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  • Martedì 14 gennaio 2014

L’Egitto vota la nuova costituzione

È in corso un referendum – boicottato dai Fratelli Musulmani – sulla bozza proposta dal governo e dai militari: cinque persone sono morte negli scontri con la polizia

Martedì 14 gennaio in Egitto si sono aperti i seggi per votare un referendum sulla nuova costituzione, che potrebbe portare in tempi brevi a nuove elezioni dopo il colpo di stato del luglio 2013, che ha portato al potere un governo sostenuto dall’esercito. Sarà possibile votare anche nella giornata di mercoledì 15 gennaio e secondo gli osservatori prevarranno i voti a favore della nuova costituzione, che sostituirà quella fatta approvare dall’ex presidente Mohamed Morsi, legato ai Fratelli Musulmani, la cui organizzazione islamista è stata di recente dichiarata fuori legge dal governo egiziano.

Per garantire la sicurezza degli elettori i seggi sono presidiati complessivamente da oltre 200mila soldati e, almeno per ora, non ci sono notizie di particolari problemi per quanto riguarda il regolare svolgimento del voto. Ci sono stati tuttavia scontri in alcune città egiziane che hanno causato la morte di almeno cinque persone. Una è stata uccisa durante una protesta tenuta a Bani Suef, a sud del Cairo. Tre persone sono morte negli scontri a Sohag e nel centro del paese e una a Giza, vicino al Cairo. I Fratelli Musulmani hanno invitato la popolazione a boicottare il voto.

Al Cairo è stata fatta esplodere una bomba nei pressi di un tribunale nel distretto di Imbaba. L’onda d’urto ha distrutto parte dell’edificio, ma non ha causato morti o feriti.

La maggior parte degli osservatori e dei corrispondenti dal Cairo concorda sul fatto che il governo abbia fatto grande propaganda sulla nuova costituzione. Televisioni e radio, di stato e private, l’hanno promossa con diverse iniziative. I sostenitori del “no” hanno avuto poco spazio e non hanno potuto fare facilmente la loro campagna contro le nuove regole. Il governo confida di sfruttare il probabile successo del referendum per rafforzare, in modo più democratico, la propria posizione e il modo in cui è percepito dalla popolazione dopo il colpo di stato alquanto traumatico dell’estate scorsa.

La nuova costituzione prevede che il presidente in Egitto possa restare in carica per due soli mandati lunghi quattro anni ciascuno. Il parlamento avrà il potere di incriminarlo (“impeachment”) e di metterne in discussione la legittimità. L’Islam continua a essere la religione di stato, ma sono previste maggiori garanzie per le altre minoranze così come è garantita la parità di genere. I partiti possono essere fondati liberamente a patto che non siano basati esclusivamente sulla religione, la razza o il genere. L’esercito avrà la facoltà di indicare il ministro della Difesa per i prossimi otto anni, ufficialmente per garantire la transizione democratica, ma nella pratica per mantenere un forte potere rispetto al resto del governo.

Il referendum è visto anche come un’importante occasione per valutare la popolarità del generale Sisi, figura centrale del colpo di stato di luglio che ha portato alla deposizione di Morsi e all’insediamento – provvisorio – di Adli Mansur. In molti ipotizzano che Sisi possa decidere di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali e che potrebbe essere facilmente eletto, considerato il sostegno di cui gode anche grazie alla propaganda.