• Mondo
  • Venerdì 17 gennaio 2014

Obama riduce i poteri della NSA

I dati intercettati non saranno più controllati direttamente dal governo, i capi di stato alleati non saranno più spiati: ma molte novità annunciate sono ancora un po' confuse

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha annunciato un importante piano di riforma relativo alle attività di sorveglianza della National Security Agency (agenzia di sicurezza nazionale statunitense, NSA), l’agenzia federale coinvolta nelle numerose inchieste pubblicate negli ultimi mesi da diversi giornali di tutto il mondo e nate dai documenti sottratti da Edward Snowden, ex collaboratore della NSA ora in Russia. Obama ha detto che d’ora in avanti la NSA non potrà più raccogliere e accumulare indiscriminatamente grandi quantità di dati ottenuti dalla sorveglianza sui telefoni cellulari, ridimensionando così l’attività più controversa e contestata portata avanti dalla NSA fino a oggi (qui il discorso completo). Le novità riguardano la sorveglianza sia in territorio statunitense che all’estero.

I cambiamenti più importanti annunciati da Obama riguardano l’accesso e il trattamento dei metadati ottenuti dalla sorveglianza sulle chiamate telefoniche effettuate negli Stati Uniti. I metadati, ha detto Obama, non saranno più controllati direttamente dal governo, ma saranno affidati o a una terza parte indipendente o a soggetti privati, come le compagnie telefoniche (questo punto è ancora piuttosto confuso: finora le compagnie telefoniche, scrive il New York Times, si sono rifiutate di gestire i metadati raccolti, e un eventuale terza parte indipendente ancora non esiste). Per accedere ai dati, inoltre, la NSA dovrà ottenere l’autorizzazione da parte di un tribunale che avrà più poteri rispetto agli attuali. Nel periodo transitorio, cioè fino a che i metadati non saranno affidati a dei privati, la loro gestione rimarrà nelle mani del governo.

Obama ha annunciato anche la fine della sorveglianza ai capi di stato dei paesi alleati agli Stati Uniti – quali siano non è stato specificato, né quale sorveglianza è permessa sui capi di stato dei paesi nemici – e la creazione di una commissione terza che faccia da garante riguardo le decisioni dei tribunali segreti sulle attività della NSA. Infine, Obama ha annunciato nuove garanzie per gli stranieri, che potranno essere sorvegliati solo di fronte ad esigenze concrete di difesa della sicurezza nazionale statunitense. Si è parlato poco, invece, della sorveglianza delle attività online: Obama ha difeso le modalità di controllo di email e social network, ha detto che se ci sono stati «errori» questi saranno corretti, e ha annunciato piccoli cambiamenti nelle informazioni che le società online potranno fornire ai propri utenti riguardo le attività delle autorità.

Obama ha detto che la riforma della NSA è stata pensata affinché le attività di sorveglianza siano più rispettose delle libertà civili garantite ai cittadini americani, sulla base di un meccanismo di pesi e contrappesi che finora ha privilegiato le questioni di sicurezza e la lotta la terrorismo. Il programma di sorveglianza dovrà essere autorizzato di nuovo dal Foreign Intelligence Surveillance Court (FISC) entro il 28 marzo: entro quel giorno le agenzie di intelligence e il procuratore generale degli Stati Uniti, Eric Holder, dovranno trovare e riportare a Obama una soluzione per permettere il proseguimento del programma di sorveglianza senza che i metadati continuino a essere gestiti dal governo (Obama ha detto che sentirà anche il parere del Congresso). Obama ha insistito sull’importanza delle attività di intelligence per il suo governo – anche come mezzo per evitare guerre, interventi militari e attentati terroristici – e su quanto la segretezza sia inevitabilmente necessaria alle attività di intelligence.

Obama ha parlato brevemente anche di Edward Snowden, e ha detto:

«Considerato che c’è un’indagine in corso, non mi dilungherò sulle azioni o motivazioni di Snowden. Dirò solo che la difesa del nostro paese dipende in parte dalla fedeltà e dalla lealtà delle persone a cui affidiamo i segreti di questa nazione. Se ogni persona che non è d’accordo con la politica governativa fosse in diritto di rendere pubbliche informazioni segrete e sensibili, allora non saremo mai in grado di tenere le nostre persone al sicuro, o portare avanti una politica estera»