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  • Sabato 4 gennaio 2014

Lo zio di Kim Jong-un è stato sbranato da un branco di cani?

È una storia di un mese fa, con una sola fonte inaffidabile, e oggi è arrivata su molti quotidiani italiani

People watch a TV news program showing a picture of North Korean leader Kim Jong Un' uncle, Jang Song Thaek, center, being arrested during a Political Bureau meeting of Workers Pary's Central Committee in Pyongyang, North Korea, on Sunday, Dec. 8, at the Seoul Railway Station in Seoul, South Korea, Tuesday, Dec. 3, 2013. North Korea announced Monday it had sacked leader Jang, long considered the country's No. 2 power, saying corruption, drug use, gambling, womanizing and generally leading a "dissolute and depraved life" had caused Pyongyang's highest-profile fall from grace since Kim took power two years ago.(AP Photo/Ahn Young-joon)
People watch a TV news program showing a picture of North Korean leader Kim Jong Un' uncle, Jang Song Thaek, center, being arrested during a Political Bureau meeting of Workers Pary's Central Committee in Pyongyang, North Korea, on Sunday, Dec. 8, at the Seoul Railway Station in Seoul, South Korea, Tuesday, Dec. 3, 2013. North Korea announced Monday it had sacked leader Jang, long considered the country's No. 2 power, saying corruption, drug use, gambling, womanizing and generally leading a "dissolute and depraved life" had caused Pyongyang's highest-profile fall from grace since Kim took power two years ago.(AP Photo/Ahn Young-joon)

Tra venerdì e sabato moltissimi giornali italiani e internazionali hanno ripreso la storia impressionante di Chang Sung-taek, lo zio del dittatore della Corea del Nord, arrestato e ucciso dal regime lo scorso dicembre. A quanto si è letto, Chang e cinque dei suoi collaboratori sarebbero stati spogliati e poi gettati in una gabbia insieme a 120 cani che erano stati lasciati a digiuno per settimane. Il nipote di Chang, il dittatore Kim Jong-un, avrebbe assistito alla scena insieme a 300 funzionari del partito. Ma la storia era già circolata dieci giorni fa con poco credito e in molti su internet hanno espresso dubbi sulla sua fondatezza. Il blog del New York Times The Lede, e Max Fisher, blogger esperto di politica estera del Washington Post, hanno cercato di fare un po’ di luce su questa storia incredibile e vedere se c’è qualcosa di vero.

Che cosa è accaduto di sicuro
Il 12 dicembre 2013, la KCNA, l’agenzia di stampa ufficiale della Corea del Nord, ha dato la notizia dell’esecuzione di Chang Sung-taek, zio di Kim Jong-un e ritenuto uno degli uomini più potenti del regime: una comunicazione molto insolita per gli standard della Corea del Nord, un paese governato da un regime totalitario e con nessuna trasparenza sulle sue pratiche. L’arresto di Chang ai primi di dicembre era stato rivelato dai servizi segreti sudcoreani.

Ottenere informazioni affidabili dalla Corea del Nord è molto difficile, in particolare se queste informazioni rivelano che il regime non è così unito come vorrebbe far credere. Non è quindi facile capire che cosa sia accaduto nei mesi scorsi: a quanto pare lo scontro tra il dittatore e il suo potente zio è iniziato a causa di una disputa per controllare alcune esportazioni del paese, pesce o carbone.

Questi prodotti, che vengono vendute quasi esclusivamente alla Cina, sono una delle poche fonti di valuta estera che ha disposizione il paese. Il denaro estero, in un paese povero come la Corea del Nord, è uno dei pochi mezzi per assicurarsi la lealtà dei militari, o di milizie private, ed è quindi fondamentale per garantirsi la presa sul potere (oltre che l’unico modo per ottenere lussi e comodità che hanno bisogno di essere importate dall’estero).

Secondo alcune ricostruzioni, tra gli uomini fedeli ai due leader ci sarebbe stato addirittura uno scontro a fuoco. Kim avrebbe inviato alcuni soldati a sequestrare alcuni impianti di pesca controllati dagli uomini fedeli allo zio. Le guardie di Chang avrebbero sparato, respingendo il primo tentativo di Kim. Una seconda operazione, compiuta con molte più forze, avrebbe avuto successo, portando all’arresto di Chang e dei suoi uomini e successivamente alla loro esecuzione.

La storia dei cani
Che Chang sia morto è sicuro. Resta la questione – normalmente poco interessante – di come sia avvenuta la sua esecuzione. La faccenda del branco di cani affamato è stata pubblicata per la prima volta il 12 dicembre da un piccolo giornale di Hong Kong, il Wei Wa Po. Il 24 dicembre la storia è stata ripresa da un giornale di Singapore in lingua inglese, lo Straits Times, con poca attenzione sui grandi media internazionali. Ma giovedì 2 gennaio diversi media americani l’hanno infine ripresa, e tra venerdì e sabato è arrivata anche sui principali giornali italiani, che oggi titolano “Esecuzione shock dello zio del dittatore Kim: sbranato da 120 cani”, o simili.

Ci sono diverse cose che non tornano. Il Wei Wa Po, ad esempio, non ha mai citato una fonte per la sua storia. In molti, compreso lo Straits Times che per primo ha ripreso la storia, hanno ipotizzato che un giornale cinese debba per forza di cose avere delle fonti privilegiate all’interno del partito comunista cinese e, di conseguenza, fonti privilegiate all’interno del regime nordcoreano. Ma quella notizia resta ora l’unica da cui è stata ripresa in tutto il mondo, e non si sa da dove arrivi. Il Wei Wa Po, tra l’altro, non è un organo semi-ufficiale del governo cinese (come ad esempio l’agenzia di stampa Xinhua). Si tratta di un tabloid scandalistico che, come molti altri giornali di Hong Kong, è considerato poco affidabile e piuttosto generoso nel decidere cosa pubblicare e cosa no.

Secondo un sondaggio, il Wei Wa Po è risultato il 19° giornale per affidabilità sui 21 giornali pubblicati ad Hong Kong. Anche lo Straits Times nel riprenderne la storia ne aveva sottolineato l’inaffidabilità: cautela che si è persa nella diffusione sui media occidentali. Inoltre, nonostante il primo articolo del Wei Wa Po sia oramai abbastanza vecchio, non è ancora stato confermato da nessun’altra fonte. Nessun giornale cinese o sudcoreano ha ripreso l’articolo del Wei Wa Po. Eppure diversi giornali di questi due paesi hanno delle buone fonti all’interno del regime o tra coloro che hanno lasciato la Corea del Nord. I giornali della Corea del Sud, inoltre – e a differenza di quelli cinesi – non hanno motivi per nascondere storie macabre sulla brutalità del regime nordcoreano nemico.

(27 notizie false del 2013)

Cosa è accaduto realmente
Il fatto che la storia dei cani sia molto probabilmente inventata non toglie nulla al fatto che l’esecuzione di Chang sia stata probabilmente brutale. Il regime nordcoreano è famoso per le crudeltà che infligge ai suoi cittadini, come ad esempio quelle terribili che subisce chi viene imprigionato nei kwan-li-son, i campi di lavoro forzato.

L’esecuzione tramite cani affamati, inoltre, ha almeno un precedente, per quanto simbolico (che potrebbe avere a che fare con la genesi della notizia di questi giorni). L’anno scorso la TV di stato nordcoreana ha mandato in onda un video in cui veniva mostrato un branco di cani che sbranava un’immagine del presidente sudcoreano (sulla stessa effige, successivamente, passava un carroarmato; e veniva poi fucilata da un plotone d’esecuzione).

Questi toni macabri ed eccessivi erano presenti anche nel modo in cui il regime ha dato la notizia dell’esecuzione di Chang. Tra i molti epiteti che gli sono stati rivolti c’era “traditore peggiore di un cane”. Secondo la TV di stato alcuni cittadini avrebbero proposto di “fare a pezzi il suo corpo e farlo bollire”. Nella sentenza di condanna era scritto che i corpi di chi tradisce Kim “andrebbero lasciati insepolti”.

Chang è stato processato da un tribunale militare e in passato le persone condannate a morte da questi tribunali sono state uccise da plotoni d’esecuzione armati di mitragliatrici. Secondo alcune ricostruzioni, citate anche dal New York Times, i collaboratori di Chang, e forse lo stesso Chang, potrebbero essere stati uccisi in maniera ancora più spettacolare: utilizzando un cannone antiaereo, un metodo di esecuzione che avrebbe in parte soddisfatto le presunte “richieste” dei cittadini nordcoreani di “fare a pezzi il traditore”.