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  • Giovedì 23 gennaio 2014

La tregua in Sud Sudan

Il governo e i ribelli hanno trovato un accordo per fermare le violenze che vanno avanti da un mese, e che hanno provocato migliaia di morti

South Sudanese People Liberation Army (SPLA) soldier patrols in Malakal on January 21, 2014. Pressure mounted on South Sudan's warring parties Tuesday to reach a ceasefire to end weeks of bitter fighting and atrocities on both sides that have devastated the young nation.Thousands have been killed and half a million civilians forced to flee the fighting between troops loyal to President Salva Kiir and rebels allied to his sacked deputy Riek Machar. AFP PHOTO / HARRISON NGETHI (Photo credit should read HARRISON NGETHI/AFP/Getty Images)
South Sudanese People Liberation Army (SPLA) soldier patrols in Malakal on January 21, 2014. Pressure mounted on South Sudan's warring parties Tuesday to reach a ceasefire to end weeks of bitter fighting and atrocities on both sides that have devastated the young nation.Thousands have been killed and half a million civilians forced to flee the fighting between troops loyal to President Salva Kiir and rebels allied to his sacked deputy Riek Machar. AFP PHOTO / HARRISON NGETHI (Photo credit should read HARRISON NGETHI/AFP/Getty Images)

Giovedì 23 gennaio il governo sud sudanese e i ribelli hanno firmato ad Addis Abeba, la capitale dell’Etiopia, un accordo che stabilisce una tregua ai violentissimi scontri iniziati poco più di un mese fa in Sud Sudan. L’accordo è stato raggiunto tra i rappresentanti del presidente sud sudanese Salva Kiir e i delegati fedeli all’ex vicepresidente e attuale leader dei ribelli Riek Machar: prevede la fine dei combattimenti entro 24 ore e il rilascio di 11 ribelli detenuti in un carcere sud sudanese dalle forze governative. L’accordo tra le due parti, scrive il Guardian, è il primo risultato concreto e significativo per mettere fine alla lotta di potere tra Kiir e Machar diventata violenta il 15 dicembre scorso.

Il governo sud sudanese ha detto di essere molto scettico sulla capacità dell’opposizione di imporre la tregua a tutti i ribelli coinvolti negli scontri: come ha scritto l’analista ed esperto del Sud Sudan James Copnall, non è ancora chiaro quanto controllo Machar sia in grado di esercitare sulle forze anti-governative. Ad ogni modo i colloqui tra governo e ribelli riprenderanno il 7 febbraio, con lo scopo di trovare un accordo per una cessazione definitiva alle violenze.

Gli scontri, iniziati nella capitale Juba ma poi estesi in varie zone del paese, sono iniziati a metà dicembre per un litigio nell’ospedale militare tra un soldato di etnia Dinka, il gruppo etnico di Kiir e il più numeroso del paese, e un Neur, gruppo etnico a cui appartiene Machar. L’inimicizia non è nuova tra i due gruppi, ma la nomina a presidente e vicepresidente di Kiir e di Machar nel 2011 sembrava essere una garanzia di unità per la stabilità del paese, anche perché il presidente era conosciuto per la sua personalità tranquilla e le sue iniziative a favore della riconciliazione con i capi ribelli più riottosi. Già dai primi giorni di scontri si era iniziato a parlare del pericolo di una nuova guerra civile: secondo le Nazioni Unite le violenze in Sud Sudan finora hanno causato migliaia di morti e oltre mezzo milione di profughi.