha venduto Motorola

Dopo averla pagata oltre 12 miliardi di dollari soltanto due anni fa, l'ha ceduta ai cinesi di Lenovo per 2,91 miliardi: chi ci guadagna e cosa c'entra Samsung

di Emanuele Menietti – @emenietti

Mercoledì 29 gennaio Google ha annunciato che venderà Motorola Mobility alla società cinese Lenovo per 2,91 miliardi di dollari. Google aveva acquisito Motorola, storico produttore di cellulari, nel 2011, concludendo l’operazione l’anno seguente con un’acquisizione da oltre 12 miliardi di dollari, la più grande nella sua storia. Nonostante avesse raccolto un discreto successo con alcuni nuovi modelli di smartphone, Motorola continuava a perdere centinaia di milioni di dollari a ogni trimestre e il suo controllo da parte di Google aveva contrariato buona parte degli altri produttori di telefoni Android, a cominciare da Samsung, il più grande e potente di tutti.

Accordo
Stando ai termini dell’accordo annunciato mercoledì, Google manterrà per sé tutti i principali brevetti di cui era entrata in possesso comprando Motorola. Lenovo li potrà utilizzare su licenza, mentre otterrà il controllo di altri duemila brevetti, del marchio Motorola e dei prodotti fino a ora realizzati dalla società. Dei 2,91 miliardi di dollari, 1,41 miliardi saranno pagati in parte in denaro e in parte in azioni. I restanti 1,5 miliardi di dollari saranno rateizzati, con l’ultima rata prevista entro tre anni dall’avvio dell’acquisizione. Il patto prima di diventare esecutivo dovrà essere rivisto e valutato dalle agenzie antitrust degli Stati Uniti e della Cina.

Lenovo e gli smartphone
Lenovo è il più grande venditore di personal computer al mondo e vende i suoi prodotti in circa 160 paesi. Fondata nel 1984 a Pechino con il nome Legend, nel 2005 si fece conoscere quando acquisì l’intera e storica divisione di IBM che si occupava della produzione di personal computer, dando nuovo successo alla linea di computer portatili ThinkPad. Ora la società confida di applicare lo stesso meccanismo a Motorola: dopo averne ottenuto il controllo, costruirà smartphone Android mantenendo il marchio e probabilmente il nome di alcune delle serie di prodotti più fortunate della società come Droid.

In seguito al grande successo degli smartphone e dei tablet, le vendite dei personal computer continuano a ridursi in tutto il mondo, cosa che sta mettendo in allarme i produttori. Lenovo è corsa ai ripari nel 2012 avviando la produzione di una prima serie di cellulari e diventando in breve tempo uno dei più importanti venditori di smartphone in Cina. Grazie a Motorola, Lenovo potrà estendere le proprie attività nel settore mobile, raggiungendo nuovi mercati e facendo maggiore concorrenza agli altri produttori a partire dalla società coreana Samsung.

Brevetti
In un post pubblicato sul blog ufficiale di Google, il CEO Larry Page ha spiegato che aveva deciso di comprare Motorola per “alimentare il più possibile l’ecosistema Android”, mettendolo al sicuro da possibili cause in tribunale grazie all’acquisizione di numerosi brevetti. La strategia ha funzionato solo in parte e non ha impedito ai produttori di altre piattaforme di contestare l’utilizzo di particolari tecnologie all’interno di Android. Nel suo post, Page ammette che Motorola non faceva per Google e che sarà gestita meglio da chi già si occupa della produzione di dispositivi come Lenovo. Google dal canto suo tornerà a dedicarsi pienamente al solo sviluppo di Android, cosa che dovrebbe tranquillizzare le altre società che producono cellulari e tablet usando il sistema operativo.

Concorrenti e partner
L’annunciato acquisto di Motorola nel 2011 aveva messo Google in una posizione molto difficile nei confronti degli altri produttori di dispositivi Android. La società aveva da subito chiarito che Motorola sarebbe stata gestita in parallelo e non direttamente da Google, e che l’acquisizione era stata giustificata più che altro dalla necessità di ottenere i diritti su alcuni brevetti molto importanti. Le rassicurazioni non furono però sufficienti e soprattutto Samsung, il più grande produttore di smartphone al mondo, dimostrò una certa insofferenza per l’arrivo di Motorola.

Dopo l’acquisizione, molti analisti avevano prospettato per Google il ripetersi di quanto era avvenuto negli anni Novanta ad Apple, quando aveva provato a dare in licenza il proprio sistema operativo e al tempo stesso a produrre propri dispositivi basati su quel sistema. L’esperimento non funzionò e Apple rischiò di fare una brutta fine, perché è molto difficile essere al tempo stesso partner di alcune società e concorrenti di quelle società: i rapporti diventano tesi e si generano di frequente confusioni anche tra gli utenti. Microsoft si troverà a breve davanti a un problema simile, quando avrà terminato l’acquisizione della parte di Nokia che costruisce smartphone, perché il suo Windows Phone viene dato in licenza a diversi altri produttori.

Nemici amici
In un paio di anni quelli di Google si sono trovati stretti tra una società difficile da rilanciare e con perdite consistenti, come Motorola, e i malumori degli altri produttori di smartphone Android. I rapporti erano diventati difficili soprattutto con Samsung, che stava lavorando a una personalizzazione molto spinta di Android per i propri telefoni, che avrebbe di fatto reso l’interfaccia del sistema operativo molto diversa da quella tradizionale pensata da Google (ogni produttore ha la facoltà, entro certi limiti, di personalizzare Android a seconda dei suoi dispositivi). Per molti analisti era il primo chiaro indizio dei piani di Samsung per allontanarsi da Android, forse in vista della realizzazione di un proprio sistema operativo sul quale del resto la società è al lavoro da tempo.

Da più grande produttore di smartphone, Samsung non temeva certo la concorrenza di Motorola, con vendite ancora marginali, ma la possibilità che Google dedicasse più attenzioni alla sua società a scapito delle altre. E se basi buona parte delle tue fortune su un sistema operativo che non è tuo, come fa Samsung, è comprensibile che tu abbia grandi preoccupazioni sulle sue evoluzioni future. Non lo si può affermare con certezza, ma è probabile che se Google avesse continuato a investire molto su Motorola a un certo punto Samsung avrebbe potuto smarcarsi, introducendo un proprio sistema operativo concorrente. Per Google perdere il principale produttore di smartphone al mondo sarebbe stato un disastro, perché più smartphone Android sono venduti più la società guadagna grazie alla vendita dei contenuti (applicazioni, libri, musica) e alla pubblicità.

La vendita di Motorola, inoltre, è arrivata a pochi giorni di distanza da un importante accordo raggiunto da Google proprio con Samsung. Le due società hanno stretto un patto per condividere i loro rispettivi brevetti per dieci anni, cosa che ridurrà possibili contenziosi legali e che soprattutto permetterà di sviluppare nuove funzionalità per Android. Annunciando l’accordo, le due società hanno tenuto a fare sapere che la condivisione di decine di migliaia di brevetti renderanno migliore la loro cooperazione. Inoltre, negli ultimi giorni, sembra che Google sia riuscita a far desistere Samsung dal portare avanti il suo progetto di rifare l’interfaccia di Android, forse proprio in vista dell’annuncio di mercoledì sulla vendita di Motorola.

Google ci ha perso?
Analisti, esperti e appassionati stanno dibattendo sull’ultima mossa di Google, dividendosi tra chi sostiene che l’avventura Motorola sia stata un dramma con perdite miliardarie e chi sostiene che invece sia stato un passaggio necessario per il futuro successo di Android. Al momento è difficile dire con certezza se e quanto effettivamente Google ci abbia rimesso con l’operazione Motorola. Di sicuro non ha perso circa 9 miliardi di dollari, come potrebbe sembrare sottraendo i 2,91 miliardi di dollari della vendita a Lenovo ai 12 miliardi spesi nel 2011. Google ha stimato in 5,5 miliardi di dollari il valore dei brevetti, che terrà per se concedendoli in licenza a Lenovo, e recuperò già circa 2,4 miliardi di dollari vendendo un pezzo di Motorola poco dopo l’acquisizione. Fatti i conti, un poco approssimativamente, le perdite effettive dell’operazione nel breve periodo dovrebbero essere intorno ai 2 miliardi di dollari.

Sulla carta Google ha perso senza dubbio un sacco di soldi nell’acquisire e poi vendere Motorola, ma in prospettiva la breve avventura si potrebbe rivelare meno disastrosa di quanto appare oggi. Nel complesso, Google ha:

– ottenuto brevetti che in altro modo difficilmente avrebbe potuto controllare;
– rafforzato i rapporti con il primo produttore al mondo di smartphone;
– tranquillizzato gli altri produttori di cellulari e tablet che usano Android;
– affidato al più grande produttore al mondo di computer una società come Motorola che contribuirà a fare diffondere Android;
– eliminato una società che stava costando ogni trimestre centinaia di milioni di dollari di perdite.

Tutto questo nel breve periodo non equivale certo a 2 miliardi di dollari, ma nel medio termine potrebbe rivelarsi molto più vantaggioso. I due cofondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, hanno sempre detto di non volere trasformare la loro società in una azienda che si muove in modo convenzionale e che fa solo determinate cose. Hanno del resto basato il loro successo sulla possibilità di sperimentare molto e spesso a caro prezzo, mettendo risorse su numerose iniziative e mantenendo poi quelle che funzionano e rendono meglio. La fine dei rapporti con Motorola non impedirà a Google di sperimentare nuovi dispositivi in campi contigui a quelli della telefonia, come gli aggeggi da indossare (occhiali, smart watch) e quelli per rendere più intelligente la gestione delle faccende domestiche, attraverso la da poco acquisita Nest Labs.

Bonus
Oltre ai brevetti, Google ha trattenuto per sé la Advanced Technology and Projects, la più interessante e stimolante divisione che aveva messo in piedi all’interno di Motorola in questi due anni. Formata da un centinaio di persone, è guidata da Regina Dugan, ex direttrice della DARPA, l’agenzia governativa del ministero della Difesa degli Stati Uniti che si occupa dello sviluppo di nuove e avveniristiche tecnologie. Tra le cose più interessanti cui lavorano i ricercatori c’è ARA, un progetto per costruire uno smartphone costituito da moduli intercambiabili per permettere a ogni utente di personalizzare la sua configurazione, dallo schermo alla fotocamera passando per numerosi altri sensori. La divisione sarà integrata all’interno del gruppo di sviluppo di Android e i brevetti che registrerà saranno mantenuti da Google, che li concederà in licenza a Lenovo.